Dopo
le notizie sul contenuto della Legge di Stabilità la minoranza del Pd rialza la
testa e minaccia. Saranno fatti o solo grida manzoniane? Parlano in cinque tre
fanno la parte dei duri e due già tentennano. Se la negoziazione parte da un “ni”
vien difficile pensare che otterranno risultati.
La minoranza del Pd non
si è ancora ripresa dalla scoppola sulla questione del senato che già ci
riprova con la legge di stabilità. Come dire che la perseveranza, virtù
apprezzabilissima, supera l’intelligenza, che per essere tale deve esserci.
Almeno in qualche forma.
Dopo aver minacciato
sfracelli per il senato dei nominati, poi ingollato nascondendosi dietro un
miserrimo cavillo, quelli della minoranza del Pd, per dimostrare di avere la
schiena dritta, hanno mandato il tenero Gotor, Miguel Gotor, a difendere la
vergognosa delibera che versa denaro nelle casse dei partiti. Che se avessero
voluto dimostrare piaggeria chissà cosa avrebbero combinato. «Principio di
garanzia democratica» ha tuonato nel suo intervento il Gotor che ricorda tanto
il mitico Miguel el merendero.
Dimentica, ma ci sta, che el merendero
non ricordi, che la democrazia dei cittadini abbia stabilito nella misura del
82,60%, ben ventidue anni fa nel 1993, che i partiti non debbano essere
finanziati dallo Stato. Il quesito era semplice ed altrettanto semplice fu la
risposta. Ma con altrettanta semplicità i partiti, tutti, se ne impiparono.
Adesso il testimone del
mal di pancia della minoranza passa dai senatori, che si riposeranno, ai
deputati. E già cinque hanno preso la parola. Cinque veri campioni. Il primo è
stato Bersani Pierluigi, lo sconfitto di un’elezione già vinta, ma si può pure
fare di peggio, che ha raccontato: «non bisogna insultare l’intelligenza
degli italiani». Sarà. Ma non sembra che questi se ne abbiano a male. Far la
parte dei tonti ogni tanto conviene.
Poi ha parlato Cuperlo,
l’ex scrivano di D’Alema (che pare voglia emigrare: auguri, Si spera biglietto di sola andata), per dire che
questa Legge di Stabilità è «Poco ambiziosa. Poco innovativa. Serve maggior
equità.» Che come petizione di principio non c’è male. Adesso quel che bisognerà
vedere saranno i fatti che a parole quella minoranza sa tuonare come già
Pascoli scrisse: «il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo e
tacque e poi rimaneggiò rinfranto e poi vanì.» Le immagini dei poeti spesso diventano
realtà nello sviluppo del futuro. Avesssero detto a Pascoli a chi sarebbe stata
accostata la sua poesia forse non l’avrebbe scritta o magari avrebbe imposto
dei distinguo.
Terzo a dire del suo
malessere è stato il D’Attorre Alfredo, che tra i tre sembra il più agguerrito:
minaccia. E le minacce della minoranza assomigliano alle grida di manzoniana
memoria che più erano feroci e meno si dimostravano efficaci. Lui dice che se si va avanti con quella legge
è disposto ad andarsene. Gli fan da controcanto in due: Zoggia Davide che ha
dispetto del nome già si sfila e Speranza Roberto che speranza dimostra di non
averne più e infatti dichiara che:«dal partito non me ne vado neanche con le
cannonate.» E già si dice disposto a votare una legge che non condivide. Che
come strategia di negoziazione di peggio viene difficile trovare. Meglio di
così cosa potrebbe desiderare Renzi? «Non per fedeltà, ma per lealtà e senso
di responsabilità» che poi è la stessa cosa, è il refrain del fiorentino che
oramai anche i sassi hanno imparato a memoria e tra questi ci sta pure la
minoranza del Pd.
Comunque, per non fare
i gufi: auguri. E si starà a vedere.
Una vera sciacquata di faccia che non determina in concreto nessuna risalita del Paese, anzi….! Questa Manovra è tutta alla Fonzy e basta. E poi, Bersani che cita l’art. della Cost. a giorni alterni si dichiarano per quelli che non sono inaffidabili, incostituzionali e poveri deleritti.
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