Ciò che possiamo licenziare

domenica 18 ottobre 2015

La minoranza del Pd ci riprova.

Dopo le notizie sul contenuto della Legge di Stabilità la minoranza del Pd rialza la testa e minaccia. Saranno fatti o solo grida manzoniane? Parlano in cinque tre fanno la parte dei duri e due già tentennano. Se la negoziazione parte da un “ni” vien difficile pensare che otterranno risultati.

La minoranza del Pd non si è ancora ripresa dalla scoppola sulla questione del senato che già ci riprova con la legge di stabilità. Come dire che la perseveranza, virtù apprezzabilissima, supera l’intelligenza, che per essere tale deve esserci. Almeno in qualche forma.

Dopo aver minacciato sfracelli per il senato dei nominati, poi ingollato nascondendosi dietro un miserrimo cavillo, quelli della minoranza del Pd, per dimostrare di avere la schiena dritta, hanno mandato il tenero Gotor, Miguel Gotor, a difendere la vergognosa delibera che versa denaro nelle casse dei partiti. Che se avessero voluto dimostrare piaggeria chissà cosa avrebbero combinato. «Principio di garanzia democratica» ha tuonato nel suo intervento il Gotor che ricorda tanto il mitico Miguel el merendero. Dimentica, ma ci sta, che el merendero non ricordi, che la democrazia dei cittadini abbia stabilito nella misura del 82,60%, ben ventidue anni fa nel 1993, che i partiti non debbano essere finanziati dallo Stato. Il quesito era semplice ed altrettanto semplice fu la risposta. Ma con altrettanta semplicità i partiti, tutti, se ne impiparono.

Adesso il testimone del mal di pancia della minoranza passa dai senatori, che si riposeranno, ai deputati. E già cinque hanno preso la parola. Cinque veri campioni. Il primo è stato Bersani Pierluigi, lo sconfitto di un’elezione già vinta, ma si può pure fare di peggio, che ha raccontato: «non bisogna insultare l’intelligenza degli italiani». Sarà. Ma non sembra che questi se ne abbiano a male. Far la parte dei tonti ogni tanto conviene.

Poi ha parlato Cuperlo, l’ex scrivano di D’Alema (che pare voglia emigrare: auguri, Si spera biglietto di sola andata), per dire che questa Legge di Stabilità è «Poco ambiziosa. Poco innovativa. Serve maggior equità.» Che come petizione di principio non c’è male. Adesso quel che bisognerà vedere saranno i fatti che a parole quella minoranza sa tuonare come già Pascoli scrisse: «il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo e tacque e poi rimaneggiò rinfranto e poi vanì.» Le immagini dei poeti spesso diventano realtà nello sviluppo del futuro. Avesssero detto a Pascoli a chi sarebbe stata accostata la sua poesia forse non l’avrebbe scritta o magari avrebbe imposto dei distinguo.

Terzo a dire del suo malessere è stato il D’Attorre Alfredo, che tra i tre sembra il più agguerrito: minaccia. E le minacce della minoranza assomigliano alle grida di manzoniana memoria che più erano feroci e meno si dimostravano efficaci.  Lui dice che se si va avanti con quella legge è disposto ad andarsene. Gli fan da controcanto in due: Zoggia Davide che ha dispetto del nome già si sfila e Speranza Roberto che speranza dimostra di non averne più e infatti dichiara che:«dal partito non me ne vado neanche con le cannonate.» E già si dice disposto a votare una legge che non condivide. Che come strategia di negoziazione di peggio viene difficile trovare. Meglio di così cosa potrebbe desiderare Renzi? «Non per fedeltà, ma per lealtà e senso di responsabilità» che poi è la stessa cosa, è il refrain del fiorentino che oramai anche i sassi hanno imparato a memoria e tra questi ci sta pure la minoranza del Pd.

Comunque, per non fare i gufi: auguri. E si starà a vedere.

1 commento:

  1. Una vera sciacquata di faccia che non determina in concreto nessuna risalita del Paese, anzi….! Questa Manovra è tutta alla Fonzy e basta. E poi, Bersani che cita l’art. della Cost. a giorni alterni si dichiarano per quelli che non sono inaffidabili, incostituzionali e poveri deleritti.

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