Ciò che possiamo licenziare

martedì 16 dicembre 2014

L’antipolitica, Mafia Capitale, Napolitano e gli altri

Ne hanno parlato Giorgio napolitano, Ernesto Gali della Loggia e monsigor Bregantini.  Pensare che Mafia Capitale nasca da due scardellati, per quanto carogne, è illogico. Il marcio nel pesce, ma non solo, parte dalla testa.  Vanno chiamati ladri o sottraenti?

Il termine antipolitica è vecchio assai ne facevano già uso i sofisti ai tempi di Pericle, quindi niente di nuovo sotto il sole. Al solito. Dalle nostre parti la parola ha cominciato ad avere corso corrente da relativamente poco tempo ed ogni volta che si è scoperchiato un qualche verminaio che vedeva coinvolti politici tradizionali. Che tutto sommato ci sta. Quando un corpo si ammala nascono gli anticorpi. Anche se talvolta questi sono così deboli da farsi assorbire dal corpo malato. Il caso della politica italiana dei venti anni passati.

Negli ultimi giorni di antipolitica si è parlato spesso. Anzi addirittura troppo. Anche in questo caso la miccia è stato un bel pateracchio messo in piedi da esponenti della politica in quel di Roma. Sarà molto interessante vedere se la magistratura sarà in grado di scoprire qual è stato il vero punto di partenza. È già, perché pensare che il tutto nasca da un ex assassino pure ex redento e da uno sparatore dei Nar, mai redento, suona strano. Anzi stranissimo. O meglio illogico. Quando si arriverà, se si arriverà, in fondo probabilmente ci saranno delle belle sorprese. E magari le mani di qualche solone tuttora tromboneggiante saranno ancora sporche di marmellata. Altro che due scardellati. Come dire che il pesce puzza dalla testa. In fondo come quando si scoprì in tempi di prima repubblica che esisteva il “conto protezione” che tutti proteggeva meno il soggetto per cui era nato. Peracottate italiche.

A parlare di antipolitica in genere ci si fa male. Non foss’altro per i begli esempi dati dalla politica: il consiglio della Lombardia ai tempi di Formigoni, l’altro ieri, contava più inquisiti che consiglieri regionali, e alcuni con simpatiche frequentazioni in ambito mafioso. In contemporanea c’era stato il caso della regione Lazio e subito dopo quella della regione Emilia-Romagna. Tanto per dirne solo tre. Che si fa prima a dire i consigli regionali puliti, elenco breve, che quegli altri: elenco lungo. Poi c’è il caso di Venezia con il Mose, e quello di Milano con Expo e adesso Roma. Senza contare del centinaio di parlamentari tra inquisiti e condannati. A proposito: i condannati ad andarsene non se ne danno per inteso. Che qualcuno, a questo punto, abbia qualche voltastomaco ci sta.

Comunque il Presidente Napolitano ha monitato, forse una delle ultime volte, sostenendo che l’antipolitica non solo non è bella, ma è «Eversiva».  Addirittura. Che magari lo sarebbe meno se invece di gridare «Fuori i ladri» si mormorasse, ancor più sottovoce: «Accompagnante alla porta i sottraenti le pubbliche risorse.» A stretto giro gli ha risposto con spiccato senso dell’umorismo monsignor Bregantini sostenendo che «Un politico corrotto è più eversivo di un antipolitico onesto.» Al solito il Vaticano gioca sul sicuro. D’altra parte con simili assist viene difficile non andare in rete. E chi è abituato a giocare di rimessa ci riesce benissimo.  Poi è stata la volta di Ernesto Galli della Loggia che ha semplicemente detto quel che molti pensano e sanno: la pulizia è morale ancor prima che tangibilmente fisica. E soprattutto che negli ultimi venti e passa anni, l’analisi del fenomeno non c’è proprio stata. Tirar fuori la lettera di un suicida, peraltro in quegli anni ampiamente strumentalizzata, oggi proprio non serve. Soprattutto se per quelle stanze bazzicano sempre le stesse facce. E le stesse famiglie. Che un altro Letta, Guido, corra, legittimamente, per la carica di segretario generale della Camera dei deputati, al di là dei quasi certi indubitabili meriti, suona poco chic. Ma tant’è.

Sostenere poi, come certi bolliti fanno che «La politica costa» significa dimenticare la storia della Società di Mutuo Soccorso, delle Cooperative e delle Case del Popolo Il «sistema» in termini qualitativi un po’ è cambiato ma poi neanche tanto: entrati in politica con le pezze ai pantaloni taluni, quanti?, ne sono usciti con ville, poderi, eccetera eccetera. Meglio non approfondire. O no? Dal punto di vista della quantità invece il cambiamento c’è stato: oggi sono molti di più. E questo non è bello.



Al dunque il fenomeno dell’astensione cresce, quindi sempre meno cittadini si interessano della cosa pubblica per via del lezzo. Chiudersi nel fortino di Montecitorio autonominandosi non servirà. Per finire la domanda epocale: chi sono l’antipolitica? Quelli che la pulizia non la fanno o quelli che la vogliono? 

1 commento:

  1. L'ANTIPOLITICA E LA RISPOSTA DEL POPOLO AL MALGOVERNO CONTINUO

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