I politici della prima repubblica erano più creativi di quelli che adesso occupano i sacri scranni. La politica è un bel gioco,ma bisogna saperlo giocare con intelligenza, arguzia e anche un pizzico di ironia.
La politica italiana non è più creativa come un tempo. Della prima repubblica si può dire tutto, ma non che mancasse di estro, di senso dell’inaspettato (unexpected in inglese), di vivacità e di ironia. I politici dell’epoca erano persone leggermente attempate, in genere di solida cultura, anche quelli provenienti dai campi e dalle officine, talvolta sussiegose, mediamente competenti e anche capaci di un po’ d’eleganza nel vestire. Il senso del decoro aveva ancora il suo perché. Tutti i capipartito dell’epoca hanno dimostrato creatività nella gestione della cosa pubblica e della politica. Amintore Fanfani inventò il piano casa, Ugo La Malfa la politica dei redditi, Enrico Berlinguer il compromesso storico, Giorgio Almirante il partito frigorifero e già che c’era voleva un generale come ministro dell’interno e il ripristino della pena di morte, voglie nostalgiche e Bettino Craxi rispolverò Pierre-Joseph Proudhom e la Filosofia della miseria anche se la cosa aveva poca attinenza con le tangenti. Giusto per rendere giustizia anche all’ironia non può mancare Mariano Rumor o Rumor Mariano, lui riuniva la sua corrente nel convento delle suore dell’ordine di Santa Dorotea guadagnandosi il nomignolo di dorotei. Ogni accostamento alla Palude, il gruppo più moderato e più numeroso della Convenzione francese, salta immediatamente all’occhio. E i più accaniti contro il divorzio di famiglie ne avevano più d’una. Insomma c’era da divertirsi per creatività ed originalità. Con quelli di adesso invece è calma piatta. Sanno solo scopiazzare malamente e buttano sul tappeto proposte vecchie di decenni senza tener conto del contesto e soprattutto incapaci di indirizzare la politica. Le proposte sulla famiglia, il contrasto al calo demografico, la questione della sostituzione etnica, la difesa della italica lingua sono solo vecchie patacche e fanno il verso a quelle già masticate durante il ventennio mussoliniano. E il ventennio di inventiva ne aveva, ahinoi, assai di più: l’oro alla patria, la medaglia per la madre prolifica (soprannominata la madre coniglia), la battaglia del grano e il posto al sole, tanto per dire le più eclatanti. Con piccole differenze: il mondo di allora era contadino e le famiglie erano numerose a prescindere, non c’era la televisione e al cinema, ci si andava solo il sabato sera. Il regime era ancora più creativo: dava premi anche a chi battezzava i figli con nomi patriottici come Italo, Benito, Arnaldo Italia, Amedeo, Vittorio Emanuele et similia. Fra un po’, magari, lo proporranno anche i piccoli epigoni almirantiani. La Meloni Giorgia vuole donne multitasking, ma non sa che le aziende chiedono alle donne fertili lettere di dimissioni anticipate, nel caso rimanessero gravide. Il Giorgetti Giancarlo da Cazzago Brabbia vuole dare sussidi alle famiglie con due figli, ma è lo stesso che ipotizzava di abolire il medico di base e il Rampelli Fabio aborre le parole anglosassoni, ma non ha sottomano un D’Annunzio capace di trasformare un sandwich in un tramezzino. Sul Lollobrigida inutile dire: ha già detto tutto da solo. E poi c’è il Berlusconi Silvio con le sue camicette blu scuro poiché non ha mai avuto il coraggio di indossare quelle nere e quel ridicolo modo di salutare col braccio alzato, ma messo ad arco e non teso: il classico vorrei, ma non posso. Non hanno creatività e il ridicolo li sta innaffiando.
Buona Settimana
e Buona Fortuna.