Ciò che possiamo licenziare

venerdì 28 gennaio 2022

Il Berlusconi Silvio non ha colpa

 Qualcuno sta pensando di addossare le responsabilità dei ritardi nell’elezione del Presidente della Repubblica al Berlusconi Silvio per aver bloccato la situazione per una decina di giorni. Tutta colpa sua. Ma è veramente così?


Mentre i grandi elettori si stanno baloccando nella scelta del nuovo Presidente della Repubblica qualcuno, segnatamente il Severgnini Beppe e la Sala Simona, a 8,1/2 del 27 gennaio , sta pensando di addossare la colpa di tutti gli attuali ritardi al Berlusconi Silvio. Quel Berlusconi Silvio arzillo come una soubrette del Moulin Rouge mentre sfogliava la margherita del “sì mi presento, no non mi presento” e immediatamente cagionevole dopo aver constatato che anche i “suoi” non l’avrebbero votato. Senza contare che la data del 16 febbraio, prossima udienza del Ruby ter, si sta avvicinando minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno. In altre parole il Berlusconi si sta portando avanti con la malattia. Come al solito. Tuttavia spiace smentire il Severgnini Beppe ed affini il Berlusconi Silvio non ha alcuna colpa. Provate a immaginarvi, a Milano, un gigantesco ingorgo, da corso Buenos Aires a piazzale Cadorna o a Roma, da piazza Venezia a via del Muro Torto. La causa: centinaia di persone che stanno sul marciapiede e sulla strada a guardare plaudenti un guitto che, assiso su una cassetta della frutta nel bel mezzo del marciapiede,sta raccontando barzellette sguaiate e storie di non sense. Quando finalmente la polizia locale riesce a raggiungere il guitto lo preleva e poi disperde l’assembramento. “Non c’è più niente da vedere, sgomberare”. Certo non è facile far risalire sulle proprie auto centinaia di persone e soprattutto far ripartire tutti e consentire al traffico di  riprendere il suo corso. No, non è facile. Il giorno dopo sui quotidiani si legge. “guitto blocca il traffico”. Già, ma che colpa ha in guitto se la gente si è fermata ad ascoltarlo e poco alla volta si è moltiplicata fino a bloccare tutta la strada? Chi ha infranto il codice: quello che stava sul marciapiede o quelli che ingombravano tutta la carreggiata? A ben vedere il guitto è completamente innocente: stava facendo solo quello che da sempre è capace di fare. Sempre a ben vedere, la colpa dell’ingorgo è di quelli che si sono fermati, senza alcun obbligo, e hanno riso e si sono divertiti alle stupidaggini del guitto. L’ingorgo è colpa loro: di essersi fermati, di essere scesi dalle automobili, di aver stazionato sulla strada, di aver bloccato il traffico. È semplice. È logica. Ma non è così che funziona. La colpa a qualcuno bisogna ben darla e che c’è di meglio che incolpare solo uno invece dei tanti? Quello che sta in piedi sulla cassetta della frutta. E al tempo stesso assolvere i plaudenti che l’ascoltavano. Quelli che hanno arrecato, con i loro comportamenti i maggiori danni. Potevano, dopo aver ascoltato le prime battute, andarsene con una scrollata di spalle tanto erano  solo stupidaggini. E invece no. Sono rimasti a divertirsi e poi hanno dato la colpa al guitto per essere arrivati tardi al lavoro, da un cliente, a consegnare la merce ai negozi, a portare i bambini a scuola e via dicendo. La colpa è sempre e solo di quello che sta in piedi sulla cassetta della frutta, o si agita su un palco o tromboneggia da un balcone e quelli di sotto, i plaudenti? Innocenti. Sempre innocenti.

Buona settimana e buona fortuna.

venerdì 21 gennaio 2022

Una banana ha mangiato una scimmia

È un titolo che non vedremo mai sui giornali. Peccato. Pensare ad almeno una mezza dozzina di cose impossibili prima di pranzo fa bene alla salute. La banalità ci circonda e nella prossima settimana avrà la sua apoteosi. Una cosa impossibile: abitare in un Paese normale.


Questo è il titolo che sogno di leggere mercoledì sui giornali: “Una banana ha mangiato una scimmia.”  E mi piacerebbe vedere lungo i marciapiedi di tutte le città gli strilloni con i quotidiani sul braccio sinistro mentre con il destro sventolano la copia pronta per la vendita. E mi piacerebbe sentirli urlare il titolo “Una banana ha mangiato una scimmia” aggiungendo “tutti i particolari in cronaca.” Sarebbe bellissimo, ma soprattutto sarebbe sano. Impossibile dirà qualcuno di voi. Vero ma sono felice quando riesco a pensare almeno una mezza dozzina di cose impossibili prima di pranzo. E ci riesco quasi tutti i giorni. Non sempre. È bellissimo. Quanti di voi ci riescono a pensare almeno una, una sola cosa impossibile alla settimana? Nessuno, eh! Come mi dispiace. Non sapete cosa vi state perdendo. I pensieri, specialmente quando si pensano cose impossibili sono fondamentali per mantenersi sani di mente e non abbruttirsi. Quando poi si esce in strada gli strilloni non ci sono, d’altra parte si sapeva di pensare cose impossibili. In compenso in strada, sugli autobus, alla radio, alla televisione, sui social ci si trova circondati dalla banalità e allora si tira un sospiro di sollievo: finalmente un po’ di di cose di tutti i giorni che viviamo da molti anni. Da martedì prossimo avremo un acuto assoluto di banalità, ma non ci sconvolgeremo. Ormai nulla può sconvolgerci più, se non una cosa impossibile: abitare in un Paese normale.

Buona settimana e buona fortuna

venerdì 14 gennaio 2022

Si avvicinano le presidenziali: le solite comiche.

Ancora comiche nel Belpaese, ma purtroppo non sono mail quelle finali. Il canovaccio è stato scritto oltre un anno fa, ma senza considerare le evidenti implicazioni. Promesso al supernominato  un percorso di carriera strabiliante. Al solito dilettanti allo sbaraglio. Non si parla del Berlusconi Silvio.


Obtorto collo e, come cantava il Iannacci Enzo, per non essere da meno prendo un paio di minuti del mio e vostro tempo per commentare le vicende dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica ben sapendo che saranno delle comiche. Anche se sfortunatamente non saranno quelle finali. Le comiche sono iniziate più di un anno addietro quando qualche bontempone ha deciso di sloggiare l’allora inquilino di palazzo Chigi (spread al 108, attualmente 138, immaginatevi i peana se fosse il contrario) con parte dei suoi ministri. Nei mesi di trattativa, perché furono mesi e non una estemporanea telefonata nel cuor della notte, che anticiparono quella brillante, mossa furono messi a punto tutti i dettagli: raccogliere il meglio dei tecnici su piazza, figurarsi lo sforzo, comporre un governo al di là di ogni immaginazione con tutti dentro, preparare un piano stratosferico di riforme e via dicendo, convincere l’Europa tutta che Cenerentola stava per trasformarsi nella principessa e last but non least avere il Ronaldo dell’economia a capitanare la squadra. Per soprammercato, al campionissimo o supernominatissimo, è stato promesso un percorso di carriera strabiliante: prima Presidente del Consiglio poi Presidente della Repubblica e infine, di diritto, senatore a vita. Ché proporre un percorso di carriera ad un pensionato ha già un suo fascino esoterico. Il tutto puntando sul fatto che nessuno o quasi si sarebbe opposto al progetto per il timore di passare per le urne sapendo che una bella fetta degli attuali presenti diventeranno assenti e se si smetterà prima del dovuto perderanno il diritto alla pensione. Mica bruscoli. Quindi tutto liscio come l’olio? No. Altrimenti dove sta il divertimento delle comiche. Tra i tanti costituzionalisti nessuno ha pensato che non si può passare da Presidente del Consiglio a Presidente della Repubblica senza soluzione di continuità. Come dire che uno dà le dimissioni a sé stesso. Impensabile. Ma ammesso che i moderni girovaghi riescano a trovare una soluzione per questo primo intoppo si presenta il secondo: avviare un giro di consultazioni per arrivare alla definizione di un nuovo esecutivo, ma ci staranno tutti quelli dell’attuale?, e poi chi nominare Presidente del Consiglio? Senza contare che le crisi di governo si sa come iniziano, ma talvolta non come finiscono. Lo spettro delle elezioni anticipate si aggira tra i banchi del parlamento e fa più paura del comunismo. Senza contare che l’attuale simil campione deve essere eletto alla prima chiama e con percentuale bulgara altrimenti è un bagno di umiliazione. E l’ego offeso può portare a gesti estremi. Così la soluzione migliore sarà quella di sempre: che nulla cambi. E allora il superdimissionario, si pensa l’abbia detto anche al gatto del vicino, resti sul colle più alto, l’aspirante non si muova da Chigi e si vada così fino al 2023. Tanto rumore per nulla. La solita comica. Qualcuno obietterà che non s’è detto nulla della candidatura del Berlusconi Silvio. Vero. Ma non si sta già ridendo abbastanza?

Buona settimana e buona fortuna

lunedì 3 gennaio 2022

2021: l’anno peggiore dei migliori.

S’è chiuso il primo anno dei migliori che è già risultato il peggiore. Eroi di questi quasi dodici mesi ovviamente il migliore dei migliori con la fattiva partecipazione del Giorgetti Giancarlo, Orlando Andrea e Cartabia Marta oltre a tutti gli anonimi che hanno contribuito alle loro imprese. Ministri e Parlamento ridotti a semplici alzatori di mano. Chissà che il 2022 non sia un anno rafforzato.


Lasciati passare come acque reflue i primi giorni dell’anno con il loro corollario di emoticon, gift e impersonali auguri a strascico si può tornare alla triste normalità e, giusto per farci del male dare un’occhiata all’anno appena chiuso. Per essere il primo anno dei migliori lo si può, con tutta tranquillità, catalogare come il peggiore.  Il che è un vero record. Per non infierire si considerino solo pochi punti,, ma fondanti, a partire dall’economia. Il Giorgetti Giancarlo, ministro allo sviluppo economico,  già noto alle cronache per voler abolire il medico di famiglia, sembra amare le delocalizzazioni visto l’impegno che mette nell’ostacolare le fin troppo timide proposte dell’Orlando Andrea, ministro del lavoro, le cui politiche, salvaguardia dei posti e sicurezza, vanno ben al di là del ridicolo. E per essere certo d’aver fatto centro l’Orlando Andrea si schiera contro i sindacati che invece occupazione regolare e sicurezza difendono. Ma non c’è come avere un ministro del lavoro sedicente di sinistra per indebolire i lavoratori. Come diceva l’Agnelli Giovanni: «ci vuole un governo di sinistra (ancorché sedicente) per fare robuste politiche di destra.» Come ti sbagli. Comunque grazie alla mediazione del migliore dei migliori sulla questione non si va per decreto ma con un semplice emendamento. Evvai Giorgetti. Altro nodo cruciale la pandemia. Qui la politica dei piccoli passi ben confusi l’ha fatta da padrona, ma da un nominato a vita che ti puoi aspettare? Prima si tenta con una surrettizia forma di obbligo che, grazie alla balorda politica dei tamponi, chissà chi ci guadagna con un massimo di 120€ e una media che si dice navighi intorno ai 30€ cadauno, porta l’altro giorno il Locatelli Franco a dire che siamo pronti per l’obbligo vaccinale. I non vaccinati sono spannometricamente gli stessi di sempre e nulla o poco è cambiato rispetto a sei mesi fa. Pensarci prima sarebbe stato un gravissimo azzardo, vero? Ma l’obbligo richiede una legge per non cozzare contro l’articolo 22 della Costituzione.  E quando si parla di legge i polsi tremano perché salta subito alla mente la Cartabia Marta che per ridurre la durata dei processi,  da buona ciellina usa il “ce lo chiede l’Europa” come Pietro l’Eremita usava “Dio lo vuole”,  non ha pensato di incrementare il numero dei tribunali, dei giudici e dei cancellieri, ci sarebbe arrivato anche il più ottuso degli assistenti di giurisprudenza dalla Sapienza.  Più cervelloticamente la Cartabia Marta ha deciso di ridurre il tempo necessario per il dibattimento di primo e secondo grado e della cassazione. Come dire che per aumentare il numero dei laureati basti ridurre gli esami e gli anni di università. Chi mai ci avrebbe pensato se non i difensori del Berlusconi Silvio? L’imputato che ha scavallato un tot di udienze passando da uveiti a malori di genere i più vari. Salvo poi scoprirsi sano come un pesce quando il giudice ha richiesto la perizia medico legale con annesso psichiatra, Che se ci avesse pensato fin da subito il processo sarebbe già finito. Ma questo la Cartabia Marta, che mai ha visitato  un tribunale, neanche in gita scolastica, non lo sa. E così s’è data un’altra bella cianchettata allo stato di diritto. Ma tant’è. E a giorni la questione della presidenza della Repubblica ci ammorberà fino allo sfinimento. I migliori e qualche peggiore che un anno fa hanno partecipato alla nascita di questa simpatica ammucchiata di sinistra-centro-destra non hanno considerato né la riduzione del numero dei parlamentari, legge all’epoca già approvata, né che lo spostamento del nominato a vita dalla Presidenza del Consiglio a quella della Repubblica avrebbe creato un buco e quindi neppure ad un piano b. Che quella del piano b è la pensata che riescono a fare anche i più fessi dei peggiori. Ma tant’è. Qualche anima bella tirerà fuori dall’armamentario classico che il Draghi Mario non è un politico. Vero, nel senso che mai prima d’ora è stato in parlamento pur bazzicando politici di ogni colore. Dimentica però l’anima bella che in tutte le istituzioni, Banca d’Italia inclusa, si sopravvive e si fa carriera solo con la politica. Ohibò! E lo sa tanto bene il Draghi Mario da applicare la politica nei confronti di ministri e parlamento messi costantemente di fronte al fatto compiuto e chiamati a votare leggi e provvedimenti che neanche hanno avuto il tempo di leggere. Figurarsi di capire. Una chicca: legge (nel senso di provvedimento) ha la stessa radice di leggere. Tanto per dire. Infine, giusto per chiudere in leggerezza: grazie alla pandemia il migliore dei migliori ha riscoperto l’aggettivo rafforzato, da tempo stazionava inutilizzato nella Treccani, che usa come fosse granella di cioccolato sulle torte e così dopo il green pass rafforzato, abbiamo avuto il patto rafforzato con la Francia di cui nessuno sa alcunché e ne conosce i termini ed il perimetro. Famo a fidasse. Chissà se avremo un 2022 rafforzato. Magari sapendo di cosa si tratta.

Buona settimana e buona fortuna.