Anche l’Italia lascerà a Kabul la sua bella striscia di collaborati. Anche l’Italia sapeva dell’accordo firmato a Doha il 29 febbraio del 2020, ma si è ridotta all’ultimo per la sua parte di evacuazione. Il governo dei migliori come quello di Joe Biden. Tra qualche settimana ce ne saremo fatta una ragione.
La domanda è retorica
il giusto, ma fidando sull’abilità nel tacere del Draghi Mario, la si può fare
impunemente. E quindi: chi fa la peggior informazione in Italia? Risposta:
tutti i network televisivi, a partire da quello statale, senza dimenticare le
radio e, a seguire, le testate della carta stampata i cosidetti “giornaloni” a
cui però la definizione di giornalini meglio si attaglia. Sono ormai settimane
che si irride la disgraziata America ed il suo Presidente, Joe Biden, per la
disastrosa ritirata dall’Afghanistan. Sul povero Joe vengono scaricate tutte le
colpe del mondo, con ciò stesso mallevando tutti gli altri che gli stanno/stavano
attorno. Si dice e si scrive della impreparazione americana a salvare tutti gli
afghani che con gli apparati USA hanno collaborato mollandoli alla mercé dei
talebani. E noi? Noi, italiani brava gente, sempre forti coi deboli e deboli
coi forti come ce la stiamo cavando? Male. Ça va sans dire. Anche noi lasceremo
una bella striscia di collaboratori, come si sul dire, all’umido. E il nostro governo dei migliori non è esente da
critiche, come quello del povero Joe, ma non c’è nessuno che abbia voglia di
fargliele. E non ne hanno avuto voglia neanche al noioso meeting di Rimini,
passerella bolsa per cacciatori di voti: le amministrative sono alle porte. Anche noi, come tutte le forze operanti in
Afghanistan sapevamo che il 29 febbraio 2020, alla presenza dei leader di
Pakistan, India, Indonesia, Uzbekistan e Tagikistan, in quel di Doha, americani
e talebani avevano firmato l’accordo di pace. E che l’accordo prevedeva di
ritirare tutte le truppe entro 14 mesi, cioè a dire entro aprile 2021. Il
governo Biden ha poi rinegoziato spostando un po’ più in là la data del ritiro.
Prima fissandola per l’11 settembre, bel colpo da piccioni, visto che la
lettura chiara per ogni persona di buon senso suonava: hanno vinto i terroristi
e lo confermiamo nel ventesimo anniversario delle Torri Gemelle. Poi, forse,
qualcuno tra le teste d’uovo della comunicazione americana s’è accorto della
scempiaggine e ha anticipato la data al 31 agosto. Ecco, questo lo sapevano
anche i nostri vertici politici, militari e anche quelli delle Ong, diciamolo
chiaramente una volte per tutte. Ebbene tutti questi cos’hanno fatto? A quanto
pare nulla. Hanno atteso lo scadere del tempo per organizzare l’evacuazione quando
se ne aveva a bizzeffe. E adesso tutti a santificare il console Tommaso Claudi
che salirà per ultimo sull’ultimo aereo con destinazione Italia. Lasciando a
terra molti a cui avevano promesso la salvezza e che avrebbero dovuto essere
già qui. Che poi adesso si organizzino
uno dei tanti G dai numeri improbabili per discettare di Afghanistan, di donne,
di scuole, di microcredito e di bambini suona solo drammaticamente ridicolo. Ma
di tutto ciò fra qualche giorno ce ne faremo una ragione. E passeremo ad altro.
Buona settimana e buona
fortuna.
Analisi concisa ma proprio per questo efficace e soprattutto veritiera.
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