La principale caratteristica
dell’italico popolo, tanto raccontata da Alberto Sordi e dai mille film della
commedia all’italiana, è la furbizia. Furbizia con corollario di creatività,
speranze di genialità ma, soprattutto, certezza di cialtroneria. Chiedo venia
ai pochi italici non praticanti. Naturalmente ogni occasione è buona per
provarci e anche le Olimpiadi 2020, targate ’21, non hanno mancato di portare
il loro obolo alla tradizione. Questa volta, nell’arduo compito, si è cimentato
il Malagò Giovanni, Presidente del CONI, che dall’alto delle quaranta medaglie
conquistate, ha chiesto l’introduzione dello jus soli, ma solo sportivo.
Che tradotto significa diamo l’italica cittadinanza agli atleti che non hanno avuto
il bene d’essere italiani per nascita, come la gran parte dei nazionali, o genitorialità, come Sandro Condorelli, o matrimonio,
come Kiri Tontodonati, o adozione, come
Wladimir Aceti, o con il nonno italiano come Zane Weir. Quest’ultimo fa tanto
oriundi anni ’60, allora era prerogativa del solo calcio, ricordate i tre angeli dalla faccia sporca: Sivori-Angelillo-Maschio e per essere
classificati tali bastava anche avere la donna di servizio italiana. Giusto per
citare alcuni casi noti. Il Malagò Giovanni prendendo l’iniziativa ha
dichiarato: «Se tu aspetti i 18 anni per fare la pratica per ottenere la
cittadinanza rischi di perdere la persona, va anticipato l’iter burocratico che
è infernale». Bello che il Malagò Giovanni se ne accorga adesso che gli stranieri-italiani
o gli italiani-stranieri vincono. E poi ha aggiunto: «Altrimenti il rischio è
che o l’atleta smette, o si tessera con il Paese d’origine o arrivano altri
Paesi che studiano la pratica e lo tesserano loro». Come si vede una chiara impostazione
di pura civiltà, per nulla utilitaristica. Avrebbe fatto prima a dire: «
Diamogli la cittadinanza, si sa mai che nella massa ci sia qualcuno che vince
qualcosa». Perché non aver portato a
Tokyo la lanciatrice del peso Danielle Madam un pochino brucia. Magari ne
usciva un’altra medaglia. Danielle Madam ha avuto la cittadinanza italiana solo
nel giugno 2021 perché la stupida legge prevede la si possa chiedere vantando
10 anni di residenza e lei che ne ha passati undici in una casa famiglia che
però è classificata solo come domicilio. Altro che semplificazioni. Danielle
Madam per ottenere la cittadinanza ha dovuto attendere l’interessamento del
sindaco leghista di Pavia. Come dire un po’ di nepotismo invece del sacrosanto
diritto. Per il Molteni Nicola, bonzo della Lega, per intenderci uno che
plaudiva a secessione, il
tricolore lo metta nel cesso, la puzza dei napoletani, Roma ladrona, ladroni,
pardon, padroni a casa nostra, cui di
tanto in tanto fa difetto la logica ed il buon senso dice: «La cittadinanza è
uno status non un diritto, deve
essere una scelta e non un automatismo». Giusto: togliamolo allora, lo status di cittadinanza, a quegli
analfabeti che siedono in Parlamento a quelli che vanno in giro con le corna di
bue non accontentandosi di quelle metaforiche ottenute in regalo, che non hanno
scelto di essere italiani, ma che ci toccano, maledizione divina e di cui
faremmo volentieri a meno. E poi, lui, il Molteni Nicola, perché è italiano? Per
finire: gli stranieri in Italia sono circa il 10% della popolazione e le
medaglie vinte da stranieri e non nati in Italia sono il 12%, guarda il caso
come si diverte, ma con un’aggiunta: le medaglie d’oro vinte da questi sono il
20%. A questo punto la domanda è: e degli stranieri non atleti nati in Italia?
Ma chi se ne frega.
Buona settimana
e buona fortuna.
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