Ciò che possiamo licenziare

venerdì 13 agosto 2021

Non siamo razzisti. Siamo italiani

Il CONI vuole lo jus soli per vincere di più non per etica o senso civico. E gli altri: chi se ne frega. C’è un bel manipolo di atleti “nazionali” nati all’estero, sono: figli di italiani emigrati, maritati, adottati, oriundi, per via del nonno. Il leghista Nicola Molteni parla della cittadinanza come status e non come diritto, e non vuole automatismi. E lui perché è italiano?

La principale caratteristica dell’italico popolo, tanto raccontata da Alberto Sordi e dai mille film della commedia all’italiana, è la furbizia. Furbizia con corollario di creatività, speranze di genialità ma, soprattutto, certezza di cialtroneria. Chiedo venia ai pochi italici non praticanti. Naturalmente ogni occasione è buona per provarci e anche le Olimpiadi 2020, targate ’21, non hanno mancato di portare il loro obolo alla tradizione. Questa volta, nell’arduo compito, si è cimentato il Malagò Giovanni, Presidente del CONI, che dall’alto delle quaranta medaglie conquistate, ha chiesto l’introduzione dello jus soli, ma solo sportivo. Che tradotto significa diamo l’italica cittadinanza agli atleti che non hanno avuto il bene d’essere italiani per nascita, come la gran parte dei nazionali, o genitorialità, come Sandro Condorelli, o matrimonio, come Kiri Tontodonati,  o adozione, come Wladimir Aceti, o con il nonno italiano come Zane Weir. Quest’ultimo fa tanto oriundi anni ’60, allora era prerogativa del solo calcio, ricordate i tre angeli dalla faccia sporca: Sivori-Angelillo-Maschio e per essere classificati tali bastava anche avere la donna di servizio italiana. Giusto per citare alcuni casi noti. Il Malagò Giovanni prendendo l’iniziativa ha dichiarato: «Se tu aspetti i 18 anni per fare la pratica per ottenere la cittadinanza rischi di perdere la persona, va anticipato l’iter burocratico che è infernale». Bello che il Malagò Giovanni se ne accorga adesso che gli stranieri-italiani o gli italiani-stranieri vincono. E poi ha aggiunto: «Altrimenti il rischio è che o l’atleta smette, o si tessera con il Paese d’origine o arrivano altri Paesi che studiano la pratica e lo tesserano loro». Come si vede una chiara impostazione di pura civiltà, per nulla utilitaristica. Avrebbe fatto prima a dire: « Diamogli la cittadinanza, si sa mai che nella massa ci sia qualcuno che vince qualcosa». Perché  non aver portato a Tokyo la lanciatrice del peso Danielle Madam un pochino brucia. Magari ne usciva un’altra medaglia. Danielle Madam ha avuto la cittadinanza italiana solo nel giugno 2021 perché la stupida legge prevede la si possa chiedere vantando 10 anni di residenza e lei che ne ha passati undici in una casa famiglia che però è classificata solo come domicilio. Altro che semplificazioni. Danielle Madam per ottenere la cittadinanza ha dovuto attendere l’interessamento del sindaco leghista di Pavia. Come dire un po’ di nepotismo invece del sacrosanto diritto. Per il Molteni Nicola, bonzo della Lega, per intenderci uno che plaudiva a secessione,  il tricolore lo metta nel cesso, la puzza dei napoletani, Roma ladrona, ladroni, pardon, padroni a casa nostra, cui di tanto in tanto fa difetto la logica ed il buon senso dice: «La cittadinanza è uno status non un diritto, deve essere una scelta e non un automatismo». Giusto: togliamolo allora, lo status di cittadinanza, a quegli analfabeti che siedono in Parlamento a quelli che vanno in giro con le corna di bue non accontentandosi di quelle metaforiche ottenute in regalo, che non hanno scelto di essere italiani, ma che ci toccano, maledizione divina e di cui faremmo volentieri a meno. E poi, lui, il Molteni Nicola, perché è italiano? Per finire: gli stranieri in Italia sono circa il 10% della popolazione e le medaglie vinte da stranieri e non nati in Italia sono il 12%, guarda il caso come si diverte, ma con un’aggiunta: le medaglie d’oro vinte da questi sono il 20%. A questo punto la domanda è: e degli stranieri non atleti nati in Italia? Ma chi se ne frega.

Buona settimana e buona fortuna.

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