Ridurre i tempi dei processi non deve ledere la legalità e la giustizia. Si può fare in modo strutturale o con le forbici. Il fatto è che nè il Draghi Mario né la Cartabia Marta hanno mai messo piede in un tribunale.
Molto spesso le
metafore spiegano più di dotti e voluminosi tomi. Magari quei tomi sui quali
probabilmente la Cartabia Marta, attuale ministra della giustizia, ha consumato
la sua vita. Nelle metafore sta il buon senso, nei tomi, che possono essere
scritti da chiunque, questo talvolta latita. Se poi i tomoni li si legge
acriticamente allora è ancora peggio. Un amico ha paragonato la giustizia italica
alle autostrade italiche. Non vi
stupite, capirete. La richiesta delle Unione Europea è di ridurre la durata dei
processi (ma non hanno citato, si sono dimenticati, la certezza della pena e la
qualità delle leggi: quelle ad personam e sul legittimo impedimento, ad
esempio) quindi l’hardweare del sistema. Ha detto il mio amico, ecco la
metafora: « Se vuoi ridurre drasticamente i tempi di percorrenza tra Milano e Bologna,
rispettando i limiti di velocità si hanno due possibilità: si aggiunge una o
magari anche due corsie oppure si sposta il casello a Parma». Il camminatore
sulle acque, il Draghi Mario e la Cartabia Marta sua ministra, nessuno dei due
con esperienza di tribunali, hanno scelto la seconda ipotesi: spostare il
casello più vicino al punto di partenza.
Le verità, palesi a magistrati, personale amministrativo, avvocati e,
soprattutto, utenti, sono poche ed evidenti: mancano strutture, cioè, tribunali
e anche personale. Se non si aumentano gli organici e si consente a magistrati
di baloccarsi con la politica, Finocchiaro, Santapaola, Emiliano e molti altri,
mantenendo il posto in pianta organica è ovvio che manchino magistrati e che i
processi si allunghino. Se poi si chiudono i piccoli tribunali di provincia,
fino al 2012, ultimo dato reperibile, in origine ne sono stati serrati 37 poi,
considerando il tasso di mafiosità della zona, “solo” 31, tra cui quelli di
Vigevano, Voghera, San Remo, Bassano del
Grappa, Urbino, Melfi, Sala Consilina e via dicendo. È evidente che in questo
modo aumenta il carico di lavoro di quelli più grandi, intasandoli.
Probabilmente questo lo capisce anche la casalinga di Voghera che purtroppo non
sta né in Parlamento né al Governo. Occasione mancata. I corollari della
riduzione dei giudici in appello, da tre a uno, mette dubbi sulla imparzialità
e sottolinea la soggettività del giudizio, così come la non procedibilità fa
venire l’orticaria. E chissà se è costituzionale. È come se un medico dicesse
al paziente «O guarisci in due mesi o non ti curo più». Altra vivida metafora
del mio amico. E dunque vi immaginate che il processo di appello per il ponte
Morandi duri solo due o tre anni? Che dargli la possibilità di allungarsi con
ragionevoli motivazioni suona più come una presa in giro che non ha una
mediazione. In altre parole i grandi delinquenti, tipo i truffatori dello Stato
e i corruttori di testimoni, la faranno franca e in galera finiranno, come al
solito, i poveracci.
Buona settimana
e buona fortuna.