Ciò che possiamo licenziare

venerdì 20 novembre 2020

Agenzia delle Entrate: bontemponi allo sbaraglio.

L’Agenzia delle Entrate decide di mettere di buon umore alcuni contribuenti. Qualche volta gratis e qualche volta a pagamento come usano i comici di rango. Dovrebbero dotarsi di qualche vero esperto di comunicazione e magari anche di qualcuno dotato di logica. Chissà se in futuro.

In questi giorni di grandi preoccupazioni per quel che succede a questo nostro martoriato Paese, il caso Calabria con commissari che entrano ed escono come stessero nelle porta girevole di un hotel e arresti di contorno che stanno andando avanti da mesi, giusto per dirne una, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di mettere alcuni contribuenti di buon umore. E non è un paradosso. Lo fa con delle spiritose missive che hanno proprio l’aria di essere degli scherzi solo “per vedere l’effetto che fa”, come cantava lo Jannacci Enzo. E’ il caso di un signore che ha ricevuto una lettera nella quale gli si comunica che nella sua dichiarazione vi sono delle inesattezze e soprattutto non risulta abbia effettuato un versamento. Il signore ovviamente si preoccupa e corre dal commercialista. Questi rivede la dichiarazione, non trova errore alcuno e così rinfrancato chiama l’assistenza online CIVIS. Con l’impiegato, molto gentile, si parlano, scartabellano, spulciano, controllano e alla fine tutto è a posto. Non c’è errore. Arriva anche la conferma via mail. Il sistema non ha letto correttamente la dichiarazione: può capitare. Già può capitare. C’è però un effetto collaterale: il commercialista va pagato e così danno e beffa se ne vanno a braccetto. Era solo per vedere di nascosto l’effetto che fa: un costo per il povero tartassato.

Un altro contribuente invece, dopo il primo iniziale turbamento, l’intestazione che si vede nella busta Agenzia delle Entrate lascia sempre un po’ preoccupati, legge con sollievo che, testuale, “emergono uno o più crediti a Suo favore il cui importo è evidenziato nella pagina che segue”. Il contribuente tira un sospiro di sollievo e accenna un sorriso pensando che alla fine non tutto va poi così male nel mai rattoppato stivale. Il suo sorriso diventa riso irrefrenabile e sfocia nello scompiscio con tanto di lacrime agli occhi quando legge le due righe successive, testuale, “ La invitiamo, pertanto, a contattare l’Agenzia per verificare che questi crediti le spettino effettivamente (virgola) ed eventualmente (virgola) chiederne il rimborso o l’utilizzo nelle successive dichiarazioni”. (Punto) In altre parole l’Agenzia dichiara che il contribuente è a credito , ma deve chiamare l’Agenzia per sapere se effettivamente è a credito. Nel senso che, si intuisce, l’Agenzia non si fida di sé stessa. Da scompisciarsi. Come se, detto meglio, un debitore dicesse al creditore: “ti devo dei soldi, però per esserne certo di doverteli chiedimi se te li devo”. La gag di Totò e Peppino con il vigile di Milano: “per andare dove dobbiamo andare dove dobbiamo andare?” raffrontata con lo scritto della lettera impallidisce e non fa ridere per nulla. nulla. 

La domanda è: ma all’Agenzia delle Entrate non ce l’hanno uno che si occupi di comunicazione o magari di semplice logica?  No, non ce l’hanno.

Buona settimana e buona fortuna.

 

 

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