A festeggiare il 1 Maggio, festa del lavoro e dei lavoratori, c'è sempre voluto del coraggio a maggior ragione in questo periodo. Ma c'è chi questo coraggio mai l'ha avuto. E mai l'avrà.
Primo maggio su coraggio intonava alla fine degli anni ’70 Umberto Tozzi
e con il largo anticipo di cquarant’anni’anni tratteggiava la situazione
attuale. Già, perché per festeggiare il primo maggio, festa del lavoro e dei
lavoratori, oggi, anno 2020 ci vuole tanto, troppo, coraggio. E questa volta
CoronaVirus non ha colpa, anzi ne ha il merito.
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non ce l’avranno quei geniacci che hanno
inventato le millanta forme di lavoro atipico, dai co,co.pro. alle partite IVA
che erano e sono solo dei modi beceri e neanche tanto subdoli per non applicare
i contratti nazionali di lavoro ed evadere il versamento dei contributi e
meglio ricattare i lavoratori
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno quegli economisti che hanno
sbrodolato per decenni sulla necessità di salvaguardare il lavoro e non i posti
di lavoro, cioè i lavoratori. Che è come dire che questi siano immediatamente
intercambiabili, cosa che non è: un metalmeccanico specializzato in
motoriduttori epicicloidali non può riciclarsi il giorno dopo come programmatore
informatico. L’ha capito anche Carlo
Calenda, quindi non deve essere difficile.
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno quei turbo liberisti che corrono
piagnucolanti alle casse dello Stato chiedendo sovvenzioni e prestiti senza
interessi e magari a fondo perduto appena le cose vanno male, cioè quando non
riescono più a reggere il mercato. Per sapere come si fa chiedere a
Confindustria tra i soci troverete sicuramente qualche esperto.
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno i tecnocrati del taglio. Per
intenderci quelli che in Italia hanno sprecato le loro poche energie
intellettuali solo per programmare tagli nella sanità, nella sicurezza, nella
ricerca, nella università con il numero chiuso, e nella scuola. Tanto per dire
le più rilevanti. Università mediaticamente blasonate ne hanno sfornati a kili
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno quei politici, magari ex apparatinichi, ex
braccianti o ex disoccupati che nei decenni non hanno mai visto il lavoro nero
nelle campagne e neppure quello nelle città dove prospera il nuovo
sfruttamento, che ben si può definire schiavista, dei rider. Nel parlamento ce
n’è ampia scelta.
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno quelli che sproloquiano di
economia senza aver studiato i Manoscritti economico-filosofici del 1844 di
Karl Marx. L’avessero fatto avrebbero capito che l’economia è una disciplina inventata
da filosofi e che non si fa buona economia solo con le calcolatrici. Si può
prendere in blocco la categoria.
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno quelli che non hanno visione del
bene comune e soprattutto non hanno capacità di progetto. C’è solo l’imbarazzo
della scelta
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno quelli che tra indulti, condoni e
tagli dei controlli hanno permesso il crescere e lo svilupparsi dell’evasione
fiscale.
Il coraggio di
festeggiare questo primo maggio non l’avranno quelli che non applicano le norme
sulla sicurezza in azienda a cui siamo debitori di 700 morti sul lavoro e di
641mila e bricola denunce per infortuni nell’anno 2019.
A quelli che
restano e campano la giornata con il loro lavoro salariato, senza incentivi e
senza sovvenzioni, l’augurio di aver il coraggio di festeggiare il primo
maggio.
Buona settimana
e buona fortuna.