Vince
Bonaccini, felici a Bologna e problemi a Roma. Il vice segretario Pd Andrea
Orlando viene illuminato da Pietro Micca. L’incapibilità della sinistra.
Stefano Bonaccini il vincitore dell'Emilia-Romagna |
Dopo oltre una
settimana di decantazione dal voto emiliano-romagnolo si può finalmente cominciare
a ragionare con una certa qual serenità. Ovviamente questo significa lasciare perdere la mancata telefonata di congratulazioni
al vincitore da parte della Borgonzoni Lucia, la classe è come il coraggio: chi
non ce l’ha non se la può dare. E anche sorvolare sulla mancata stravittoria del
Salvini Matteo che, pure se fosse arrivato primo non avrebbe vinto. Copywriter Pierluigi
Bersani.
Al dunque ha vinto e
con largo margine, il Bonaccini Stefano che, nulla voluntate sua, ha
trascinato, il Pd, proprio trascinato e tirato per i capelli, ad essere il primo
partito della regione. Gli
emiliano-romagnoli avranno la regione amministrata secondo tradizione. Che poi
sia di sinistra è tutto da vedere. Peraltro pare che un imprenditore dopo un
incontro con la Borgonzoni le abbia detto “mi raccomando, se vincerete, non
cambiate troppo”. Appunto. Insomma il tradizionale moderato quasi comunismo di Peppone.
Per il governo invece
sembra che la vittoria bonacciniana sia un po’ tossica, Forse anche troppo. Al
Nazzareno, nonostante lo scampato pericolo, non si è festeggiato granché.
Pare che il vicesegretario Orlando Andrea sia andato a letto presto e in sogno
gli sia apparso Pietro Micca, come se ad accendere micce sotto il governo il Renzi
Matteo non bastasse. E così, proprio quelli del Pd, hanno cominciato a dare a
questo voto tutte le valenze politiche che fino a sabato 18 gennaio avevano
aborrito. Adesso l’Orlando Andrea, nei panni del furioso, chiede di tutto, a
partire dal riequilibrio, “l’asse del governo cambia” reclama stentoreo rivolto ai poveretti del
M5S che sono usciti dalle urne regionali con le ossa rotte. E poi, sempre lui
che per tre anni è stato il pungiball del Renzi,Matteo tuona: “dopo debacle
M5S, rivedere i decreti sicurezza” come se in caso di buona riuscita dei
grillini quei decreti dovessero stare in piedi. E quindi ancora: rivedere il
reddito di cittadinanza e quota cento e la questione della prescrizione il
tutto definito “armamentario che non paga elettoralmente”. Dimenticando che
proprio quell’armamentario, solo due anni fa, pagò in modo esagerato. Al confronto Maramaldo si era
dimostrato un signore.
Naturalmente il vicesegretario
Orlando nella sua furia non tiene conto né degli attuali rapporti di forza in
Parlamento e neppure che per cambiarli sono necessarie nuove elezioni nazionali
che non è detto vadano come in Emilia-Romagna. Il premier Conte avrà il suo bel
daffare per smorzare le paturnie di risvegliati avventuristi e dei guastatori della
corrente renziana rimasti sotto copertura nei gruppi parlamentari del Pd.
Diceva Checco Zalone
che il peggior difetto della sinistra è l’incapibilità. E infatti capire dove
voglia andare il Pd e chi voglia rappresentare è proprio di difficile
capibilità. Comunque si vedrà.
Buona settimana e buona
fortuna.
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