La
noiosità della politica italiana obbliga a guardare all’estero. Lo Stato della
Città del Vaticano è quello che ci assomiglia di più. Papa Francesco pomps out
Georg Gäenswein e il cardinale Parolin dice e si contraddice che con il nome
che porta le parole dovrebbe saperle dominare.
Papa Francesco con padre Georg Gaenswein |
Dopo il Papeete, la
simil beatificazione di Craxi e le ultime elezioni regionali la noiosità della
politica italiana sta raggiungendo vette inimmaginabili. I tentativi di
ravvivarla da parte di quella sorta di Jack Russell che fu il rottamatore, fino
ad ora ha rottamato solo sé stesso, se agli inizi parevano divertenti a lungo
andare, sono diventati viepiù prevedibili e infantilmente barbosi. Per inciso e
a beneficio dei non cinofili Jack Russell è una razza di cani di piccola taglia,
iperattivi, quasi sempre, ma non sempre, assai simpatici molti, dei quali hanno
la tendenza a credersi dei Rottweiler. E questo è il caso del rottamatore.
Tutto ciò posto, per
svagarsi e trovare qualcosa di divertente non
resta che gettare uno sguardo all’estero e magari trovare uno Stato che in
qualche modo ci assomigli: abbia le nostre virtù (poche) e i nostri difetti (molti)
e che anzi, volendo vedere, ce li abbia ben trasmessi. Quindi lo Stato della
Città del Vaticano è perfetto.
L’occasione ghiotta la
fornisce lo stesso Papa Francesco che, a seguito della divertente diatriba su
preti sposati-sì, preti sposati-no, ha
deciso hic et nunc di rinunciare al
pregevole contributo di padre Georg.Gäenswein Per intenderci si tratta del
segretario di Ratzinger. I britannici direbbero che padre Georg è stato pomp out, in Vaticano, con minor
fantasia, ma più perfidia dicono che “è stato congedato”, come succede ai
camerieri, poi a mezza voce aggiungono “ a tempo indeterminato”. In altre
parole: sparato fuori. E fin qui c’è poca ciccia per la satira, ma ecco correre
in aiuto a questa il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin che non è
nuovo a simili auxilia externa.
Questa volta mette in campo il suo spirito paradossale e definisce interpretazione
maligna che “la Chiesa sia un luogo dove si scontrano le fazioni più diverse,
dove ci sono (ahi-ahi qui manca il congiuntivo) gruppi di pressione, gruppi di
potere e cordate”. Spesso in modo più
spiccio e chiaro l’oltretevere viene definito un nido di serpenti, Ma tant’è. Dopo
di che, senza tanti giri il cardinale afferma che, parole sue: “nella chiesa
c’è di tutto anche il peccato e da questo dobbiamo convertirci tutti i giorni”.Tradotto
è vera l’affermazione precedente e poi, giusto per non farsi mancare nulla
chiosa che non bisogna: “caratterizzare la Chiesa stessa in termini puramente
umani e sociologici definendola secondo orientamenti, partiti, tendenze”. In
altri termini il solito fate quel che dico e non fate quel che faccio. Che non
è proprio una bella spiegazione. Millenaria storia che va avanti senza
soluzione di continuità, come Dante e Boccaccio e millanta storici hanno dimostrato.
La domanda è perché non facciano fare dei corsi di comunicazione anche al
cardinale che si chiama, ironia della sorte, Parolin e con le parole e il loro
senso qualche dimestichezza dovrebbe averla. Negare l’evidenza o il sentire comune, lo
insegnano alle prime lezioni, è il peggio che si possa fare. Alternativamente
conviene tacere.
Buona settimana e buona
fortuna.
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