Il palmares
renziano è ricco di allegre sconfitte dal 2015 al 2018. L’Italia ha bisogno di
politici e non di giocatori di pocker. Gli italici pare abbiano capito il
trucco e, Pagnoncelli docet, per il 77% pensino che l’attivismo renziano abbia come
solo scopo la visibilità.
Matteo Renzi un palmares di sconfitte. |
La battuta riportata nel titolo
non è mia, purtroppo, e me ne rammarico, ma di Ennio Flaiano. Mi auguro che
tanto giornalista non se ne abbia a male se la prendo in prestito e l’adatto ad
un politico che in queste settimane occupa gran parte della cronaca a cui,
immagino, la Storia, se proprio proprio, regalerà giusto un trafiletto. Ammesso
e non concesso che la Storia abbia di questi pruriti. Ma tant’è. Attualmente
non passa giorno che i media non registrino le bellicose dichiarazioni del
Renzi Matteo con ciò dimostrando che da raccontare, oggi come oggi, ci sia
quasi nulla se si esclude la questione mondiale dell’epidemia di coronavirus,
l’europea riduzione della produzione industriale e l’italico chilometrico
elenco delle situazioni di crisi. Un niente. Ovviamente una minaccia per essere
tale deve potersi poggiare su qualcosa di concreto e per questo motivo il Renzi
Matteo ha fondato un partito tutto suo: Italia Viva, che usa come una clave.
Oddio, una clava, una clavetta dato che il partitino attualmente cuba in
proiezione il 4,6% dei consensi e con la nuova legge elettorale detta
Germanicum e il taglio del numero dei parlamentari, c’è pure la sensata opportunità
che neanche entri nel prossimo Parlamento. O se ci entrerà sarà per via dei
resti e avrà parlamentari numero 3. Una bella soddisfazione. Ma come recita
l’adagio non dire gatto se non l’hai nel sacco. Pure se le premesse di una
pronta scomparsa sono ben auguranti. Pare infatti che dei 46 parlamentari
attualmente in forza, forza si fa per dire, già quattro stiano pensando di
abbandonare la zattera intravvedendo l’ennesimo fallimento.. Eh già, perché il
palmares renziano è denso di capitomboli e dire che si era presentato sulla
scena nazionale con l’ambizione di rinnovare il Pd e più in generale l’Italia, La
partenza non fu male, anche se aveva stretto un accordo con Franceschini che
nella classifica dei rinnovatori non è certo tra i primi. Infatti alle elezioni
europee del 2014 il Pd ottenne un risultato eccezionale: il 40,86% dei voti., Probabilmente
fu un abbaglio o forse uno sbaglio. In ogni caso immediatamente rimediato.
Infatti nel giro di pochi anni l’aspirante rottamatore che voleva essere rinnovatore
ha scialacquato quel tesoretto e, come niente fosse, ha perso tutte le tornate
elettorali successive. Nel 2015 si è
giocato la regione Liguria, e Venezia e Matera, nel 2016 ha perso Torino, Roma,
Trieste e Grosseto, per poi fare il gran botto con il referendum costituzionale dove fu stracciato in maniera rovinosa. Un vero tonfo. Scommettere una
volta ogni tanto può anche starci , ma se si scommette sempre si rischia la
ludopatia, e l’Italia ha bisogno di politici e non di giocatori di pocker.
Comunque, in anticipo sul risultato, a riprova di quanto gli insuccessi gli
avessero montato la testa, aveva dichiarato, insieme alla fedelissima Boschi Maria
Elena, che in caso di sconfitta avrebbe smesso di fare politica. Questa
promessa deve aver scatenato la golosità degli elettori. Entrambi non hanno
mantenuto la promessa pure se gli italiani, nella speranza dell’evento, li avessero
aiutati con entusiasmo. Ma d’altra parte Pinocchio era fiorentino. Adesso tra
mezze minacce, mezzi ricatti e intere gradassate ci riprova. Ma non c’è
pericolo, pare che gli italici anche questa volta l’abbiano capito in anticipo
e si stiano preparando, infatti, secondo l’ultimo sondaggio di Pagnoncelli, il
77% degli intervistati crede che il Renzi Matteo faccia tutto questo bailamme
al solo scopo di ottenere visibilità. A non cogliere il busillis sono rimasti
unicamente i giornalisti e i commentatori politici. Per una volta il Paese
reale è più avanti. Godiamoci questa ventata di buon senso. Buona settimana e
buona fortuna.
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