Da Fedro a Gramsci ai
giorni nostri di mosche cocchiere la
politica ha fatto il pieno. La teoria degli utili idioti ha delle falle: non
sempre sono utili. Il miracolo del cortisone: nasce Siamo Europei. Ma non si
dimette da europarlamentare.
Carlo Calenda parlamentare europeo ex PD |
L’espressione “mosca cocchiera” è usata da Antonio Gramsci, nei Quaderni
dal Carcere, per indicare quei sedicenti politici che, pur contando
nulla e quasi nessuno rappresentare, si permettono di discettare sul mondo e
danno continue indicazioni di linea politica.
In verità l’espressione è di assai più antico conio e risale
nientepopodimeno che a Fedro, scrisse una favola dal titolo La
mosca e la mula, così recita: "Una mosca si posò sul timone di un
carro e rimproverando una mula
disse: "Quanto sei lenta! Non vuoi avanzare più velocemente? Sta attenta che io non ti punga il collo con il pungiglione".
Quella rispose: "Le tue parole mi sono indifferenti; al contrario temo costui che, sedendo sulla cassetta,
dirige la mia corsa con una frusta flessibile, e mi tiene ferma la bocca con un morso coperto di schiuma.
Per questo allontana la tua frivola insolenza; infatti so sia quando bisogna andare piano sia quando si deve correre".
In virtù di questa favola si può giustamente deridere chi, senza alcuna virtù, pronuncia vane minacce."
disse: "Quanto sei lenta! Non vuoi avanzare più velocemente? Sta attenta che io non ti punga il collo con il pungiglione".
Quella rispose: "Le tue parole mi sono indifferenti; al contrario temo costui che, sedendo sulla cassetta,
dirige la mia corsa con una frusta flessibile, e mi tiene ferma la bocca con un morso coperto di schiuma.
Per questo allontana la tua frivola insolenza; infatti so sia quando bisogna andare piano sia quando si deve correre".
In virtù di questa favola si può giustamente deridere chi, senza alcuna virtù, pronuncia vane minacce."
A rileggere queste righe non a
pochi sarà venuto alla mente il Calenda Carlo, negli ultimi mesi si è posto sua sponte e nostro obtorto collo quale l’ombelico dell’italica vita politica. Come se
di ganassa nel panorama non ce ne
fossero già abbastanza. Ganassa, espressione milanese, sta ad
indicare persona che vuol mettersi in mostra per far la parte del più bravo
della classe, in altre parole uno spaccone.
Il Calenda Carlo dopo qualche
anno passato in varie aziende, di lui non si può dire "non ha lavorato", all’inizio
della prima decade del nuovo secolo si incapriccia di politica. Bah! E così lo si trova a fare il coordinatore di Italia Futura, il movimento
politico di Luca Cordero di Montezzemolo, movimento fallito ancor prima di
nascere. Ma il nostro non demorde e si presenta alle elezioni del 2013 con Scelta Civica e viene trombato, non era sotto cortisone. Letta Enrico lo premia
ed entra nel governo e di lì in avanti cambiano i governi, ma per lui un
posticino lo si trova sempre. A quel
punto, 2018, quando il PD perde le elezioni gli parte l’embolo e si iscrive al
partito con l’idea di guidarlo pur non essendone il segretario. Ma questo è un
dettaglio. Inizia così l’era del cortisone e fonda Siamo Europei, un iscritto
ad un partito che ne fonda un altro. Miracolo del cortisone. Twitta come un
disperato tante volte al giorno che oramai se ne perde il conto. Dice e si
contraddice. Minaccia e blandisce. Solo lui sa tutto. Una pizza. E siamo alle
europee del 2019: minaccia di andare da solo, trema la segreteria del PD, poi
qualcuno ricorda la teoria degli utili idioti e decidono di inglobare il suo
logo in quello del partito. Comunque com’è come non è viene eletto. Con i voti
del PD che lui, a parte il suo, ne mette insieme pochi. Nel frattempo non perde
l’occasione di richiedere la liquidazione come ex ministro. Ma non gli tocca, non
è un parlamentare. S’indigna. Evvabbé.
Twitta per far cadere il governo
giallo-verde che alla fine cade. Ma lui non ne ha responsabilità. Gli piacerebbe. Adesso il PD ha la possibilità di ribaltare la
situazione e lui, il Calenda, che fa? Minaccia, se ci sarà l’accordo con il M5S,
di far calare la famosa spada di Damocle: andarsene e fondare il suo
partito. Alla segreteria PD tremano i polsi, poi finalmente qualcuno si rende
conto e dice: Calenda non è un utile
idiota, non è utile. Se ne va sbattendo la porta, ma non lo segue nessuno. Neanche
la Tinagli. Come ti sbagli. E neppure si dimette da europarlamentare. Tiene
famiglia.
Continuerà a twittare, ma poco
alla volta non se lo filerà più nessuno e farà la fine di Di Pietro a meno che
l’altro ganassa, Matteo Renzi, non
decida di fondare il suo partitino di centrodestra e allora forse le due mosche
cocchiere si rincontreranno e parleranno dei bei tempi andati. Alleluja.