La
politica non è l’arte del possibile ma quella dell’eterno ritorno, Nietzsche a riveder la sua filosofia ridotta
a questo ne impazzirebbe. Eppure stanno tornando tutti quelli che si sperava di
aver persi e sepolti, politicamente parlando.
Non c’è niente di meglio di una bella crisi di
governo per veder rispuntare i cari vecchi amici, ormai dati per morti,
politicamente s’intende, che non si vedevano da parecchio tempo. Non che se ne
sentisse la mancanza, ma, si sa, fa sempre piacere rivederli, specialmente quando
si tratta di fini umoristi che dirli politici farebbe arrossire e non solo
Aristotele.
Ed ecco allora rispuntare dal nulla, come un fungo
in autunno, il caro vecchio“mortadella” in arte Romano Prodi che, come di suo
solito, butta là una proposta rivoluzionaria: il governo Ursula. Gli anziani avranno pensato alla coeva Ursula
Andersen, piccolina, ma stupenda in Agente 007 – licenza di uccidere. Mentre i
più giovani a Úrsula Corberó. Entrambe sexy, ma la suggestione è di breve
durata e subito abbandonata pensando che la proposta viene da Prodi, baciapile
il giusto. E infatti il riferimento è a Ursula von der Leyen nuova commissaria
europea. Proposta non originale dal momento che assomiglia all’ammucchiata
dell’Ulivo, che ti puoi aspettare di meglio? Mentre quello che si aspetta il
redivivo Romano, che ha passato gli ultimi anni in una tenda fuori dal
campeggio del Pd è la candidatura e successiva elezione a Presidente della
Repubblica che sarebbe bello avere al Quirinale il consulente della Repubblica
Popolare Cinese. Il Romano è sempre stato uno spiritoso.
Come spiritoso è sempre stato anche il
Pierferdinando Casini di cui, nonostante la pluridecennale presenza in
parlamento, si erano perse le tracce. Lui è un dispensatore di perle di
saggezza: “la soluzione poi arriva da sola”. Fine politico dalle ampie vedute e
repentini spostamenti.
Naturalmente non poteva mancare l’immarcescibile
D’Alema. Anche Er Massimo sentenzia:
“un governo con il M5s si può fare”. Se lo dice lui come nn crederci. Dopo la
trombata dell’ultima tornata elettorale sta sgomitando in ogni dove pur di
farsi ricordare nonostante i più facciano di tutto per dimenticarlo.
E poi che dire del mitico Renzi Matteo che, avendo
finito i popcorn, ha lanciato per primo l’ipotesi del governo tra Pd e
pentastellati a causa dei quali si è ingozzato di mais scoppiettante.
Naturalmente con il supporto dell’odiata Leu. La verità è che teme come il
fuoco le elezioni: primo perché Zingaretti sforbicerà alla grande il
pattuglione renziano che siede in parlamento e secondo, di conseguenza,
tornerebbe a contare nel partito come il due di picche e allora la scelta della
nuova formazioncina politica sarebbe quasi inevitabile. Come il suo fiasco.
È ritornato sulla scena anche Scilipoti, il Belpaese
nn si fa mancare nulla. Poi ci sono gli assenti. Temporanei, ça va sans dire.
Per il momento non hanno parlato Tonino Di Pietro, Antonio Razzi, Ciriaco De
Mita, il suo ex sottopanza Clemente Mastella e neppure Piero Franco Rodolfo Fassino
che timoroso di essere bastonato a Torino è andato a farsi eleggere in Emilia
Romagna, dove il Pd ha preso una bella scoppola.
Ops, ci si dimenticava di Enrico Letta che al
meeting di Comunione e Liberazione, mancando Formigoni, ha ottenuto una
standing ovation e ha tracciato la road map per l’Europa e spergiura che non
vuole ruoli. Excusatio non petita …
con quel che segue.
E gli italici? A mangiare il popcorn davanti alla TV
guardando i film di Rai3
Non condivido le osservazioni castracanesche.
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