Ciò che possiamo licenziare

domenica 19 marzo 2017

18 Marzo 2017: muore Chuck Berry, Alfano fonda Alleanza Popolare, la nazionale di rugby perde.

Con Chuck si sono shakerati nel ballo milioni di ragazze e ragazzi (e adesso anche di vecchietti). Era una leggenda da vivo lo sarà di più da morto? Alfano chiude il Nuovo Centro Destra ed apre Alleanza Popolare neanche fosse una pizzeria però non sarà “nuova gestione”. La nazionale italiana di rugby conquista con sudore e fatica il suo dodicesimo cucchiaio di legno e la settima Whitewash
 (imbiancata).


Il 18 marzo di quest’anno è caduto di sabato che a dire di Giacomo Leopardi è la più bella giornata della settimana pregna com’è delle tante aspettative per il dì di festa. Dal cilindro delle tante notizie quotidiane ne spuntano tre che di bello hanno poco e in comune ancora meno: Angelino Alfano fonda un nuovo partito, la nazionale di rugby chiude la sua partecipazione al Sei Nazioni all’ultimo posto e al di là dell’oceano muore Chuck Berry. Non necessariamente si deve vedere una correlazione tra i tre fatti anche se, per le note considerazioni sulla complessità, il battito d’ali di una farfalla sul mar della Cina può scatenare un tornado nel middle west americano. Con questo non si vuol considerare la fondazione del nuovo partito di Angelino Alfano alla stregua di  battito d’ali di farfalla. Si farebbe torto alla farfalla e sarebbe irrispettoso ancor prima che imperdonabile.

La notizia più seria  e importante è la morte di Chuck Berry. Di nome in verità faceva Charles Edward Anderson per l’abitudine che hanno quelli del sud di rimpinzare i nuovi nati di tanti nomi che poi condensano in un brevissimo funny name.  Accadde così anche a Jean-Louise Finch detta Scout protagonista di Il buio oltre la siepe. Chuck aveva novanta anni, che non sono pochi, e ha suonato e composto fino all’ultimo. Non ne aveva bisogno poiché già da vivo era una leggenda, ma lo faceva lo stesso. Con Jerry Lee Lewis ed altri è stato tra i padri fondatori del roch ‘n’ roll vera rivoluzione da cui derivano tutte le correnti della musica pop. Senza di lui non ci sarebbero stati gli Animals, gli Stones, i Beatles e tutti gli altri a seguire. Emozionanti i suoi duetti con Tina Turner, Keith Richards, John Lennon, Eric Clapton. Come talvolta succede ai mortali ha avuto diverse disavventure giudiziarie e, come si fa negli Usa, le pagò tutte con il carcere e multe salate. Roba da non credersi per gli italici parlamentari. Comunque con la sua musica milioni di ragazze e ragazzi si sono shakerati nei più disperati balli e si sono divertiti come pazzi. Adesso lo fanno ancora, ma da vecchietti. Many thanks Chuck.

Al dunque Angelino ha chiuso Ncd (nuovo centro destra) ed ha aperto Ap che sta per Alternativa Popolare. Un semplice cambio di insegna, come qualche volta si fa con le pizzerie, dove però si aggiunge anche un adesivo con la scritta “nuova gestione”. Nel caso di Alternativa Popolare invece neanche quella è nuova. Oltre ad Alfano ci saranno i soliti dioscuri, gli ex Forza Italia che non hanno voluto mollare il posto di ministro o sottosegretario quando i berluscones sono usciti dal governo, non uno di più ma, considerando quelli tornati all’ovile di Arcore, qualcuno di meno. Eminenza grigia dell’operazione Maurizio Lupi, che la sa lunga avendo studiato dai preti e frequentato l’oratorio. Ex demo(ne)cristiano. È lui che, orologio alla mano, detta i tempi della fondazione. Il nuovo partito non sarà di destra e neanche di sinistra ma solo di centro. Non andrà a sinistra, ma neanche a destra: resterà fermo dov’è. Nel vuoto pneumatico. È così sgombro di contenuti il nuovo partitino che i grafici, per connotarlo in un modo purchessia, nel logo ci hanno infilato un cuore. Il che è come dire che Alleanza Popolare ama sè stessa.   Almeno lei.


La nazionale italiana di rugby, su diciassette partecipazioni al 6 nazioni ha conquistato il suo dodicesimo cucchiaio di legno, trofeo appannaggio della squadra ultima classificata e settima Whitewash (imbiancata) che si merita chi arriva ultimo senza aver vinto neanche una partita. Alleluya. Un cronista del Corsera ha scritto che andare a vedere la nazionale italiana di rugby è come andare all’opera: si sa già come finisce ma si vuol solo vedere come cantano. Il risultato è quasi scontato e quindi, talvolta, la consolazione è sapere che contro i big di questa disciplina si possa solo contare sul “miglior peggior risultato”. Espressione che può nascere solo nella nazione dei Moro e dei Rumor, ahinoi. Il rugby evidentemente non è sport italico: si deve vincere tutti insieme e non uno solo, la palla va sempre lanciata indietro e alla conquista della meta partecipa tutta la squadra. Di filosofia italica non c’è quasi niente. Però ci si ostina a partecipare e questa è la sola buona notizia.

2 commenti:

  1. A rugby non ho mai giocato, ne capisco poco, ma lo guardo sempre. Hai assolutamente ragione quando lo definisci "sport non italico". Ma mi chiedo : posso capire le défaillances in touche, in attacco, in difesa, persino in mischia. Ma i calci ... davvero i calci, dove non è necessaria strategia, tattica, spirito di squadra, affiatamento ... davvero i calci sono così impossibili per noi italiani, più volte Campioni del Mondi di calcio ?

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  2. La domanda per il rugby è: potreste mandarci in serie B? Ovviamente lo stesso per Alfano.

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