Dopo duecentoquaranta giorni fa bene alla salute non
sentire parlare i politici. Ci si dovrà sorbire le solite processioni dei
votanti eccellenti, sempre sorridenti, mentre fanno cadere la scheda nell’urna.
Ma saperli tacenti, anche per poche ore, sarà un sollievo. L’unico rammarico è
che tanta grazia caschi in una giornata uggiosa. D’Alema fa sapere che la
Madonna voterà NO.
Dopo otto mesi
di sfiancante e noiosa campagna referendaria finalmente un week-end tranquillo
il giusto. Sabato è ormai passato e il silenzio di quelli del palazzo è stato
assai apprezzato quasi come una elargizione clientelare. Ancora poche ore di
quasi pace: i telegiornali si concentreranno su episodi di cronaca nazionale e
un occhio in più ai fatti internazionali. Avremo ancora l’Annunziata, con i
suoi congiuntivi claudicanti si sperava di scamparla, ma d’altra parte non si
può avere tutto. In compenso saremo puntualmente
informati, sebbene con alcune ore di ritardo,
sull’afflusso dei votanti. E ci verranno mostrati politici sorridenti mentre infilano la scheda nell’urna. Che
c’avranno poi da ridere non si sa né mai lo si saprà lo si può solo immaginare.
Però il loro silenzio sarà accolto con gratitudine. Quasi infinita.
Gli uffici
comunicazione e i consiglieri dei vari big
avranno passato le ultime ore ad almanaccare se sia più conveniente recarsi al
seggio di prima mattina, o a mezzogiorno. Andarci nel pomeriggio non fa audience come sa bene Sergio Mattarella
che per il referendum sulle trivelle (quello per il quale il governo invitava
democraticamente a non votare) s’è recato al seggio quasi quando stava per
chiudere. Il comportamento presidenziale era barcamenante e fece passare l’anodina
comunicazione che non mancava al dovere
di ogni cittadino epperò neppure dava l’esempio. Che se questo arriva a tempo
scaduto non fa testo. Al confronto i più
navigati esperti di cerchiobottismo risultavano incalliti decisionisti. Senz’altro quelli che volevano
far fallire il referendum avranno apprezzato.
E dunque, cosa
fa migliore impressione sull’elettorato? Conviene andarci di prima mattina per
dimostrare che alzarsi presto dà la cifra del senso civico e di amore di patria?
O andarci in tarda mattinata e puntare sulla nazionale pigrizia che porta gli italici
a votare nel pomeriggio e quindi fruire dei telegiornali delle tredici?
Dilemmi shakespeariani con non incrineranno i comuni ritrovati piaceri della domenica.
Senz’altro per
queste poche ore si scavalleranno le banalità che hanno ammorbato gli ultimi duecentoquaranta
giorni. Quindi non si vedrà la solita prezzemolosa faccia del presidente del
consiglio imperversare ovunque e pure ci sarà risparmiato che lui, beato, non è
come gli altri anche se ha tra gli amici li stessi di sempre. Non si sentirà parlare
di futuro e passato e neanche di progresso e conservazione concetti dai confini
oramai sempre più labili, Non si dovranno neppure sorbire le tavanate
galattiche di quelli che pur avendo in schifo la riforma la voteranno. Tutti
saranno felici di essere graziati dalle solite scemenze su killer e scrofe. E anche
quelle sulle accozzaglie avendo dimenticato che l’accozzaglia madre di tutte le
accozzaglie si chiamava CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) e fece la sua
bella parte per togliere l’italietta cialtrona dai guai. Molto apprezzato il
fatto che, per una volta, non si sia levato il grido: dio lo vuole. Anche se D’Alema
ha raccontato che la Madonna è per il no. E c’è da credergli viste le sue
innumerevoli apparizioni alla povera donna.
Restano solo due
rincrescimenti: il primo è che tanta grazia cada in una uggiosa giornata d’autunno.
Sarebbe stato bello non sentire le solite bischerate facendosi baciare dal
sole. Il secondo: che come tutte le felicità anche questa è a termine: alla
chiusura dei seggi tutto ricomincerà come prima. Però quarantotto ore di pace
sono state impagabili.
Nessun commento:
Posta un commento