Ciò che possiamo licenziare

lunedì 22 agosto 2016

Matteo Renzi come Roberto Calderoli.

Apparentemente diversi eppur assai simili. Uno di destra dichiarata, l’altro di destra sospirata. Entrambi portano nel fisico i segni della lotta politica. Condividono lo stesso concetto d’eleganza come quello sulla coerenza. In quanto a sincerità si differenziano. Ma poco.

Il raffronto quasi sicuramente non piacerà a nessuno dei due eppure i loro tratti di somiglianza sono più d’uno.
Roberto Calderoli corruciato
Non che siano l’esatta fotocopia l’uno dell’altro,questo  neanche il Belpaese riuscirebbe a sopportarlo, c’è da immaginarselo un Paese con due Renzi o due Calderoli, ma di connotati in comune ne hanno, eccome.  A parte l’essere apparentemente su fronti opposti: dichiaratamente di destra il leghista apparentemente di sinistra il Renzi ma surrettiziamente su molti punti la pensa allo stesso modo, i due si assomigliano oltre ogni ragionevole dubbio. ,Anzi sono almeno quattro i punti in cui si sovrappongono.. E giusto per darne un’anticipazione questi riguardano le aree specifiche: del fisico, dell’eleganza, della capacità legislativa e last but not least della sincerità e coerenza.

Matteo Renzi ridanciano
Innanzi tutto il fisico. Entrambi sono arrivati sugli scranni del governo con una, se non eccezionale, almeno discreta forma fisica, poi man mano che le responsabilità gli si sono accavallate sulle spalle il loro giro vita, per dire solo di quello e senza voler parafrasare l’Alighieri, ha preso ad allargarsi in maniera quasi esponenziale in tutte le quattro direzioni cardinali. Aggiungendone pure una quinta dato che anche la legge di gravità vuole la sua parte. Quasi sicuramente, anzi per certo, entrambi sono degli asceti che tra un piatto di carbonara ed una mela mozzicata con un cracker senz’altro optano per la seconda. Entrambi, è sicuro hanno poca dimestichezza con il vino tanto che il rubizzo colore del Calderoli è dato solo ed esclusivamente dal tumultuoso fluire del sangue al cervello troppo oberato da elevati pensieri. Mentre il secondo ne ha così poca da far omaggio a papa Francesco di una cassetta di Chianti e vin santo  dicendo «per la messa e non solo». Non ha idea che altri al pari suo possano essere astemi.

Sull’eleganza siamo lì, anche se quella di Calderoli è un tantinello più spinta. Se il bergoleghista si fa immortalare con pantaloncini al ginocchio rigorosamente verdi e scarpe da passeggio il demo fiorentino si accontenta di completi blu elettrico con pantaloni lunghezza zompafosso che mostrano la creatività nella scelta dei calzini, che non pensi la Mekel non ci siano i denari per i pedalini, e giacche tanto corte da mostrare dove i pensieri del governare vanno a riposare, allargando l’adipe.

Sul versante legislativo, quando si parla di legge elettorale, paiono  proprio la copia l’uno dell’altro. A entrambi l’idea che a scegliere i parlamentari, deputati e senatori, siano gli elettori fa venire l’orticaria e quindi nelle due leggi elettorali proposte hanno deciso sia meglio che ci pensi la segreteria del partito. Il fatto poi che la legge di Calderoli, proprio per la questione dei nominati, sia stata bollata di incostituzionalità, non ha minimamente scalfito il tetragono Renzi. La voglia di giocare da solo con il voto gli è così forte da non fargli vedere dove la sua quasi fotocopia è stata bocciata dalla Corte Costituzionale. E perde di vista anche il più semplice buon senso, come un diabetico davanti alla vetrina di una pasticceria.

Sulla coerenza la sintonia tra i due è perfetta mentre a sincerità qualche differenziuccia, in effetti, c’è. Il Calderoli è così sincero da aver bollato la sua stessa legge come «una porcata». Doveva essere in uno di quei momenti topici quando il rubizzo del suo volto si fa più acceso. Proprio per il troppo afflusso di sangue ad alimentare la materia grigia. Ma ha poi bilanciato questa scivolata affermando (si è nell’agosto 2014) di essere prossimo ad abbandonare la politica affermazione reiterata il 1 settembre 2015, quando annunciò all’italico popolo l’intenzione di sposarsi e, non solo, di avere anche riscoperto i veri valori della vita che non son certo, parole più o meno sue, quelli della politica spoliticata. Quindi dipartita prossima ci si è detti anche se il fatto che i due annunci avvenissero a ridosso delle ferie  faceva pensare al detto «passata la festa, gabbato lu santu». Ché in effetti il Calderoli è ancora lì. Quasi stesso amore per la coerenza quello del Renzi che dopo aver strombazzato ai quattro venti e alle millanta comparsate su tutte le televisioni della nazione che se vincerà il NO al referendum si ritirerà dalla politica ha cambiato idea. Come ti sbagli. Resterà, eccome se resterà anche perché vorrà provare l’ebbrezza di autoeleggersi. Sulla sincerità invece la distanza con il Calderoli c’è tutta: questi ha definito come s’è detto la sua riforma elettorale, il Renzi ,invece, continua a chiamarla “esempio (magari fulgido) di democrazia”. Il che non è affatto bello.
Certo ci fosse il modo di liberarsi di entrambi si avrebbero meno democratiche porcate.


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