Apparentemente diversi eppur assai simili. Uno di
destra dichiarata, l’altro di destra sospirata. Entrambi portano nel fisico i
segni della lotta politica. Condividono lo stesso concetto d’eleganza come
quello sulla coerenza. In quanto a sincerità si differenziano. Ma poco.
Il raffronto
quasi sicuramente non piacerà a nessuno dei due eppure i loro tratti di
somiglianza sono più d’uno.
Non che siano l’esatta fotocopia l’uno
dell’altro,questo neanche il Belpaese
riuscirebbe a sopportarlo, c’è da immaginarselo un Paese con due Renzi o due
Calderoli, ma di connotati in comune ne hanno, eccome. A parte l’essere apparentemente su fronti
opposti: dichiaratamente di destra il leghista apparentemente di sinistra il
Renzi ma surrettiziamente su molti punti la pensa allo stesso modo, i due si
assomigliano oltre ogni ragionevole dubbio. ,Anzi sono almeno quattro i punti
in cui si sovrappongono.. E giusto per darne un’anticipazione questi riguardano
le aree specifiche: del fisico, dell’eleganza, della capacità legislativa e
last but not least della sincerità e coerenza.
Roberto Calderoli corruciato |
Innanzi tutto il
fisico. Entrambi sono arrivati sugli scranni del governo con una, se non
eccezionale, almeno discreta forma fisica, poi man mano che le responsabilità
gli si sono accavallate sulle spalle il loro giro vita, per dire solo di quello
e senza voler parafrasare l’Alighieri, ha preso ad allargarsi in maniera quasi
esponenziale in tutte le quattro direzioni cardinali. Aggiungendone pure una
quinta dato che anche la legge di gravità vuole la sua parte. Quasi sicuramente, anzi per certo, entrambi
sono degli asceti che tra un piatto di carbonara ed una mela mozzicata con un
cracker senz’altro optano per la seconda. Entrambi, è sicuro hanno poca
dimestichezza con il vino tanto che il rubizzo colore del Calderoli è dato solo
ed esclusivamente dal tumultuoso fluire del sangue al cervello troppo oberato
da elevati pensieri. Mentre il secondo ne ha così poca da far omaggio a papa
Francesco di una cassetta di Chianti e vin santo dicendo «per la messa e non solo». Non ha
idea che altri al pari suo possano essere astemi.
Sull’eleganza
siamo lì, anche se quella di Calderoli è un tantinello più spinta. Se il
bergoleghista si fa immortalare con pantaloncini al ginocchio rigorosamente
verdi e scarpe da passeggio il demo fiorentino si accontenta di completi blu
elettrico con pantaloni lunghezza zompafosso che mostrano la creatività nella
scelta dei calzini, che non pensi la Mekel non ci siano i denari per i
pedalini, e giacche tanto corte da mostrare dove i pensieri del governare vanno
a riposare, allargando l’adipe.
Sul versante
legislativo, quando si parla di legge elettorale, paiono proprio la copia l’uno dell’altro. A entrambi l’idea
che a scegliere i parlamentari, deputati e senatori, siano gli elettori fa
venire l’orticaria e quindi nelle due leggi elettorali proposte hanno deciso
sia meglio che ci pensi la segreteria del partito. Il fatto poi che la legge di
Calderoli, proprio per la questione dei nominati, sia stata bollata di incostituzionalità,
non ha minimamente scalfito il tetragono Renzi. La voglia di giocare da solo
con il voto gli è così forte da non fargli vedere dove la sua quasi fotocopia è
stata bocciata dalla Corte Costituzionale. E perde di vista anche il più semplice
buon senso, come un diabetico davanti alla vetrina di una pasticceria.
Sulla coerenza
la sintonia tra i due è perfetta mentre a sincerità qualche differenziuccia, in
effetti, c’è. Il Calderoli è così sincero da aver bollato la sua stessa legge
come «una porcata». Doveva essere in uno di quei momenti topici quando il
rubizzo del suo volto si fa più acceso. Proprio per il troppo afflusso di
sangue ad alimentare la materia grigia. Ma ha poi bilanciato questa scivolata
affermando (si è nell’agosto 2014) di essere prossimo ad abbandonare la
politica affermazione reiterata il 1 settembre 2015, quando annunciò
all’italico popolo l’intenzione di sposarsi e, non solo, di avere anche
riscoperto i veri valori della vita che non son certo, parole più o meno sue,
quelli della politica spoliticata. Quindi dipartita prossima ci si è detti
anche se il fatto che i due annunci avvenissero a ridosso delle ferie faceva pensare al detto «passata la festa,
gabbato lu santu». Ché in effetti il Calderoli è ancora lì. Quasi stesso amore
per la coerenza quello del Renzi che dopo aver strombazzato ai quattro venti e
alle millanta comparsate su tutte le televisioni della nazione che se vincerà
il NO al referendum si ritirerà dalla politica ha cambiato idea. Come ti
sbagli. Resterà, eccome se resterà anche perché vorrà provare l’ebbrezza di
autoeleggersi. Sulla sincerità invece la distanza con il Calderoli c’è tutta:
questi ha definito come s’è detto la sua riforma elettorale, il Renzi ,invece, continua a chiamarla “esempio (magari fulgido) di democrazia”. Il che non è
affatto bello.
Certo ci fosse
il modo di liberarsi di entrambi si avrebbero meno democratiche porcate.
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