L’ultimo regalo di Marco Pannella: il pianto degli
ipocriti. Gli interventi di Adriano
Sofri e Giorgio Napolitano paradigmatici della trita retorica di sempre.
Lacrime da vitelli nel pubblico mentre nel privato chissà. Comunque vale sempre
il detto: dei morti non si deve che dire bene.
Marco Pammella morto a 86 anni |
All’età di 86
anni, cinque in più della media degli uomini italiani, e con un paio di tumori,
polmoni e fegato, nonché innumerevoli metastasi, Giacinto Pannella in arte
Marco è morto.
L’evento, date le premesse, tutto sommato ci sta. Quel che non
ci sta è la caterva di paginate grondanti trita retorica che gli sono state
dedicate. Gli interventi di Adriano Sofri su Il Foglio e di Giorgio Napolitano su l’Unità in questo sono paradigmatici, con l’aggiunta di quintalate
di politici e giornalisti che si sono messi a lacrimare come vitelli. Pubblicamente.
Nel privato invece chissà. Oggettivamente sia gli uni che gli altri muovono a
pena. Chissà se Giacinto in arte Marco avrebbe apprezzato. Se si pensa
all’inventore di assurdi calembour, liberale-liberista-libertario (le tre cose
non stanno insieme neanche volendo forzare la logica) o fascista-sfascista,
magari anche sì, alle personalità megalomaniche ed istrioniche gli eccessi piacciono. Però
forse (dicesi forse) è fargli torto.
Quel che è certo
è che i tanti lacrimanti sono sempre stati molto, ma molto lontano da lui,
dalle sue idea e dalle sue provocazioni. Per esempio il referendum
sull’abolizione del finanziamento ai partiti, tanto per dirne uno. Quello dove
i lacrimanti sono stati oltremodo vergognosi. Qualcuno su Rai radio 3 ha detto:
«c’è da chiedersi quanti di questi l’hanno votato» e s’è immediatamente
risposto: «pochi.» O forse anche nessuno. Paccottiglia di scarto. Sono infatti
gli stessi che lo ritenevano molesto. E molesto spesso Giacinto Pannella detto
Marco lo è stato per davvero. Con certe sue invenzioni cervellotiche che davano
l’idea di essere studiate più per tenere lui, tanto, e un poco anche il Partito
Radicale, sotto l’occhio dell’opinione pubblica. Opinione pubblica che comunque
si liberava delle sue provocazioni con una scrollata di spalle e non lo
seguiva. Ché qualche volta il buon senso
vince. E le sue iniziative perse sono state più di quelle vinte. Ma questo ci
sta quanto le iniziative sono tante: più ne fai e più ne vinci, più ne fai e
più ne perdi.
Anche l’ultima
delle sue battaglie, quella sulle carceri, ha avuto poco seguito soprattutto tra
i suoi novelli lacrimanti. Una battaglia di poco costo e di molta resa e forse proprio per il rapporto costo/resa
l’interesse è stato poco. Come dire inversamente proporzionale.
I romani dicevano
che dei morti si deve solo dire bene (de mortuis nihil sine bene dicendum est),
cominciavano già ad essere democristiani prima del tempo. Sarà l’aria della
capitale. I vitelli piangenti di oggi continuano nella tradizione. Qualcuno
però si chiama fuori e non ci sta.
Ricordati che nel PRI lamalfiano (Ugo ovviamente) ci fu chi lo cacciò a pedate dal congresso di Genova.
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