Domenica 6 marzo come il super Tuesday americano. Orfini,
Guerini e Serracchiani riecheggiano il ruolo di Starace: per loro solo
dichiarazioni entusiaste sui temi di secondo livello. A Roma ci vanno in pochi
e pagano per votare scheda bianca. A Napoli invece pare siano pagati per
votare. Per la direzione del Pd va tutto bene e soprattutto i risultati non si
toccano.
Valeria Valente candidata a Napoli - Roberto Giachetti a Roma |
Domenica 6 marzo
a stare al Nazareno, sede della direzione nazionale del Pd, si respirava la
stessa atmosfera e lo stesso batticuore che, di là dall’oceano, avevano vissuto
pochi giorni prima Hillary e Bernie.
Nel senso di Clinton e Sanders. Insomma
domenica 6 marzo assomigliava, per il Pd, al super Tuesday ammerigano. O quasi:
là hanno votato degli stati e qui delle città, che in numero non sono state
neanche poche: Roma, Napoli, Trieste, Bolzano, Benevento e Grosseto. A sera, al
Nazareno, quando sono stati resi noti i risultati c’è stata festa grande perché
i candidati renziani, ma erano quasi solo loro, l’hanno fatta da padroni,
soprattutto a Roma e a Napoli. Grande la festa e grandi le dichiarazioni da
parte soprattutto del presidente del partito e dei vicesegretari che sembrano essere
stati messi in quel ruolo solo per rilasciare
dichiarazioni entusiaste sui temi di secondo livello. Su quelli veramente
importanti parla solo Renzi. In questo riecheggiano il ruolo che Starace aveva
con Mussolini: poteva farsi fotografare montando bellissimi cavalli ma quello
bianco del duce poteva solo saltarlo. Evvabbé, ci sta che i sottopanza facciano
i sottopanza.
Le dichiarazioni,
per definizione roboanti, han tutte parlato di vittoria e della differenza con
l’universo mondo. E quindi: Lorenzo Guerini: «Andiamo a vincere», Matteo Orfini
«con loro ( Giacchetti e Valente) torniamo a vincere» Deborah Serracchiani:«il Pd sceglie con 50.000
persone e non con pochi click.» Ancora
Serracchiani, che non appartenendo al giglio magico deve dichiarare di più per
farsi notare «il Pd uscirà più forte.» Poi però il risveglio del lunedì si fa
amarognolo e quello dei giorni seguenti ancor più penoso. Intanto i dati sull’affluenza
di Roma: alle scorse consultazioni andarono alle urne in circa 100.000, folla
da Olimpico, inteso come stadio. Ed erano numeri secchi, quasi (lo si dice solo
per scaramanzia) inoppugnabili. Questa
volta i votanti sono stati meno: 50mila. Il reietto Ignazio Marino vinse con il
55% come dire 55.000 preferenze. La
giustificazione per il calo dell’affluenza è stata affidata al solito Orfini:«non
hanno votato i capobastone.» Che è come dire che questa volta c’erano solo gli
onesti e quei 50mila e più che son mancati erano (e sono) poco di buono di cui si potrà fare a meno alle prossime
elezioni. Però man mano che passavano le ore i numeri romani cominciavano a
ballare: prima si è detto 50mila poi 47mila e infine 43mila La differenza è
stata imputata a schede bianche o nulle. Giustificazione bizzarra: per votare
alle primarie si versa un obolo e immaginare qualcuno che paghi per votare e
poi non voti viene difficile. Sempre che non ci si chiami Kafka.
Da Napoli le
notizie non sono meglio, chi vince non è propriamente renziana appartiene alla
corrente dei “giovani turchi” quella che ha come capo Orfini (sempre lui) e
come secondo il ministro Orlando. Correntucola destinata al ruolo dei pescetti
che nuotano accanto alla balena: irrilevanti.
Comunque, i risultati sono risicati Valente Valeria, ex bassoliniana,
batte Bassolino per poche centinaia di voti. Per vincere ne basta anche solo
uno. Se però si scopre che fuori dai seggi c’è chi elargisce denaro la cosa
puzzacchia. Almeno un pochino. I donatori di denaro sembra che si siano
giustificati dicendo che erano lì in funzione samaritana. Cioè: sapendo che per
votare ci voleva 1 euro e conoscendo la cronica mancanza di spiccioli eccoli
dei napoletani eccoli lì a provvedere. A nessuno verrebbe in mente che a fronte
dell’euro donato ci sia stato come corrispettivo un voto pilotato. Qui non si è
detto di capibastone che notoriamente in Campania non esistono. Il governatore
De Luca a questo proposito ha parlato disciocchezze e non di imbecilli. La cosa
è strana. Che gatta ci covi? In ogni caso per la direzione del Pd sembra non
sia successo niente. Sempre la Serracchiani:«faremo chiarezza, ma il risultato
non si azzera.» Poi senza alcuna logica cartesiana ha aggiunto: «non saranno trenta
persone ad inficiare la partecipazione di trentamila » E se quei trenta ne avessero
influenzato 3mila?
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