Se
Matteo Renzi facesse come i restauratori del Colosseo magari caverebbe qualche
ragno dal buco. C’è chi pensa che una risposta semplice ad un problema complesso
sia stupida, ma non è vero. Le risposte e le soluzioni complicate sono più
stupide e richiedono più tempo. Con il Colosseo d’oro sarà contento Claudio
Scajola.
Giallo,
nelle sue varie sfumature, sembra essere
il vero colore del Colosseo. Il colore dell’oro. Ai romani dell’epoca pareva di
imbattersi in un sogno quando svoltando dalle varie strade che in questo
confluivano e se lo trovavano davanti. E lo stesso accadrà, moltiplicato per
cento, ai contemporanei, appena sarà finito il restauro. Per portare alla luce
questa meraviglia di colori è bastato solo lavarlo. A riprova che non sempre le
risposte semplici sono sbagliate. O stupide.
Per
essere sporco il Colosseo sporco lo era per davvero (e lo è ancora nella parte
ancora da sistemare), tutta colpa dell’aria inquinata e degli scarichi delle
auto. Per portarlo a nuovo, ma
lasciandogli la patina del tempo. lo stanno pulendo con l’acqua. Acqua semplice,
neppure quella con le bollicine e pure pubblica, come da referendum, che quindi
dovrebbe pure costare poco. Non sono all’opera macchine sofisticate o studiate
alla bisogna, non si stanno usando materiali intrusivi, quindi niente solventi,
nessun additivo chimico o detersivo e a quanto pare neppure uno spazzolone che
tutto sommato almeno lui, lo spazzolone della nonna, ce lo si poteva pure
aspettare. E invece niente. Solo acqua. Oddio, l’hanno incanalata in una bella e
tutto sommato semplice ragnatela di tubi costellati da tantissimi semplici ugelli
dotati di altrettanto semplici rubinetti per poter regolare l’intensità del
getto, ma sempre di acqua si tratta. E poi
ci lavorano anche in pochi: dieci restauratori laureati e specializzati. Più
ovviamente il direttore ai lavori che il caso vuole sia una donna. Il che è detto
non tanto per fare l’ennesimo e noioso panegirico della produttività e neppure della
ormai frusta questione delle quote rose, ma solo per evidenziare un dato di
fatto.
Certo
che se anche Matteo Renzi, qui nell’accezione di sineddoche per il totale mondo
della politica, si accompagnasse a ragionamenti semplici e proponesse
altrettanto semplici soluzioni il Belpaese se la caverebbe anche bene e pure
velocemente. Visto questo suo inopinato amore per il mito della velocità
futurista. Quello che frega i bene intenzionati sono i patteggiamenti, le
mediazioni e i compromessi. Magari un po’ di semplice intransigenza farebbe
bene. La legge elettorale e gli stipendi pubblici milionari o le pensioni
doppie, triple e quadruple, alla Giuliano Amato per non dire di altri in più alto grado
che si corre il rischio del vilipendio, con saldi a tre zeri, minimo, sono
delle belle prove che però partono quasi (già) perse. Quando si comincia con l’inserire
complicati sistemi di calcolo ci si mette da subito nella parte degli sconfitti.
E il caso di Moretti e poi quello di Scaroni (già condannato in primo grado che
sulla sua prossima nomina ci sarebbe non poco da dire) sono bei banchi di
prova. O bei trabocchetti. Diventerà difficile dire che non è stato possibile
fare perché i poteri forti sono troppo forti. Ché se un potere non è forte che
potere è? Comunque questa scusa frustra è
già stata usata da Berlusconi che nell’evocarla non si rendeva conto, quando
mai, di coprirsi di ridicolo. Che fare del vittimismo non aiuta. E mette
tristezza.
Indichi
Renzi, questa volta nell’accezione di lui-sé-medesimo, cosa vuole fare, bello
chiaro e tondo. E magari pure come conta di arrivarci senza tirare in ballo
gli obiettivi epocali che quelli li sa dire anche D’Alema. E poi detta chiara tutti
gli obiettivi sono buoni che viene raro trovare esplicitato un obiettivo
palesemente malintenzionato. I
contribuenti sopra i 300.000€ anno non soffriranno tanto se dovranno pagare un
po’ di più di tasse e poi sono, mal contati, solo 28.000. Elettoralmente non
rappresentano un granché. Così come sono tutto sommato pochi e ben controllabili
gli imprenditori che guadagnano meno dei loro fattorini. Poi si faccia entrare
il privato dove il pubblico scalchigna e non il contrario. Della Valle per il
Colosseo spende 25milioni€ ne dovrà spendere almeno altrettanti per far sapere
al mondo che lo sta facendo e ne avrà un ritorno di immagine. Bene. Se lo
merita. Lo stesso si potrebbe fare con Pompei e con il resto del patrimonio
archeologico ed artistico che si sta sgretolando o finendo ad ammuffire nelle
cantine. E magari così potrebbero venire anche degli stranieri ad investire in
sponsorizzazioni. Perché no? Tutti se ne
avvantaggerebbero e ne sarebbero contenti.
Così
come senz’altro sarà contento Scajola Claudio. Magari adesso che il Colosseo è ripulito
e sembra d’oro, che anche questo l’hanno fatto a sua insaputa, si terrà l’appartamento
pagato solo per due terzi. O forse aumenterà il prezzo di vendita. In ogni caso
sarà contento.
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