Ciò che possiamo licenziare

giovedì 11 ottobre 2012

Sergio Marchionne campione di biliardo.


Come tutti sanno, anche quelli che non hanno mai tenuto una stecca in mano, nel fantastico mondo del biliardo uno dei colpi da maestro è il filotto.  E' il tiro diretto per eccellenza. La biglia battente colpisce l'avversaria che urta la sponda corta e si dirige verso il castello: direttamente o dopo aver urtato la sponda corta opposta. Per i non addetti: significa far cadere i  birillini che sono posti in fila nel centro e che possono essere tre o cinque.
Apparentemente è un colpo facile. Apparentemente come tutti i colpi del biliardo. In realtà bisogna essere dei campioni (anche se inconsci)  di trigonometria piana per essere dei campioni di biliardo.
Evidentemente il dott. Sergio Marchionne che è Amministratore Delegato di FIAT S.p.A. e Presidente e Amministratore Delegato di Chrysler Group LLC e Presidente di FIAT Industrial S.p.A. e di CNH, appena eletto Presidente del Consiglio di Amministrazione dell'ACEA (European Automobile Manufacturers Association) per l'anno 2012 nonché membro del Consiglio di Amministrazione di Philip Morris International Inc. e inoltre membro del Consiglio di Amministrazione del Peterson Institute for International Economics e pure co-presidente del Consiglio per le Relazioni tra Italia e Stati Uniti ed infne membro permanente della Fondazione Giovanni Agnelli, è senz'altro un grande giocatore di biliardo.
O nell'ipotesi di minima, se non ha mai frequentato un biliardo (e ce ne rammarichiamo per lui), deve essere un talento naturale (inconscio) di trigonometria piana. Anche perché con tutti quegli impegni che si ritrova sul groppone quando mai potrebbe trovare il tempo per una partita a biliardo? Che peraltro gli farebbe anche un gran bene perché il biliardo ha grandi proprietà terapeutiche. Se assunto in giusta dose e modo snebbia la mente., rende allegri e sviluppa la socialità e fa cadere quelle odiose barriere difensive che fanno la ricchezza degli psicologi.
Comunque tornando sul punto: ieri, 10 ottobre, il dott. Marchionne Sergio ha fatto un filotto che levati. Una prestazione che lo porterà quasi sicuramente ad ottenere da qualche università in giro per il mondo una laurea honoris causa in ingegneria. Eh sì signori, si può far filotto anche con una sola, piccola, semplice frasetta, pure di poche parole. E lui l'ha fatto. Oh se l'ha fatto.
Il teatino (1) trapiantato in Canada, a Matteo Renzi che gli ha rimproverato di non aver mantenuto le promesse di Fabbrica Italia ha risposto sprezzante: “E’ solo il sindaco di una piccola e povera città”.
E così ha fatto filotto. Da campione. Un filotto da cinque.
Infatti è riuscito:
1) ad accreditare Matteo Renzi agli occhi degli italiani come un politico coraggioso che, nonostante la giovane età e la scarsità di truppe, non ha paura di  cantarle belle e chiare ai grandi poteri (magari mezzoconte D'Alema li chiamerebbe poteri forti). Un piccolo Davide contro un grande Golia (anche con forfora sul maglioncino blu). E qui Bersani ha perso un punto,
2) a dargli una patente di “sinistra”. Che per uno che passava (e ancora passa e per lungo tempo ancora passerà) di essere, al minimo, di centro se non addirittura di centro-destra è un gran bell'aiuto. E qui il punto lo perdono sia Bersani che Vendola
3) a fare imbufalire tutti i fiorentini, quasi tutti i toscani (forse quelli di Pisa han poco o nulla da obbiettare) e una bella maggioranza di italiani che, come dimostrò la disfida di Barletta e, in tempi più recenti Vittorio Gassman nel film La grande guerra, in fondo in fondo un loro bell'orgoglio ce l'hanno.  E oltre una certa misura, non sopportano l'arroganza straniera. Un po' servili sì, un pò esterofili anche ma fino a un certo punto (2). E qui il punto lo perdono un po' tutti: Bersani, Vendola, Monti e pure la cenerentola del Canavese che sta ancora aspettando una telefonata, e pure Bonanni e Angeletti e Fassino e Veltroni e tutti quelli che dopo il cambio di Marchionne hanno traccheggiato e non hanno saputo dire pane al pane e vino al vino,
4) a dimostrare di aver studiato poco al liceo e sopratutto di non aver seguito con profitto le lezioni di letteratura italiana, dal dolce stil novo, a Vasco Pratolini (meravigliose le sue Ragazze di san Frediano), e neppure quelle di storia patria dove avrebbe appreso che  i banchieri fiorentini furono tra i più grandi del loro tempo e diedero un formidabile impulso all'economia europea (3) e neanche quelle di storia dell'arte che per una bella parte tratta di opere ed artisti che stanno a Firenze . Un liceo mal digerito non può essere compensato da nessuna abilità finanziaria, è una lacuna. E tale rimane.  E qui il punto lo perde solo lui: Sergio Marchionne,
5) a dare senso e concretezza a due frasette: “prima di aprire la bocca accertarsi che il cervello sia collegato” e “un bel tacer non fu mai detto”. E qui il punto probabilmente lo perdiamo tutti. Ma naturalmente questo non giustifica né significa mal comune mezzo gaudio.
Dunque complimenti dottor Marchionne, Matteo Renzi ringrazia sentitamente per l'endorsement che l'aiuterà in campo elettorale (pubblico) ma senz'altro anche in quello personale (privato):  la verità è rivoluzionaria e soprattutto paga.
By the way dottor Marchionne la prossima volta prima di parlare si faccia, in incognito, una bella partita a biliardo, magari in quei vecchi bar di periferia. A Torino ce ne sono ancora. Sarà istruttivo.
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(1) così si chiamano i nativi di Chieti. http://www.ilvicarioimperiale.blogspot.it/2010/11/esclusivo-intervista-sergio-marchionne.html
(2) nelle scene finali del film Gassman è disposto a dire dove si trova un certo ponte di barche quando intempestivamente l'ufficiale austriaco dice qualcosa del tipo “gli italiani conoscono solo il fegato alla veneta”.
(3) Al dottor Marchionne si raccomanda la lettura di tutti i libri dello storico dell'economia Carlo Maria Cipolla. La grandezza di questo autore consiste nell'approccio interdisciplinare che consente la lettura in parallelo di discipline diverse. Su Carlo Maria Cipolla si veda anche http://www.ilvicarioimperiale.blogspot.it/2010/08/omaggio-carlo-maria-cipolla.html

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