Ciò che possiamo licenziare

martedì 27 dicembre 2022

Torna il nonno al servizio delle istituzioni.

Nell’intervista, rasenta tratti di surrealtà, il Draghi Mario racconta che avrebbe voluto continuare a stare al governo. Però con il M5S, che detestava. Se a questa intervista si allega quella di novembre del Renzi Matteo il quadro è diverso dalla vulgata: il M5S non ha colpe.   Il nonno ha quattro nipoti: se lo godano con tranquillità e lungo tempo.


E così, dopo un paio di mesi o poco più, torna alla ribalta l'apotropaico Draghi Mario. Questa volta per raccontare, Corriere della Sera 24 dicembre 2022, che lui al governo ci sarebbe stato fino alla fine della legislatura, ma i partiti, come sempre cattivi soggetti, glielo hanno impedito. Nel suo racconto tutto latte e miele il Draghi Mario ha dimenticato di citare il  suo discorso del 22 dicembre cui è stato assegnato l’emblematico titolo di Il nonno al servizio delle istituzioni. Tutti , anche i più tarlucchi, ma non il Draghi Mario speaker di sé stesso, hanno inteso in quel discorso non solo la disponibilità, ma addirittura il desiderio di essere il candidato unico per la carica di Presidente della Repubblica. E mancavano un bel po’ di mesi alla fine della legislatura. Quella auto candidatura non piacque ad alcuno dei partiti seduto in parlamento, neanche al Pd e a Italia Viva paladini indefessi (da leggersi tutto intero e non in due pezzi) dell’allora Presidente del Consiglio. Al dunque fu rieletto il Mattarella Sergio. Racconta nell’intervista il Draghi Mario la sua non disponibilità a governare senza il supporto del partito di maggioranza relativa, cioè il M5S. In altre parole, per dirla come va detta, è stato proprio lui, il Draghi Mario, a porre l’aut aut, a nessuno venga in mente di chiamarlo ricatto, di avere il supporto del cattivo Conte Giuseppe altrimenti si sarebbe dimesso. Oplà. Allora era lui a volersene andare. L’ha detto. In ciò sostenuto dal Renzi Matteo, lo scorso 21 novembre: c’erano le condizioni, ovvero i numeri, per un Draghi bis anche senza il M5S, ma ci si misero i geni del PD. Speravano, in questo sostenuti dal Draghi medesimo, nel progressivo indebolimento elettorale del M5S grazie alla scissione dimaiana, una vera farsa.Com’è come non è la situazione, degna della penna di Franz Kafka, si compone così: il Draghi vuole al governo i cinque stelle, ma li detesta tanto da chiedere al GrilloBeppe di far fuori il Conte Giuseppe, il Pd, anche lui detesta il partito stellato, ma non è disposto a stare al governo senza di loro. I Cinque Stelle gli garantiscono una sorta di verginità nell’alleanza con Forza Italia e Lega. Tirando quindi la riga tra il dare e l’avere ne risulta quanto segue: il Draghi voleva correre alla carica di Presidente della Repubblica, il PD voleva mantenere il M5S come foglia di fico per coprire la vergogna dell’essere paladino di un governo orientato a destra. Quindi il M5S non ha avuto colpe nella caduta del Draghi Mario. Adesso il Draghi Mario ritira fuori la storia del nonno e ci aggiorna sul numero dei nipoti: sono quattro. Aggiunge: finalmente come nonno può fare quel che vuole e soprattutto non è alla ricerca di altri incarichi siano essi nazionali o internazionali. Assomiglia molto ad una excusatio non petita. Evvabbé. Si tratterà solo di attendere, nel frattempo auguriamo ai quattro nipoti di godersi il nonno e di angariarlo così come devono fare i buoni nipoti e si divertano: gli accartoccino le orecchie, gli tirino i capelli e gli scompiglino le carte, tempus fugit. Alle prossime, certe, future rivelazioni.

Buona settimana e Buona fortuna.

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