La piccola retorica del sindaco di Bergamo.Draghi parla per sei minuti: banale compitino. Evento asettico. Nessun riferimento a responsabilità I parenti delle vittime stanno fuori. chissà che temevano a farli entrare. Fuori anche i giornalisti.
Dato che di giorni dedicati alla memoria di avvenimenti terribilmente luttuosi ce ne sono pochi da ieri, 18 marzo, ne abbiamo uno in più: quello dedicato alle vittime per Covid-19. Per inciso la dizione esatta è Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime del Covid-19. Ormai il calendario di simili giorni è pieno e tra breve si dovrà fare come per quello dei santi: stiparne più d’uno nella stessa data, così si potrà scegliere con tranquillità e indipendenza quello che si vorrà commemorare. Si è scelta la data del 18 marzo perché in quella sera del 2020 partì la colonna di camion militari che trasportavano le bare dei morti che non potevano essere cremati né in città, né in provincia e neppure nella regione. Erano troppi. Chi si aspettava retorica a go-go per il discorso di Draghi a Bergamo è andato deluso, è il segno dei tempi. Ci ha provato Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, con l’evocazione dei garibaldini, ma non se l’è filato alcuno. Tutto è stato fatto con l’asciuttezza e la asetticità di una camera operatoria. D’altra parte il Presidente del Consiglio dimostra in pubblico l’empatia di un turacciolo. Il discorso del Primo Ministro è durato all’incirca sei minuti e, come da manuale, sono stati toccati i punti base: introduzione con il richiamo all’unità, il ricordo (non completo) dei fatti, le figure simbolo, la questione AstraZeneca e, a chiusa, accenno alla voglia di risorgere. Un tranquillo compitino. Tutto come se questa tragedia fosse caduta dal cielo. Nessuna responsabilità di chicchessia. Come se quel terribile gioco a rimpiattino di apertura-chiusura-apertura non si fosse mai giocato e neppure vi fossero state pressioni per tenere la Val Seriana ben aperta, perché la produzione vien prima di tutto e deve sempre andare avanti e le consegne devono sempre essere rispettate, altrimenti chissà che penali. Come se si stesse parlando di fatti accaduti nell’altra parte del mondo e che con queste zone nulla avessero a che vedere. Magari per giocare in mare aperto dove il vento la fa da padrone e lascia poco spazio alla volontà dei minuscoli ominicchi..
Nel breve discorso ha trovato spazio anche la solita promessa, non ci può essere un discorso ufficiale senza promessa, specie se irrealizzabile. Ha detto il Presidente del Consiglio: “Siamo qui per promettere ai nostri anziani che non accadrà più che le persone fragili non vengano adeguatamente assistite e protette. Solo così rispetteremo la dignità di coloro che ci hanno lasciato”. Promessa disattesa quotidianamente nei fatti: tra quelli, anche sanitari, che non si vogliono vaccinare e gli scavallatori delle file. C’è poco da stare allegri e soprattutto sentirsi sicuri. Piccola promozione per il libro, chissà quanto utile, di Gori e tutti a casa.
Fuori dalla porta sono rimasti i parenti delle vittime che magari avrebbero avuto qualcosa da dire, ma meglio non correre rischi, e sono rimasti fuori anche i giornalisti. Con loro, oggi come oggi, di patemi d’animo se ne corrono quasi nulla visto l’ omogeneo, per non dire bulgaro, consenso di cui questo governo gode. Insomma la solita profezia del Principe di Salina.
Buona settimana e buona fortuna.
Questi momenti di memoria che sempre più stanno diventando autoreferenziali, vuoti, stucchevoli e anziché contribuire a creare un corpo unico tra tutti i cittadini, le istituzioni e i loro responsabili, tendono al distacco
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