Sono stati i primi a tagliare la testa a un re, i primi ad avere un intellettuale impegnato come Émile Zola e sono da invidiare per la loro nazionale di rugby. Oggi anche per Sarkozy e non perché abbia sposato una ex modella. I suoi avvocati vedono complotti e accanimento. Niente di nuovo.
Invidiare i francesi per gli italici non è facile. Ci guardano sempre con quell’aria di sufficienza e poi hanno una spocchia innata che a noi proprio non viene facile mandare giù. Tuttavia personalmente ho invidiato i francesi qualche volta. Più di una volta. La prima di cui ricordo fu quando lessi La Rivoluzione Francese di Mathiez Lefebvre: il primo popolo, tutto intero, che si liberò della monarchia e tagliò la testa al re. Non una congiura di palazzo e neppure l’azione di una minoranza come fece il partito bolscevico in Russia. Una seconda volta quando lessi il J’accuse di Émile Zola, mentre le volte successive hanno riguardato la nazionale di rugby: un vero spettacolo, un misto di logica cartesiana e creatività alla Magritte. Da oggi ho, abbiamo, un nuovo motivo per invidiare i francesi: Sarkozy. Non perché sia stato un gran presidente, non perché abbia sposato una ex modella, non perché abbia obbligato Woody Allen a inserirla a forza nel suo film Midnight in Paris. Ma per la condanna che il tribunale di Parigi gli ha inflitto tre anni di carcere, due con la condizionale. Per il terzo ha due possibilità o visitare La Santé, il carcere di Parigi, ma magari lo mandano in Guyana come Papillon, oppure stare agli arresti domiciliari, più comodo, ma con un bel braccialetto elettronico. In altre parole quel poco di pena che gli tocca per aver corrotto un magistrato se la farà tutta. Eccheccappero. Altro che finti servizi sociali, come andare a rompere gli zebedei a dei vecchietti annoiandoli con barzellette trite e ritrite e scollacciate oltre il più lasco senso del decoro.
Buona settimana e buona fortuna.
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