Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 3 marzo 2021

Invidiare i francesi

 Sono stati i primi a tagliare la testa a un re, i primi ad avere un intellettuale impegnato come Émile Zola e sono da invidiare per la loro nazionale di rugby. Oggi anche per Sarkozy e non perché abbia sposato una ex modella. I suoi avvocati vedono complotti e accanimento. Niente di nuovo.

 


Invidiare i francesi per gli italici non è facile. Ci guardano sempre con quell’aria di sufficienza e poi hanno una spocchia innata che a noi proprio non viene facile mandare giù. Tuttavia personalmente ho invidiato i francesi qualche volta. Più di una volta. La prima di cui ricordo fu quando lessi La Rivoluzione Francese di Mathiez Lefebvre: il primo popolo, tutto intero, che si liberò della monarchia e tagliò la testa al re. Non una congiura di palazzo e neppure l’azione di una minoranza come fece il partito bolscevico in Russia. Una seconda volta quando lessi il J’accuse di Émile Zola, mentre le volte successive hanno riguardato la nazionale di rugby: un vero spettacolo, un misto di logica cartesiana e creatività alla Magritte. Da oggi ho, abbiamo, un nuovo motivo per invidiare i francesi: Sarkozy. Non perché sia stato un gran presidente, non perché abbia sposato una ex modella, non perché abbia obbligato Woody Allen a inserirla a forza nel suo film Midnight in Paris. Ma per la condanna che il tribunale di Parigi gli ha inflitto tre anni di carcere, due con la condizionale. Per il terzo ha due possibilità o visitare La Santé, il carcere di Parigi, ma magari lo mandano in Guyana come Papillon, oppure stare agli arresti domiciliari, più comodo, ma con un bel  braccialetto elettronico. In altre parole quel poco di pena che gli tocca per aver corrotto un magistrato se la farà tutta. Eccheccappero. Altro che finti servizi sociali, come andare a rompere gli zebedei a dei vecchietti annoiandoli con barzellette trite e ritrite e scollacciate oltre il più lasco senso del decoro.

Le motivazioni con cui Sarkò è stato condannato sono semplicemente spettacolari: Sarkozy, come Capo dello Stato era “il primo garante dell’indipendenza della giustizia”, ohibò, e per questo i suoi reati sono “particolarmente gravi”, ohibò e “hanno gravemente pregiudicato la fiducia pubblica”. Ohibò. Gli avvocati di Sarkozy, come tutti gli avvocati che difendono politici corruttori e magari anche altro, hanno parlato di complotto e di accanimento, la solita paccottiglia che noi ben conosciamo, ma pare che la cosa non abbia fatto effetto sui francesi a cui magari è tornata la voglia di tagliare, questa volta metaforicamente, la testa a qualche megalomane che si sentiva un re al di sopra della legge. Sarkò ricorrerà in appello. Buona fortuna. Nel frattempo su Instagram la moglie, che faceva la spiritosa con il Covid, lo rincuora, forse non hanno tempo di vedersi in casa. Comunque questa sembra la minore delle grane: lo aspettano altri processi per spese grasse su sondaggi e per presunti fondi illeciti avuti da Gheddafi. By the way le date sono ravvicinate, il 17 marzo la prossima udienza. E in Francia non c’è legittimo impedimento e neanche una miserrima leggina ad personam. D’altra parte se tagli la testa ai re da te ci si aspetta del decoro e non dei mezzucci da rubagalline. Spocchiosi anche in questo. Però che invidia.

Buona settimana e buona fortuna.

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