Minneapolis: abbattuta la statua di Cristoforo Colombo |
A volte ritornano. E i peggiori ritornano quasi
sempre. Questa volta è il turno degli iconoclasti. Il tutto, come sempre, nasce
da una giusta situazione, in questo caso protestare contro gli assassinii
perpetrati dalle varie polizie americane contro i neri. L’assassinio di George
Floyd è stato bestiale nelle sue modalità e semplicemente stupido nelle sue
motivazioni. Denota inoltre una incredibile imperizia nella tecnica
dell’arresto: mettere due manette ad un uomo steso a terra e immobilizzato
richiede pochi secondi o al massimo pochi minuti. Se di minuti ce ne vogliono
otto e mezzo vuol dire essere degli incapaci, quindi tornare ad un corso di
addestramento, o degli assassini, come più certo. Con l’aggravante, non viene
difficile crederlo, della motivazione razziale.
Da questo fatto è nata una protesta che sta
sconvolgendo gli Stati Uniti e si sta allargando a macchia d’olio anche in
Europa: il razzismo, ovviamente, non può essere tollerato. Di qui ad abbattere
statue e imbrattare monumenti ce ne corre. Specialmente se si usa la storia come
semplice grimaldello per scassare l’esistente e non come chiave di lettura.
Abbattere la statua di Cristoforo Colombo è stato
semplicemente un’idiozia: far dipendere dal navigatore genovese tutti i
misfatti successivi alla sua scoperta, che tra l’altro fu un errore stava infatti
cercando l’India, è come ritenere Paolo di Tarso responsabile delle disasgtri
finanziarie di Marcinkus. Qualcuno dice che distruggere la statua di Cecil Rhodes
è un atto dovuto: di condanna della schiavitù perché questa statua ne è il
simbolo. Essendo Cecil Rhodes ritenuto, a ragione, il precursore della apartheid. E qui vale la pena
soffermarsi sul senso di simbolo. Il simbolo è la materializzazione di un
concetto di cui diventa il significante. Tuttavia il significato di un concetto
mai è univoco: dipende dalla storia, dalla cultura, dalla visione di chi
guarda.
chi guarda che decide cosa annettere a
quel simbolo e a renderlo vivo. In altre parole se un suprematista bianco guarda
quella statua ne vede un inno alla schiavitù se la guardo io ne vedo un
ulteriore monito a combattere una stupidità sesquipedale: la supremazia dei
bianchi nei confronti di qualsiasi tipo di persona appartenente al genere
umano. Tutto qui. Da qui in avanti gli
esempi si sprecano. Magari, proposta avanzata da non pochi storici, varrebbe la
pena che il cartiglio alla base della statua o del monumento riportasse oltre
che le date di nascita e di morte una
nota di contestualizzazione e storicizzazione. Così come è stato fatto a
Bolzano per il monumento alla Vittoria dell’architetto Marcello Piacentini.
Forse troppo semplice e chiaro per gli amanti del famolo strano.
Buona settimana e buona fortuna,
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