La mafia nunesiste dice la sentezza. Buzzi e
Carminati sono soci: uno corrompe e l’altro minaccia, ma non è metodo mafioso.
Sarà contento di saperlo il padrino don Vito Corleone che girava con Luca
Brasi: il primo corrompeva e il secondo minacciava e furono accusati di essere
mafiosi. Però loro erano siciliani mentre Buzzi è di Roma e Carminati di
Milano. Carminati santo subito.
Buzzi corrompeva Carminati minacciava: non è mafia |
Dopo la sentenza del processo di primo grado a Buzzi-Carminati-&-company s’è appreso che nella Capitale la mafia nunesiste. Emmenomale che Roma ci ha già tanti problemi. Oltre ai centurioni al Colosseo, l’immondizia che trasborda dai cassonetti, le buche, il traffico impazzito, i campi rom e, adesso pure la mancanza d’acqua ci mancava solo la mafia. Come se a un moribondo mancasse il raffreddore. Me per fortuna no, a Roma la mafia nunesiste. C’è solo corruzione. Alleluja, Alleluja.
La mafia (che
poi è anche camorra-n’drangheta-sacra corona unita), cioè il metodo mafioso,
che per essere considerato tale non necessariamente deve essere messo in
pratica da uno nato in Trinacria-Calabria-Puglia-Campania, portare coppola e
lupara, ha invaso la penisola, ma ha bypassato
Roma. È stata a Bardonecchia, primo comune del nord Italia ad essere commissariato per mafia,
in Lombardia e Veneto, in Emilia e Romagna, e poi anche nel Lazio e via via per il resto
del Paese. Ma Roma, no. Roma, no.
Questa per la
sindaca Raggi dovrebbe essere una buona notizia: sapere che il 37% dei
dirigenti del comune sono indagati per i più vari reati ma non per mafia le
farà senz’altro le piacere e soprattutto tirare un sospiro di sollievo. Almeno
su questo il senatore Stefano Esposito, che poi è di Torino, le deputate
Alessia Moran, che nasce a Saccocorvaroi e Anna Ascani, di Città di Castello, non potranno imputarle nulla. Hanno già il loro
bel da fare ad accusare la sindaca Raggi del rumore delle cicale,di giorno e dei grilli di notte, del caldo afoso
e dell’iceberg che s’è staccato dalla calotta dell’Antartide e che sta puntando
dritto-dritto su Trinità dei Monti. Un lavoro in meno.
Che Buzi e
Carminati fossero soci è appurato. Che il primo se comprasse politici e funzionari mentre il secondo ricorresse a
vie più spicce, come da intercettazioni telefoniche,«sono Carminati … se non sai
chi sono guarda su internet .., vengo e ti taglio la gola» è assodato. Epperò
la mafia-camorra-n’drangheta-sacra-corona-unita a quanto pare non fa così. Come
si usa dire ha metodi felpati: tipo via D’Amelio, si dirà. Ma quella era estrema ratio.
Certo che se l’avesse
saputo don Vito Corleone che andava a finire così avrebbe spostato subito la
sua famiglia a Roma altro che farla girare raminga tra New York e Las Vegas, Florida e
Cuba. Lui e Luca Brasi sono stati gli antesignani del metodo Buzzi-Carminati. Don
Vito corrompeva e Luca Brasi minacciava e poi magari anche sparava. E anche per
Michael Corleone la vita sarebbe stata più facile. Ma tant’è.
Certo dopo
questa sentenza sarebbe da rivedere il metodo di selezione dei magistrati dato
che sulla questione mafia-Capitale si sono clamorosamente sbagliati il Procuratore della Repubblica, il Gip che
ordinò gli arresti, il tribunale del Riesame che li ha confermati e la
Cassazione. Errare humanum est
Adesso non resta
che attendere la ciliegina sulla torna: la scarcerazione. Eh sì, perché aver incassato
20 anni di condanna, Carminati e 19, Buzzi, non vuol dire farli per davvero. Con
il ricorso in appello l’avvocata Naso, legale di Carminati, conta nella
riduzione di pena e si è sbilanciato col dire a Radio anch’io che «Carminati uscirà presto» (venerdì 21 luglio)
Anzi a sentire l’avvocato Naso quello che ha fatto il Carminati Massimo son
bagatelle rispetto a ciò che accade nel mondo e quindi perché accanirsi. In
fondo Carminati è solo uno scavezzacollo. Anzi, Carminati. Santo subito.