Se
per Cl il Pd non è più invotabile per molti del Pd non sarà più votabile. Si
arriva all’epilogo della storia del
sarchipone pensato da un visionario che
nei momenti di lucidità dice di essere apparso alla Madonna. Il nuovo che
avanzava s’è perso quando ha accettato la compagnia di ex segretari di partito,
stecchini piemontesi e panzoni romani.Per la Serracchiani questi o quelli per
lei pari sono.
Mascellone pronunciato, aria da ti-erudisco-il-pupo. Chi ricorda? |
Giorgio Vittadini,
leader storico e fondatore della Compagnia delle Opere (il braccio business di
Cl) dopo l’intervento di Matteo Renzi al Meeting di Rimini ha detto che:«il Pd
non è più invotabile.» Che è come se avesse detto che il cianuro non è più
imbevibile. Una bella sdoganata che è anche una bella stangata: in sostanza
l’epitaffio del Pd e come partito di sinistra, ancorché un po’ di centro, e
come partito in quanto tale. Ma di questo trapasso non saranno contenti né Lupi,
né Formigoni e magari neppure Giuliano Ferrara ma soprattutto non saranno
contenti quelli delle salamelle e delle (poche) case del popolo. Su
quelli delle sezioni Pd ormai non si può più far di conto vanno dove li porta
Renzi. Che non è certo dove li avrebbe
portati il cuore.
Il Pd nasce dalle idee di
un docente universitario dalle orride camicie scozzesi e dalle ancor più
terribili cravatte, visionario,il giusto, che nei momenti di lucidità sostiene
di essere apparso più volte alla Madonna. Uomo di fede incrollabile dopo aver
fatto da levatrice al sarchiapone l’ha sconfessato sostenendo che il mix non
era quello antropologicamente giusto per poi, folgorato sulla via di Firenze,
ricredersi e mettersi a bacchettare la minoranza che non dimostra la giusta fiducia
nel mandato dalla provvidenza. Quando si è visionari lo si è fino in fondo. Anche se essere visionari non vuol dire essere fresconi. Che
succederà alla prossima uscita del professore non si sa, ma è certo che, come
nelle uova di pasqua, vi saranno sorpresine per giocare.
L’idea, bislacca
quanto basta, era, si sa, di mettere insieme la tradizione comunista con quella
popolare: come dire don Sturzo con Gramsci. Il fatto si è che dopo
Gramsci ci fu Togliatti e dopo don Sturzo ci fu De Gasperi, entrambi bravini
nel loro genere di commedia ma che poco avevano a che fare con i due precedenti
anche se gli esegeti si diedero da fare per costruire l’immancabile filo rosso
che se non c’è quello il castello non sta in piedi.
Tanto per cominciare i
figliuoli di Sturzo per prima cosa cambiarono di nome e da Popolari si fecero
Democrazia Cristiana che già di suo ha un suono diverso. E nel corso degli anni
si vide che anche il senso era diverso. Molto diverso. Il Togliatti, bassotto e
tarchiatello che per contrappasso si faceva chiamare Ercole e non contento come
cognome di miti muscolosi ne volle almeno due e quindi divenne Ercoli, appena
sbarcato nel sud dello stivale disse che la rivoluzione era rimandata e per non
scontentare i creduloni aggiunse che quella era solo una delle due linee che
aveva in tasca. I soliti ignoti se la bevvero mentre i soliti noti capirono e
gli si strinsero ancor di più accanto pianificando longeve carriere. Dati i presupposti,
dall’incontro dei nipotini di questi due non ci si poteva aspettare nulla di
buono. E infatti.
In entrambi i casi si
andò di scimmiottamento, ma la stoffa quando non c’è non c’è. E così i
sacerdoti della doppia linea bombardavano i loro governi e perdevano elezioni
già vinte mentre quegli altri tignosamente contavano tessere inesistenti ed
eran sempre pronti a intonare il refrain della Aida senza muoversi di un passo.
Il gioco era a strumentalizzarsi vicendevolmente e piaceva ad ambedue le
componenti. E il risultato è stato desolante.
Con l’arrivo di Renzi
sul proscenio s’accese qualche speranza. L’idea di far piazza pulita di aparatinichi, figli d’arte, piacioni e
pasticcioni stuzzicava molti ma l’illusione subito s’è spenta quando si è visto con quale nonchalance il nuovo che avanzava
accettava la compagnia di ex segretari di partito, stecchini piemontesi, arruffapopolo
campani e panzoni romani. Tanto per dire i primi che saltano alla mente perché
la lista a stare con il vincitore è lunga, noiosa e piena di noti e miracolati.
Adesso si imbarcano altri compagni di viaggio, non che siano ignoti, anzi di
loro si sa anche troppo, e coi quali già qualche cosetta s’è combinata. Il
fatto è che fin’ora, stando su fronti opposti, s’era nella logica della
compensazione (si fa per dire) invece, a stare tutti dalla stessa parte molto
cambia. E quando molto cambia nello stesso fronte vuol dire che almeno qualcosina
si perde e sparisce.
Il necrologio, secco e
preciso, l’ha invece dettato Emilia Guarnieri che presiede l’assise: «Noi ci
siamo» ha detto e tanto basta. Ché se ci stanno loro per molti altri non c’è
più posto, perché tapparsi il naso e mandar giù alla lunga stanca. Nonostante
la Serracchiani Debora plauda all’arrivo dei potenziali nuovi entrandi, infondo
per lei per lei questi o quelli pari sono. Aiuto
http://ilvicarioimperiale.blogspot.it/2012/09/michele-salvati-e-la-scuola-delle.html
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Vedi anche:
Come è fatto un leader? Ce lo racconta Michele Salvati: http://ilvicarioimperiale.blogspot.it/2012/08/come-fatto-un-leader-ce-lo-racconta-il.html
Michele Salvati e la scuola delle salamelle:http://ilvicarioimperiale.blogspot.it/2012/09/michele-salvati-e-la-scuola-delle.html