Ciò che possiamo licenziare

lunedì 28 ottobre 2013

Basta alcolici in Parlamento.

Forse sarebbe il caso di sospendere la somministrazione di alcolici alla buvette di Montecitorio dalle dieci di sera perché molti deputati tornano a casa in auto. Ma anche per evitare abusi. Questa la proposta del deputato Sel Daniele Farina. E se la distribuzione di alcolici fosse sospesa del tutto?



Notiziona: il deputato di Sel Daniele Farina chiede che non si vendano alcolici dopo le dieci di sera nella buvette di Montecitorio (Corsera, 25 ottobre).
Forse non tutti lo sanno ma i due rami del parlamento italiano (Camera e Senato) oltre che del ristorante, del barbiere, della tabaccheria, dell'ufficio postale, della banca e di una serie di altre e peraltro doverose facilitazioni (facilities in inglese per Enrico balls of steel Letta adesso che non c'è più la Fornero) dispongono anche di un bar.

Detto così può sembrare un fatto un po' troppo nazionalpopolare e allora i rappresentanti dell'italico popolo hanno deciso di chiamare quello spazio con un termine un po' più sofisticato avendone scartati altri come “ristoro ” che suonava povero (cheap in inglese) o “spaccio” dal taglio troppo operaista (e poi negli anni si è scoperto che di questa attività qualche deputato si sarebbe avvalso ed è bene non metterne altri in tentazione). Anche “dopolavoro” è stato scartato perché suonava un po' fascio, così hanno deciso per la lingua francese e quindi il termine bar si è trasformato in buvette. La parola è leggiadra come lo sono quasi tutte le parole francesi, ha sapore esotico e non fa pensare a nulla di specifico e di concreto, come è giusto che sia in quel contesto. D'altra parte non fa presumere immediatamente neanche al tempo libero e neppure dà l'idea del luogo dove si vadano a consumare inutili chiacchiere sorseggiando magari vermut e pasticciando con olive, salatini e patatine, così come accadrebbe in un qualsiasi bar. Per l'appunto.

Per onestà storica va detto che questa idea di chiamare il bar buvette fu partorita molti e molti decenni addietro e in questa decisione i berlusconiani non hanno alcuna responsabilità. Precisazione necessaria per evitare che qualcuno tra gli amici dei due Renati, per intenderci Brunetta e Schifani, si monti la testa pensando di far parte dei monopolisti unici e riconosciuti di tutte le fesserie commesse in quelle sacre stanze. Purtroppo non è così anche se la notizia darà un duro colpo al loro narcisismo: sono solo saldi oligopolisti che poi è come dire che se la battono, ahinoi bene, fin troppo bene, anche con quelli degli altri partiti. Poiché non è come entrare in quelle sacre stanze per cominciare a sparare citrullagini. Forse è l'aria che si respira lì dentro. Ma presumibilmente l'aria da sola non basta ci vuole anche un qualche aiutino e magari la buvette in questo è di supporto.

Alla buvette infatti si servono cappuccini e brioches, maritozzi, tramezzini, caffè, alcuni corretti grappa o anice o sambuca, e può essere che qualcuno beva solo le correzioni rinunciando al caffè. Che se a questo punto si somma l'aria con gli alcolici presi in libertà, c'è l'immunità parlamentare, molte delle cose che colà sono accadute hanno il loro perché. E così si comprende perché assennati, si fa per dire, professionisti della politica e delle libere professioni amino definirsi come appartenenti alle più svariate specie animali, dai cavalli di razza ai piccioni e ai serpenti, o presentino leggi senza neppure averle lette o addirittura dichiarino coram populo di aver aiutato il loro avversario ad aumentare il suo fatturato o anche, perché non c'è limite all'assurdo, non capire che togliere ai poveri per dare ai ricchi non è una buona politica per lo sviluppo così come tenere la gente in azienda oltre una certa età non aiuta l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Bagatelle di cui non si capiva l'origine. Ora grazie a Daniele Farina si sono disvelati gli arcani e si sono comprese le origini di tante perle di saggezza che il più scardellato degli zii avrebbe gestito con la praticità del buon senso.

Daniele Farina storico portavoce del centro sociale Leoncavallo di Milano, covo di feroci antagonisti, si è ovviamente un po' ammorbidito poiché anziché chiedere la totale sospensione della somministrazione di alcolici si è limitato a sole poche ore: dalle ventidue in avanti, con ciò facendo implicitamente intendere che la buvette di Montecitorio faccia un orario da pub della movida. 
L'onorevole di Sel peraltro non ha neppure dato le giuste e vere motivazioni che forse sarebbero parse crude e allora ha deciso di virare sul politicamente corretto sostenendo che:«Molti di noi (dopo le ventidue ndr) tornano a casa in auto» lasciando cadere maliziosamente anche un  « per evitare esagerazioni da parte dei deputati.»

Peraltro i deputati potrebbero essere equiparati ai pubblici ufficiali che, notoriamente, non possono bere in servizio. Ma i deputati fanno servizio? Magari si potrebbe pure pensare di chiudere la buvette e sostituirla con quelle simpatiche macchinette che si trovano in quasi tutti gli uffici e magazzini e fabbriche che distribuiscono ampia gamma di prodotti a prezzi modici. Ci sono i boccioni d'acqua e poi i distributori di merendine e di tutte le opzioni di caffè, fino alle bibite. Rigorosamente analcoliche. Così i deputati andrebbero a casa prima, per la gioia (forse) delle mogli e delle famiglie, ne guadagnerebbero in salute e inoltre sarebbero più sobri, per davvero e non solo retoricamente e magari capirebbero pure quello che stanno facendo.





In ogni caso prosit.

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