Dal “chi sono io per giudicare”, si passa alla “frociaggine” e si arriva a calpestare lo strazio delle donne che abortiscono e si definiscono i medici sicari. Ma poi: son tutte buone le mamme del mondo?
Dal “chi sono io per
giudicare”, si passa alla “frociaggine” e si arriva a calpestare lo strazio
delle donne che abortiscono e si definiscono i medici sicari. Ma poi: son tutte
buone le mamme del mondo?
Una delle storielle che circola in Vaticano recita così: “Tre sono i misteri gloriosi della Chiesa: quanti sono gli ordini francescani, quanti soldi hanno i salesiani, e cosa pensano veramente i gesuiti”. Nel giorno della sua elezione Papa Francesco, gesuita, sembrava voler polverizzare quest’ultimo mistero e denunciarne la fallacia. Quel suo “buona sera” la diceva lunga, apparentemente, sulla trasparenza del suo pensiero. E sulla sua volontà di trasgressione. Poi il fatto che volesse saldare di tasca propria il conto di Santa Marta e il prendere i pasti con gli altri prelati e il non voler insediarsi negli appartamenti papali erano altrettante tracce del suo limpido, e in qualche modo incantato, modo di pensare e di essere. L’apoteosi si ebbe quando in aereo, a meno di un passo dal cielo vero, pronunciò la frase ritenuta topica per il suo pontificato: “Chi sono io per giudicare un gay?”. Ecco, appunto, chi sono io, che sei tu, chi siete voi, chi siamo noi tutti per giudicare? Tal quale va a parafrasare: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Era il 29 luglio 2013, dieci anni fa, o poco più. Dipoi la frase è stata reiterata anche il 6 aprile del 2019. Pure a un incallito laico cinico dadaista questi passaggi hanno fatto considerare con una certa simpatia il Papa gaucho, venuto dall’altra parte del mondo laddove è nata la teologia della liberazione, e senz’altro hanno contribuito a iniziare la demolizione del mito della doppiezza dei gesuiti. Errore. In un gesuita, come diceva la mia nonna Elisa, la doppiezza è innata anzi è connaturata. Impossibile da estirpare e soprattutto impossibile capire cosa pensi veramente un gesuita. “Quello è un gesuita” diceva nonna Elisa intendendo un uomo, sineddoche, ipocrita, dal doppio pensiero. Infatti il 27 maggio del 2024, l’altro ieri, si sente Francesco, il Papa, uscirsene con: “C’è aria di troppa frociaggine” riferito al fatto che le porte del seminario debbano essere chiuse agli aspiranti seminaristi gay. Era un contesto in qualche modo privato, ma si sa: le frasi dette in privato rispecchiano meglio di quelle dette in pubblico il vero sentire. Epperò a stretto giro sono arrivate le scuse: “Non volevo offendere nessuno o esprimere sentimenti omofobi”. Sarà. Ma intanto lo sgretolamento della doppiezza è in rallentamento. Poi si arriva a ieri: “L’aborto è un omicidio e i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari”. Ma come? Chi sei tu, Papa, per giudicare? Che ne sai tu, Papa, dello strazio provato da una donna nel momento della decisione di abortire? Che ne sai tu, Papa, delle condizioni e del contesto in cui una così terribile scelta viene compiuta. Che ne sai tu, Papa, delle motivazioni del medico? Che ne sai tu, Papa. La maternità ha da essere libera e consapevole: non tutte le mamme del mondo sono buone. Non sono poche le mamme che abortiscono i figli, sineddoche, tutti i giorni, dopo averli fatti nascere. Francesco, Papa, questa volta hai proprio esagerato, e hai deluso chi stava cambiando idea sui gesuiti. Perché non basta fondare un’organizzazione dal titolo Dicastero per lo sviluppo umano integrale, se non c’è il cuore per capire il dramma della vita. Quel che pensano veramente i gesuiti continuerà a rimanere un mistero. Neanche tanto bello.
Buona settimana e buona fortuna.
P.S. Segnalo, tra i tanti, due libri sul tema essere o non essere madri:
Interruzioni di Camilla
Ghedini e Mia madre mi ha abortita quando
avevo 56 anni, di Giorgio Mameli, entrambi per i tipi di GiraldiEditore
Quello che sa benissimo è che se non ci fossero madri indegne dei loro bambini non ci sarebbero adulti che chiedono alla chiesa di fare quello che le loro madri hanno omesso. Non ci sarebbero in una parola, preti. Tutti i preti cercano di mettere le mani sui neonati per far loro del male. Sanno che se ci riusciranno forse avranno pescato un uomo. Lo stesso succede con la circoncisione rituale praticata dagli ebrei.
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