Oggi
parliamo un po’ di calcio. Non per una particolare passione verso quello che qualcuno
ha definito come “uno sport per gentiluomini giocato da selvaggi”, ma per
l’inopinata convergenza di due fatti: ciò che ha detto il presidente del CONI e
il comunicato stampa della Curva Nord dell’Inter. Il Malagò Giovanni, felice
come una pasqua, ha dichiarato a Non è un
paese per giovani, trasmissione di Rai Radio2, che il prossimo 13 giugno al
99% ripartirà il campionato di serie A. Gioiagaudioque.
S’è dimenticato di spiegare come i ventidue Rodomonti che scenderanno in campo saranno
immuni da qualsiasi contagio e che perciò stesso non dovranno rispettare la
distanza fisica e neppure indossare la mascherina. Evvabbè, Nel paese dei
misteri ci sta pure questo. Che tutto sommato è un misterucolo. A seguire, il
Malagò ha anche detto che è un bene le Olimpiadi siano rimandate il più
possibile. Perché: «Più si va avanti e più si ha certezza che tutto sarà fatto
al meglio». Nota bene le Olimpiadi sono per la grandissima parte fatte da
discipline individuali in cui gli atleti gareggiano da soli, senza alcun contatto.
Fanno eccezioni alcune tipologie di corse e gli sport di combattimento: lotta
greco-romana, box. judo, karate ... Che nel ragionamento ci sia un baco di
logica balza agli occhi, ma tant’è. Il fatto è che si deve dar retta ai
presidenti delle squadre, quelli che, per intenderci, spendono decine,
centinaia di milioni negli acquisti ed altrettanti negli ingaggi dei loro
pupilli, ma che da due mesi piangono miseria neanche fossero parrucchieri,
estetiste o stabilimenti balneari. Piangono quasi come quelli di Confindustria.
Saranno mica gli stessi? Per caso … solo per caso.
Contemporaneamente,
guarda un po’ cos’è un cigno nero, gli ultras della Curva Nord dell’Inter, per
intenderci i tifosi che più tifosi non si può, quelli che fanno i cori, le scenografie,
che agitano bandiere e tutto il restante corollario del tifo, se ne sono usciti con un
comunicato stampa, magari un po’ lungo, ma puntuale.
Il
titolo è “No alla ripartenza del campionato, adesso chiediamo silenzio e
rispetto”.E già qui promette bene. Estrapolo alcune frasi: “E’ il momento del
lutto e del silenzio. O almeno così dovrebbe essere. Milano piange i suoi
morti.” Apppperò “Campionato sì, campionato no. Stadi pieni, stadi vuoti. Chissenefrega.
Non può essere una diatriba e nemmeno un qualcosa su cui riflettere”. Tosti. E poi “
Come si fa solo a pensare che possa ripartire il calcio quando ormai è assodato
che per lungo tempo dovremmo rispettare tutti delle regole ove il contatto
fisico non è previsto?” E per finire “Il nostro tifo, le nostre grida d’Amore
vanno a chi è in prima linea a difendere ogni singolo respiro degli ammalati.
Il calcio va messo da parte”. Chissà che avranno da rispondere i bonzi del
calcio e del CONI. Sul caso è intervenuto, come ti sbagli, anche il Renzi
Matteo, ma non vale neanche la pena di parlarne.
Per
fare la giornata meno amara ci sono state le lacrime della ministra Teresa
Bellanova. La destra le ha subito paragonate a quelle della Fornero. Errore,
come al solito. Quelle della Fornero sono state più copiose e in qualche modo
più scenografiche, ma d’altra parte la Bellanova è una ex bracciante educata
all’orgoglio proletario. E, si sa, i proletari non piangono come i piccolo
borghesi. Così come s’è favoleggiato che la Fornero piangesse per i poveri pensionati
che andava a massacrare. Nulla di più sbagliato. Così come la Bellanova non
piange per i braccinti regolarizzati a tempo. Nel senso che la regolarizzazione vale giusto il tempo dei
raccolti, per sei mesi e poi … bah! Una
cosa le due hanno però in comune: il loro è il pianto liberatorio del gregario
che finalmente sale sul podio. Della cenerentola finalmente invitata a palazzo.
Buona
settimana e buona fortuna.
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