Il cerimoniale ha voluto
essere innovativo, quasi rivoluzionario, il Presidente seduto in poltrona anziché
assiso alla scrivania. Il discorso è scivolato secondo i soliti canoni. Temi appena sfiorati «non tocca
a me» Solidarietà a go-go e l’idea che chi riveste ruolo istituzionale ha
responsabilità verso la Repubblica. Pensava a Minniti e Caldarozzi? Il tutto in
dieci minuti, altra innovazione.
Il Presidente Sergio Mattarella durante il discorso di fine anno 2017 |
Come succede da millanta anni il 31 dicembre ore 20,30 o giù
di lì. all’italica nazione viene regalato il discorso del Presidente della
Repubblica. Il fatto è a reti unificate: televisione e radio, sia di Stato sia private. In altre parole non si può sfuggire all’evento. Il 2017, per
non essere da meno degli altri anni che l’hanno preceduto, ha mantenuto la
formalità del rito pure se il cerimoniale ha voluto essere innovativo, quasi
rivoluzionario. Questa volta il presidente non era assiso alla scrivania - metamessaggio: sto lavorando anche l’ultimo giorno dell’anno e voi siete già a
tavola - ma più familiarmente accomodato in una poltrona - metamessaggio: bando
alle formalità, sono il Presidente ma facciamo finta che siamo uguali: il Nonno
della nazione.
Dopo questo primo strappo alla regola il discorso è
scivolato secondo i soliti canoni. In sintesi segue la cronaca
L’apertura è dedicata al settantesimo anniversario della
Costituzione: lo si sapeva già. È da un anno che se ne parla e c’è chi ha
l’idea di cambiarla anziché attuarla. Ma è storia vecchia.
Il secondo tema: le prossime elezioni, con l’invito ad
andare alle urne. Banale. E ovviamente nessuna considerazione sul perché si
teme che il 4 di marzo una bella fetta di elettori farà tutt’altro. Troppo
complicato ed autolesionistico.
A seguire uno spruzzo di retorica sul centenario della
vittoria nella Grande Guerra e sulle «immani sofferenze provocate dal conflitto».
Superficiale. Se ne poteva fare a meno, Anche perché non era quella l’occasione
per dire che fu, come sempre, un conflitto al quale la nazione si presentò
impreparata con truppe mal addestrate, equipaggiamenti infami, le scarpe di
cartone, e generali cialtroni e incapaci oltre il lecito. A chi ordinò le
decimazioni sono state in seguito dedicate
piazze e vie. Vergogna.
Quanto poi all’accostamento tra gli
attuali diciottenni ai “ ragazzi del ’99”: un infortunio. Salvo non si volesse
sottintendere che la nuova generazione corre il serio rischio di fare la fine
di quella di cent’anni addietro: essere carne da macello. E il trito
riferimento al futuro, come sempre, lascia il tempo che trova.
Aggiungere che il lavoro è la priorità
massima è ormai parte integrante delle giaculatorie di ogni politico. Quanto
poi al fare è tutto un altro discorso soprattutto se, per istituzionale correttezza,
ci si chiama fuori: «Non è mio compito formulare indicazioni» Anche se chi un
lavoro non ce l’ha della correttezza istituzionale non sa che farsene.
Sul finire solidarietà a gog-go, tanto
non costa nulla, ai terremotati dell’anno scorso, secondo anno senza casa e
casette e di quest’anno e agli alluvionati. Di L’Aquila non si parla più. Acqua
passata non macina più.
Come chiusura: il ringraziamento alle
Forse dell’Ordine, ai servizi di intelligence, alle Forze Armate e a tutti
quelli impegnati al lavoro durante le festività. E poi il monito: « Tutti, specialmente chi riveste un ruolo
istituzionale deve avvertire, in modo particolare, la responsabilità nei
confronti della Repubblica.» Chissà se nel pronunciare quest’ultima frase ha
pensato al ministro Minniti Marco, che ha avuto la brillante idea di nominare
vicedirettore della DIA tale Gilberto Caldarozzi, pregiudicato, 3 anni e 8
mesi, abile costruttore di prove false, che prese parte alla “macelleria
messicana” della scuola Diaz a Genova e, per soprammercato definito dalla
Cassazione “vergogna del Paese.” Ma quasi sicuramente no, non pensava a Minniti
né ad alcun altro. Era giusto per dire.
Il tutto in circa dieci minuti un’altra
bella novità: un’intramuscolo quasi indolore rispetto ai tanto ponderosi quanto
noiosi ed inefficaci saluti di Napolitano Giorgio. Alla fine si trova sempre
qualcosa di positivo in ogni situazione.
Campagna elettorale, presidente silente. A lui poi si addice
RispondiEliminaL'unica concessione coraggiosa il riferimento alla Costituzione, ma senza riconoscere che l'abbiamo salvata dai beceri..
RispondiEliminaE quasi vergognoso e poi sollecitare i 18enni al voto e forse una restituzione invii il bonus ai 18enni ????? Campagna elettorale nel piccolo ma proprio piccolo discorso del Presidente..
RispondiEliminaA me è sembrato l'elogio funebre di un triste becchino .
RispondiEliminaIl morto è l'Italia.
Max Hurr
Innovazioni formali e sussiegosa insipienza perbenista del 'Mummia'. Ridatemi i discorsi di fine d'anno del Comandante-Presidente eterno, Sandro Pertini, anche se fu fatto fuori dal PSI ormai craxiano, nel quale era da tempo emarginato, con la promozione a PdR, perché no diventasse Premier. Craxi fu preferito a Lombardi. Penso a quello che avrebbe potuto essere con Lombardi e Pertini Segretari del PSI e/o PdR o Premier... Non fu voluto dai poteri prepotenti sotterranei né dalla base socialista, ormai OGM.
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