«12
dicembre strage di stato la classe operaia non ha dimenticato.» Alla fine si
dimentica tutto: anche la strage di piazza Fontana. Se ne sono dimenticati
tutti: intellettuali, giornalisti, parlamentari, anche il Presidente della
Repubblica. Se non ci si ricorda di piazza Fontana diventa difficile uscire
dalla crisi.
Banca Nazionale dell'Agricoltura il giorno della bomba |
Alla Banca nazionale dell'Agricoltura di piazza
Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, quarantaquattro anni fa, nel pomeriggio, ci
fu un’esplosione. All’inizio si pensò che fosse una caldaia ma anche se il
rumore era lo stesso si trattava di qualcosa di eccezionalmente più grave: era
una bomba. Qualcuno aveva piazzato una bomba molto potente nella sala centrale
della banca. Morirono 17 persone e 88 furono ferite. Fu l’attentato più
sanguinoso di quel periodo superato per tributo di sangue solamente dalla
strage di Bologna che avvenne nel 1980. Cominciò con la strage di piazza
Fontana, anche se quello non fu cronologicamente il primo attentato dell’epoca quella che fu poi chiamata la strategia della
tensione.
Quel terribile giorno a Milano doveva esplodere anche una seconda bomba
in un’altra banca: nella sede della Banca Commerciale, in piazza della Scala, ma qualcosa
andò storto e non brillò. A farla esplodere ci pensarono gli apparati dello
Stato cancellando così alcune importanti prove. Anche a Roma esplosero altre
tre bombe: in via Veneto sempre di fronte ad una filiale della BNA, all’Altare della Patria e al Museo del Risorgimento. Tutti
luoghi simbolici. Si colpivano le due capitali del Paese, quella
politica e quella economica (si diceva morale anche se di moralità allora come
oggi ne girava pochina), le banche in rappresentanza del potere economico e due
dei segni della unità nazionale Gli
attentati e le uccisioni poi si susseguirono con un ritmo incalzante tra il
1968 e il 1974 si contarono ben 140 attentati.
Dopo quarantaquattro anni e innumerevoli
processi si è arrivati alla conclusione che non c'è alcun colpevole. Quella
bomba si è messa lì da sola. Forse era una giornata troppo fredda per andare in
giro a fare shopping e la Banca Nazionale dell’Agricoltura
le sarà parso un bel posto caldo dove passare il pomeriggio. Non c’è da
stupirsi può capitare.
In verità dopo poche ore dall’attentato s’era
già pescato un colpevole, anzi una intera categoria di colpevoli: gli
anarchici. Si sapeva che questi dalla metà dell’ottocento in avanti avevano
disseminato di bombe l’intera Europa colpendo monarchi e governanti di ogni
tipo. E poi gli anarchici non piacciono a nessuno, sono senza regole e per giunta non sono
rappresentati in Parlamento: i colpevoli ideali.
A Milano c’è il circolo Ponte della Ghisolfa
che ha un segretario (anche gli anarchici hanno bisogno di un po’ di
organizzazione) ed è Giuseppe Pinelli
che oltre ad essere anarchico è anche ferroviere: perfetto per l’immaginario
collettivo. Viene fermato lo stesso 12 dicembre e passa in questura tre giorni.
Poi succede che voli dalla finestra del quarto piano e si sfracelli nel
cortile. Se è caduto la colpa è solo sua: nessuno era presente in quella
stanza. Già perché in quel 15 dicembre la questura era popolata da personaggi
bizzarri che ritenevano Giuseppe Pinelli un pericoloso terrorista ma lo
lasciavano solo in una stanza, chissà poi di quale funzionario, con la finestra
aperta neanche fosse primavera. A Roma arrestarono Pietro Valpreda anche lui
anarchico del circolo 22 Marzo. Poi a
distanza di anni e un bel po’ di galera si scoprì che era innocente e che chi l’aveva
riconosciuto era stato un po’ influenzato. Sono cose che capitano.
Successe quindi che si pensò che i colpevoli
fossero estremisti di destra: fascisti per dirla come va detta. Ne furono
arrestati un po’ ma anche loro risultarono innocenti. Nessuno di questi fu
lasciato libero vicino ad una finestra, visti i precedenti, però si fecero qualche
anno di galera. Come dire mal comune mezzo gaudio.
Se si seguisse la logica si dovrebbe arrivare
ad arguire che non essendoci colpevoli la strage non è mai avvenuta. Fatto metafisico
quindi. Imperscrutabile. Infatti oggi 12 dicembre 2013 nessun giornale ne
parla. Sarà che non ci sono più le ideologie, sarà che i partiti sono diventati
liquidi, sarà quel che sarà: oggi silenzio assoluto.
Eppure fino a qualche tempo fa si gridava: «12
dicembre strage di stato la classe operaia non ha dimenticato.» E invece sì: la
classe operaia ha dimenticato. Però è scusata: adesso dicono che non ci sia
più. Sarà. Però a Taranto in quella che una volta era l’Italsider
quelli che muoiono di cancro, sono operai così come sono operai quelli morti
per la lavorazione dell’amianto a Casale Monferrato e sono in buona parte operai
anche quelli che a Torino, a Milano e nel resto dell’Italia sono disoccupati.
Chissà.
Certo non c’è più la classe operaia ma tutti
gli altri ci sono ancora e tuttavia non se ne ricordano. Non se ne ricordano gli intellettuali e neppure
i giornalisti e neanche i parlamentari e neanche il Presidente della Repubblica
e neanche quelli che dicono di voler tirare fuori il Paese dalla crisi e dalla
morsa dello spread.
Ma se non si ricordano del 12 dicembre 1969
come possono pensare di salvare questo Paese?
...se si dimentica più che altro non si va da nessuna parte
RispondiEliminail 12 dicembre 1969 mancavano due giorni al congedo e causa strage lo spostarono al 30 dicembre
RispondiEliminagrazie! Si rischia di dimenticare anche la nostra storia...
RispondiEliminanon si cerca di dimenticare per preferire lo sguardo sul futuro ma solo per nascondere.
RispondiEliminaPanta rei...!
RispondiEliminaNon ti preoccupare c'è aria strana in giro, qualcuno ha voglia di ricominciare! Le lezioni della storia non servono a nulla!
RispondiEliminacon la strage di Piazza Fontana, si entra di fatto negli anni di piombo,caratterizzati da Gladio,dalla strategia della tensione,dagli opposti estremismi.una guerra civile vera e propria che segno' in circa un ventennio la caduta di centinaia di innocenti(per la maggior parte gente comune),e migliaiia di feriti.il filo conduttore secondo me fu la strategia americana e in particolare della CIA e dei servizi,tesa a ridurre,ridimensionare,evitare l'influenza del PCI nella politica nazionale, con possibili ricadute nell'alveo d'influenza della nazioni aderenti al Patto di Varsavia
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