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venerdì 10 marzo 2023

Cutro: la Meloni Giorgia parla i giornalisti tacciono

 Ancora il solito giochino “sul non penserete che il governo ….” E poi la proposta di reato universale. Basta pensare all’Italia che va alla ricerca dei migranti nel Mediterraneo si darà la caccia ai trafficanti di essere umani su tutto il globo terracqueo. Nessuno ha riso.


Alla fine la Presidente Meloni Giorgia a Cutro ci è andata e, per essere sicura, si è portata dietro tutti i ministri e poi già che c’era ha pensato bene di organizzarci pure un consiglio dei ministri. Cui è seguita l’usuale conferenza stampa. A quel che si è visto sui social questa è stata divisa in due parti: la prima per ripetere il solito refrain sulle non responsabilità del governo e la seconda per dar conto sulle decisioni prese.  In entrambi i casi i giornalisti hanno dimostrato plasticamente come la pusillanimità sia tangibile. La Meloni Giorgia ha ripetuto il solito giochino: «non accetto l’idea che ci siamo voltati dall’altra parte.» Nessun giornalista ha osato contraddire l’affermazione, anzi quasi si sono scusati anche solo di averla pensata, pure se tutta la storia politica della Meloni Giorgia, dalla sciocchezza del blocco navale, significa l’affondamento delle barche, ai porti sicuri per le ong individuati in capo al mondo, porta a pensare esattamente questo. Ha avuto più coraggio l’Ammiraglio Vittorio Alessandro, a Piazza Pulita dove ha tranquillamente parlato di «un cambiamento di clima [con questo governo] che porta prima a pensare alle operazioni di polizia e poi al salvataggio.» Lo dice l’Ammiraglio e non lo fanno i giornalisti? Perché? Il secondo tempo della conferenza stampa è stato dedicato alla lotta agli scafisti. In verità si sono un po’ mischiati gli scafisti, che tanto assomigliano ai kapò dei lager nazisti, con i veri gestori, dell’organizzazione. Questi ultimi probabilmente vivono ben tranquilli e in bei palazzi a Berlino o Zurigo o Parigi o anche Roma: è come prendersela con la cassiera del supermercato per i prezzi troppo alti. Ma il ridicolo non è solo qui quanto nella proposta successiva: se ci scappa il morto la pena per gli scafisti potrà arrivare fino a trent’anni di reclusione. Ma non è tutto: «il reato verrà perseguito dell’Italia anche se commesso fuori dai confini nazionali. Cioè per noi chi si rende responsabile di lesioni gravi o di morte mentre organizza la tratta di esseri umani è perseguibile con un reato che noi consideriamo u-ni-ver-sa-le. Significa non colpire solamente quei trafficanti che noi troviamo sulle barche, ma anche i trafficanti che ci sono dietro. Questo cambia completamente l’approccio del governo italiano rispetto a quello che abbiamo visto negli ultimi anni. Noi siamo abituati a un’Italia che si occupa soprattutto di andare a cercare i migranti attraverso tutto il Mediterraneo, quello che vuole fare questo governo è andare a cercare gli scafisti lungo tutto il globo terraqueo.» E qui nessuno ha riso: in trent’anni non si è stati capaci di catturare uno che viveva a casa sua figurarsi fare qualcosa di più impegnativo. E poi se si traffica senza morti? Ci fosse stato il mio amico Serse avrebbe detto: chi non sa montare una canadese di solito progetta una cattedrale. E questo è il caso. Comunque i giornalisti muti come pesci. Nel mondo anglosassone si usa definire la stampa come il cane da guardia del potere. In Italia non è certo cane da guardia, tutt’al più da riporto.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

2 commenti:

  1. Non so da che commento incominciare. Mi vergogno del mio paese.

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  2. Alessandro Cabianca11 marzo 2023 alle ore 17:19

    Il problema è che mezza Italia la pensa esattamente come lei: che muoiano in mare, ma che ce ne importa? Importa che non sbarchino in Italia. Ma scappano da una guerra? E no! Devono rimanere a difendere la loro terra! Ma sono bambini! Embé! Devono crescere in fretta e non mettersi in mare, come se fosse una gita. Mi fermo qui, per non offendere i morti come ha fatto il burocratel-ministro Piantedosi.

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