Ciò che possiamo licenziare

venerdì 20 gennaio 2023

L’anno nuovo ha 19 giorni.

Ogni volta si spera nel cambiamento, ma nel Belpaese nulla cambia: peracottate, grandi risate e senza grandi disturbi qualcuno se ne va.

L’anno nuovo ha diciannove giorni e nulla di nuovo è successo: le solite peracottate, le solite risate e .. senza grandi disturbi qualcuno se ne è andato, con quel che segue. Il 2022 si è chiuso tra le risate suscitate dal migliore dei migliori: con l’aplomb dei veri cacciapalle ha dichiarato che sarebbe volentieri rimasto al suo posto, ma purtroppo i poteri deboli non hanno voluto. Sempre per le peracottate la ferma convinzione che la liberalizzazione del contante combatterà l’evasione e, come gadget, farà emergere ogni tipo di“nero”. Tra quanti hanno deciso di lasciare questo mondo anche un fine umorista definito in tutti i coccodrilli come un grande teologo e ancor di più un umile. E come umile, parola che gli piaceva tanto, ma di cui non aveva afferrato compiutamente il senso, ha espressamente richiesto un funerale solenne. Come capace di umiltà non c’era nulla da dire, ça va sans dire.  Chissà se fosse stato un egocentrico. Ed è mancata anche Elena Gianini Belotti, grande pedagogista: è stata per oltre vent’anni a dirigere la scuola Montessori e nel 1973, un’era geologica fa ha scritto Dalla parte delle bambine e ha posto un bel mattoncino per la liberazione delle donne. Una bazzecola. Qualche minuto al tg del 24 dicembre e dintorni e nient’altro. Cosa vogliono dire le differenze. Il 2023 è iniziato nello stesso modo: le solite peracottate, le solite risate e … senza grandi disturbi qualcuno se ne andrà, con quel che segue. Tra le peracottate la legge anti rave è stata limata e rilimata e non è improbabile presenti margini di incostituzionalità. Ma si vedrà. Poi c’è stato il tentativo dell’attuale governo di appropriarsi dell’arresto di Matteo Messina Denaro, dimenticando i trent’anni di latitanza, ma sono giovani e hanno poca pratica. In compenso quelli tra loro con più pratica sono inquisiti o sono dietro le sbarre e di questi nel partito della Presidente del Consiglio ce n’è un tot. Tra le risate il ruolo di king maker tocca al ministro della giustizia: aveva iniziato nell’anno precedente con la tomella delle intercettazioni che non servono, che i mafiosi non parlano dei loro fatti al telefono fino ad essere smentito, nell’anno nuovo, dal Matteo Messina Denaro in persona: di cellulari ne aveva due e grazie alle intercettazioni, dicono carabinieri e magistrati, l’hanno pescato. Un caso. I tg sul Messina Denaro ci vanno a nozze, servizi su servizi e in tutti la domanda delle cento pistole: parlerà? Fino ad adesso non ha spiccicato parola e non è probabile lo faccia nelle prossime settimane. Per adesso ci si limita a scovare covi, a ieri erano tre.  Comunque, basterà attendere e si vedrà. Tra le risate non va dimenticata la performance della Meloni Giorgia sul tema: “qui si fa l’Italia o si muore”, politicamente s’intende. Si parte con la citazione di Garibaldi e magari si arriva a “credere obbedire combattere”, “Roma doma” e “vincere”, questa come noto è una parola. Si tralascia la farsa con i gestori delle pompe di benzina per amor di patria. Oltre a tutto mancano le ultime puntate. Ha lasciato questo mondo la Signora Gina Lollobrigida, lei sì spiritosa. Diceva che la bellezza l’aveva aiutata e come ammissione non è poco. Ha fatto carriera senza sposare un produttore (alla sua epoca i produttori andavano di moda) ma semplicemente un medico. Inoltre ha saputo reinventarsi: è stata fotografa, ha ritratto Fidel Castro, è stata scultrice e si è presentata alle ultime elezioni Europee con un gruppo di sinistra, I Democratici, raccogliendo diecimila preferenze. Altro che umiltà d’accatto. Per i prossimi trecentoquarantasei giorni il programma non cambierà: peracottarate, risate e qualcuno se ne andrà. O forse no.

Buona Settimana e Buona Fortuna.

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