Settimana ricchissima di fatti ed eventi quella che si sta concludendo. E’ successo praticamente di tutto, ma ai normali cittadini non ne verrà gran che. Ad esclusione della noia montante per la ormai conclamata insipienza di una classe politica decotta.
Al
dunque questa settimana, ricca ad abundantiam di fatti ed eventi tra funerali,
decreti anti immigrazione, conti pubblici, caso Regeni, pesca miracolosa e politica, lascia un
encomiabile sensazione di vuoto che solo l’iniziativa di sei ragazzini
portoghesi avrebbe potuto colmare, ma di loro, nel belpaese, si è occupato
quasi nessuno.
I
funerali del Napolitano Giorgio sono stati funestati da un profluvio di
retorica quale non si vedeva da tempo, quelli allestiti per il pregiudicato
Berlusconi al confronto sono parsi quasi sobri. La punta massima è stata
toccata dal Letta Enrico: ha auspicato l’incontro e la riconciliazione tra i
due nientepopodimenoche nel regno dei cieli. Come se lassù non avessero altre
gatte da pelare. Tutti gli altri interventi si sono più modestamente impegnati
a santificare l’illustre estinto. Si fosse stati in chiesa e non al Senato
tutti avrebbero gridato “santo subito”. Almeno questo ci è stato risparmiato.
Praticamente in contemporanea ci ha lasciati anche il Messina Denaro Matteo. Pure su questo funerale non è mancata una spruzzatina di retorica: si è
rivendicata una nuova vittoria dello Stato sulla mafia. Secondo il giornalista
Bianconi lo Stato ha vinto perché il Messina Denaro Matteo è morto in carcere.
Con ciò dimenticando i trenta anni di latitanza, goduti alla faccia nostra, il
suo arresto non proprio cristallino, di non essersi pentito e soprattutto di
non aver detto una sola sulle sue criminali attività. Se così si vince chissà
com’è quando si perdere. Codicillo a parte: il Messina Denaro Matteo dall’alto
dei cieli se la deve proprio essere goduta la staffetta delle forze dell’ordine
per scortare la sua bara da l’Aquila fino a Castelvetrano, con costi di
immagine ed economici sempre in capo a noi. Il caso Regeni tocca un’altra tappa
importante: il processo si può fare anche se gli imputati non hanno ricevuto le
comunicazioni del tribunale e non saranno presenti. Così ha deciso la Corte
Costituzionale. Di quasi certo non sapremo la verità e quindi avanzare qualche
dubbio sul fatto pare lecito. Il governo Meloni non perde l’abitudine di
emanare ferocissimi decreti anti immigrazione: non serviranno a nulla come le
grida manzoniane. Viene quindi il dubbio che I promessi sposi sia stata una
lettura poco frequentata e quindi il senso del ridicolo la fa da padrone. Last
but not least per un paio di giorni governo ed opposizione si sono esercitati
sullo spost pubblicitario di Esselunga con protagonista la pesca miracolosa. Le
due fazioni hanno plasticamente dimostrato di non sapere di cosa stanno
parlando, ma non è questa la sola volta. Purtroppo. Scarsa attenzione ha
suscitato la prima udienza della causa legale intentata da sei ragazzi
portoghesi contro i ventisette Paesi dell’Unione e Norvegia, Regno Unito,
Svizzera, Turchia e Russia. L’accusa è
grave: non aver fatto nulla per contrastare il cambiamento climarico. Alle
roboanti parole non è seguito alcun fatto concreto e così, in Portogallo, oltre
un centinaio di persone sono morte per l’inanità dei sedicenti grandi della
terra. La sproporzione qualitativa tra quest’ultima notizia e le precedenti è
palese.
Buona
settimana e buona fortuna.