A fine giugno il Consiglio tratterà del price-cap, intuizione draghiana. Lui me parla da mesi nell’indifferenza generale, ma finalmente gli onori della cronaca. Chissà se qualcuno ha pensato agli effetti sulla concorrenza. E se Putin risponderà «niet»
E
dai e dai, dopo innumerevoli riunioni in presenza e in dad e i tanti sforzi
fatti i ventisei componenti il Consiglio
europeo si sono accorti della presenza dell’Italia e più ancora del Draghi
Mario. Lui che quando si pone un
obiettivo non c’è forza di santo capace di impedirgli di raggiungerlo. Nessun pensi
all’elezione mancata come Presidente della Repubblica, quella non conta. Correva
il rischio il Draghi Mario di fare la stessa fine anche in Europa, ma questa
volta la perseveranza, la volitività, la hybris
dell’uomo hanno sbaragliato qualsiasi resistenza. Il Mario Draghi ha l’idea giusta
per mettere in ginocchio la Russia: in verità non è nuovissima, circola da
oltre un mese o più anche se nessuno in Europa se ne è accorto fino a due
giorni fa. In apparenza, l’uovo di Colombo: i ventisette, compatti come un sol
uomo, pagheranno, questa la proposta draghiana, lo stesso prezzo per il gas
russo. Adesso ognuno ha un suo prezzo particolare: chi lo paga un po’ di più,
chi un po’ di meno. Prezzo magari ridotto, molto ridotto per impedire al Putin
di proseguire e così vincere la guerra. Quelli che la sanno lunga lo chiamano price-cap. In altre parole costituire il
cartello dei clienti di Mosca. Di solito succede il contrario: sono i fornitori
a fare, sotto banco, cartello per spremere quanto più possono ai consumatori La
genialata sta proprio qui: rovesciare il paradigma. Pensate a un imbuto lo rovesciate
e avrete una doccia.. Dunque è fatta? Non esageriamo con l’ottimismo, sapete
come vanno le cose nel Consiglio europeo: hanno appena deciso l’embargo sul
petrolio, ma solo quello consegnato via mare. Ci vorranno, salvo proroghe,
eccezioni e ammuine varie, otto mesi
perché la misura sia operativa. Campa cavallo. Per chi invece il petrolio lo
riceve via tubo, ovvero via oleodotto, cioè Ungheria e Polonia e Germania,
tanto per dire, la tagliola scatterà chissà quando. L’iter per la proposta
Draghi segue la stessa prassi. I ventisette nella riunione del 31 maggio hanno
deciso all’unanimità e plaudenti quanto segue: della proposta Draghi se ne parlerà nella prossima riunione a
fine giugno. Il conclamato successo del Draghi Mario sta tutto in quel se ne parlerà. Sul come e con quale
risultato finale, non è dato neppure fare un’ipotesi. E quando se ne parlerà ci
sarà da ridere, un uguale costo del gas porterà degli squilibri nel quadro
economico europeo: la concorrenza ne verrà toccata: qualcuno vedrà ridursi i
profitti e perderà il vantaggio competitivo del prezzo del prodotto finito. Bel
busillis per gli economisti, moderni azzeccagarbugli. Tutti i media, comunque, inneggiano alla
inebriante vittoria draghiana. Neanche fosse il mondiale di calcio. Nessuno,
meno che mai il Draghi Mario, si domanda cose succederà se la risposta del
Putin Vladimir fosse un chiaro, semplice e sintetico: «Niet».
Buona
settimana e buona fortuna
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