Sul Ruby Ter converge tanta parte dell’italico sentire: le furbizie degli avvocati di Berlusconi, la legge ad personam del legittimo impedimento, la corsa al Quirinale, la corruzione come atto di generosità, la legge Cartabbia, le capacità dei magistrati di coniugare e legalità e giustizia. E poi c’è l’onnipresente Comma 22. Alla fine tutto si tiene.
Certe volte per far il bene si fa il male e certe altre nel far il male si fa il bene. Il caso del processo definito Ruby Ter ruota, in sostanza, attorno a questo apoftegma. Il fatto formale dice invece che il processo sia iniziato per banali reati di corruzioni in atti giudiziari e di falsa testimonianza. La tesi dell’accusa è che l’imputato Berlusconi Silvio abbia pagato, e a sentire i maligni non sarebbe stata la prima volta, dei testimoni. Il processo va avanti da anni. Con la riforma Cartabbia sarebbe già finito da un pezzo. Da ridere. In verità il reato, la dazione, è in qualche modo ammesso dall’avvocato Federico Cecconi che se n’è uscito a dire:«Il rischio concreto è che, per la prima volta, si processi il reato di generosità». Che se questa teoria fosse stata ideata prima, Tangentopoli, somma infinita di reati di generosità, non ci sarebbe mai stata. Comunque per tirare alla lunga il Ruby Ter in attesa della salvifica prescrizione gli avvocati del Berlusconi Silvio si sono avvalsi dell’istituto del legittimo impedimento, il cui disegno di legge fu approvato dalla Camera il 3 febbraio 2010 e dal Senato il 10 marzo 2010, mai si vide nei due rami del Parlamento tanta efficienza. Ma tant’è. Ora l’istituto del legittimo impedimento per essere usato va motivato e così gli avvocati hanno dato fondo alla enciclopedia medica delle giovani marmotte. Nel certificato del 7 settembre si parla di problemi cardiaci, ma il certificato pare non sia firmato da un cardiologo, e di una spruzzatina di depressione. «È un quadro non soltanto importante, ma ci sono una serie di condizioni invalidanti, - ha detto l’avvocato Federico Cecconi - che rendono oggettivamente impossibile partecipare all'udienza almeno oggi, almeno ieri, almeno domani». Che per un aspirante alla Presidenza della Repubblica non è certo un buon viatico. La risposta dei magistrati è stata rapida: una bella perizia con commissione composta da medico legale, cardiologo e psichiatra. Neanche la bacchetta magica della Fata Turchina, abituata a trasformare zucche in eleganti cocchi avrebbe potuto far di meglio: il legittimo impedimento come per incanto sparisce. Il Berlusconi Silvio scrive ai magistrati per dire che rifiuta di sottoporsi «ad una ampia ed illimitata perizia psichiatrica» che considera un pregiudizio dei giudici, quando invece si tratta di una semplice visita e gli altri due medici vengono snobbati. Come dire che i problemi cardiaci e altri ammennicoli sono scavallati e non così rilevanti. Con poco sforzo di fantasia viene facile parafrasare il famoso Comma 22*: chi è sano può essere esonerato dalla perizia psichiatrica, ma chi chiede di essere esonerato dalla perizia psichiatrica non è sano. Dopo di che il Berlusconi Silvio magnanimamente aggiunge: «Si proceda, dunque, in mia assenza alla celebrazione del processo» scrive l’ imputato dando il suo placet. Come se fosse lui il padrone del processo. Che per fortuna non è. Aver sdegnosamente rifiutato la perizia non è stata una bella mossa: dice implicitamente di paura. Eh già: chissà che avrebbe scoperto lo psichiatra. A parte una personalità megalomane, che è cosa nota, ci sarebbe stato materiale da leccarsi i baffi. Forse. E così per seguire la legge (ancorché ingiusta) si faceva del male alla giustizia, mentre furbate di bassa lega hanno fatto scaturire buone risposte. In tempo di politica pasticciata una eccellente notizia. Per ora.
Buona settimana e buona fortuna.
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*Chi è pazzo può chiedere di essere esonerato dalle operazioni di volo, ma chi chiede di essere esonerato dalle missioni di volo non è pazzo.