Ciò che possiamo licenziare

venerdì 21 maggio 2021

Non vogliono che gli sia chiesto, vogliono solo che si provveda

La storia è vecchia come il mondo, ma tutti fanno finta di noj ricordarsela. Fu detta a tutta voce nel 1975 in un film: I tre giorni del Condor. Se ci si pensa solo un pochino si capiscono meglio le distanze tra libertà di salute e libertà di business.

 


Questa volta non parlerò di Draghi e dei suoi miracoli. Non mi farò tirar dentro dagli ultimi fatti: la rivoltante decisione di elargire elemosine a delinquenti comprovati, i ricoveri ospedalieri ad orologeria, i  coprifuoco, le aperture, il rischio calcolato, l’inanità di chi non sa trovare un candidato, il numero dei vaccinati, le dosi che arriveranno e che si moltiplicano con il passare delle ore e paccottiglie varie. Tutto già detto, già sentito, già sghignazzato, già ammorbato. Propongo quindi un salto della quaglia: parliamo di umanità e dunque facciamoci aiutare da un film. Giusto qualche sera fa è stato trasmesso I tre giorni del condor. Si tratta di un thriller con annessa storia d’amore, una splendida Faye Dunaway, che vede l’eroe solitario, Robert Redford, sconfiggere il Moloch di turno. Questa volta si tratta della CIA La storia è nota: una CIA deviata (sai che novità per gli italici che tra servizi segreti e massonerie deviate ne hanno da insegnare) fa assassinare i membri di un suo dipartimento perché inopinatamente si sono avvicinati troppo ad un’operazione segretissima. Solo uno si salva da quella carneficina, il Condor appunto, e sarà lui a far crollare il castello. Nel 1975 quando il film uscì, regia Sydney Pollack; fu un vero successo e il pubblico, intellettuali inclusi, si esaltò, ma per le ragioni sbagliate. Quando Robert Redford scandisce una battuta banale e oltre a tutto copiata: “c’è del marcio nella CIA”, il pubblico di allora se ne andò in deliquio e forse qualcuno anche oggi. Così si ha un altro sdilinquimento quando lo stesso dice: “È per il petrolio tutta questa sporca storia,  non è vero?” . E al povero tecnocrate della Central Agency, Cliff Robertson, non resta che scusarsi: “Sono esperimenti, quasi un gioco: quanti uomini servono, quante risorse, quanto costa far cadere un  governo”. Così sdegnosa e nobile la risposta del Condor , nostro eroe, che non merita di essere riportata. Al che il cattivo della CIA contrattacca con reazionario (?) buon senso: “Oggi è il petrolio, poi il cibo o il plutonio. Cosa credi che la gente chiederà allora?” Ma l’intemerato non demorde e sfida: “Chiediglielo!” dice indicando la folla che assiepa i marciapiedi di una New York indaffaratissima. E qui esce la battuta epocale poco ascoltata e ancor meno capita: “Non ora, ma quando fa freddo e manca il petrolio, quando hanno fame e non c’è cibo. Gente che ha sempre avuto tutto e ora non ha niente. Non vuole che glielo chiediamo, vogliono che noi provvediamo”. E su questa battuta gira il mondo, dove la verità scivola sul tavolo così, senza parere, come dire te l’abbiamo detto, ma non ci hai badato. Di Franco Battiato non ho detto nulla, se ne sono appropriati tutti, da destra a sinistra, compresi quelli che lui, pubblicamente, ha dichiarato di disprezzare sommamente, ma ancora una volta non vogliono che gli sia chiesto, ma solo che si provveda. Costi quel che costi. Whatever it takes.

Buona settimana e buona fortuna.

1 commento:

  1. Bravo! È la fine e spero lo sia per tutti perché i soldi non tengono a galla durante una temprsta.
    Nom vedo l’ora.

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