Mese
ricco di ridanciani fatterelli che sarebbero stati più divertenti e apprezzati se
capitati altrove. Comunque il buon umore nel Belpaese non manca mai. Quindi
sotto con sgravi fiscali alle web company, firma di contratti agli statali, ma
solo a quelli dei ministeri, strafalcioni illetterati della ministra dell’Istruzione
(forse assente quando si sono spiegati i superlativi. 4a elementare) per finire
con Sciaboletta, al secolo Vittorio Emanuele III.
Marianna Madia - ministra della Pubblica Amministrazione |
Oramai manca una manciata di giorni alla fine di
dicembre e altrettanti alla fine dell’anno, mentre la legislatura è, nei fatti,
finita il 23 del mese giusto in tempo per non rovinarsi le festività natalizie.
D’altra parte come dare torto ai novecento e briscola deputati e senatori? Anche
loro tengono famiglia. E qualcuno pure più di una.
Giusto sul filo di lana, viene approvata la legge
di stabilità, naturalmente con la fiducia, ça va sans dire. Come rinunciare
alle belle abitudini? E così sono tutti felici e contenti, comprese le società
del web che hanno visto ridursi al 3% (si partiva dal 6%) la loro tassazione
con l’aggiunta di un piccolo regalino extra: cominceranno a pagare del 2019.
Forse. Magari nel frattempo potrebbe cambiare qualcosa. Il che è un bel modo
per dare «una spinta alla crescita» come ha twittato il Gentiloni. Buon
democristiano non mente. Il presidente ha solo dimenticato di aggiungere che
c’è stato il solito attacco alla diligenza. E ancora una volta hanno vinto gli
attaccanti. Ha partecipato anche il Brunetta Renato procurando 265 milioni da
elargire a Venezia e comuni limitrofi per «la salvaguardia e la crescita del
territorio» Gli altri territori invece, no. Allelujia.
Come se tutto ciò non bastasse è stato anche
siglato il contratto per la PA, cioè a dire quello che riguarda i dipendenti di
ministeri, parastato e agenzie fiscali. Sarà un caso che tra tanti contratti pubblici
in attesa di rinnovo sia toccato proprio ai diretti dipendenti della Madia
firmare per primi? Anche qui, comunque sono tutti felici, i sindacati e la
ministra in persona. I dipendenti avranno un aumento medio di 85€ lordi-lordi.
Erano senza contratto da otto anni e riceveranno quale arretrato 500€ e
spiccioli. Anche questi lordi-lordi. Il che tradotto suona all’incirca 60€
lordi-lordi per ogni anno cioè a dire all’incirca meno di 5€ lordi-lordi per ogni mese.
Naturalmente nessuno ha pensato ai contributi persi negli otto anni e quindi al
taglio, implicito, alle future (e lontane) pensioni. In altre parole lo Stato
dimostra che è conveniente rimandare la firma dei contratti: ce la si cava con
due cocomeri e un peperone. Le aziende private sono avvisate. Ovviamente
mancano tutti gli altri contratti “pubblici”: sanità, regioni ed enti locali.
Ma questi sono lontani dai ministri e quindi chissà quando si firmeranno. Senza
contare che pare, pare, che per questi ultimi i soldi non ci siano. Qualcuno
potrebbe pensare che si ha a che fare con dei cialtroni ma on y soit qui mal
y pense.
Il motto è dell’ordine inglese della Giarrettiera e
ne viene fornita la traduzione: “sia svergognato colui che pensa male”, ad uso
esclusivo della ministra Fedeli Valeria. Questa, agli Stati Generali dell’Alternanza
Scuola-Lavoro, se ne è uscita con un meraviglioso “sempre più migliori”. E qualcuno
è disposto a scommettere che se si fosse visto lo speach scritto si sarebbe
colto anhe un “squola-lavoro”. D’altra parte la ministra, ha dichiarato di
dormire solo tre ore per notte: meno di Napoleone, di Mussolini e anche di Andreotti,
che però scriveva libri. Se mai diventasse prima ministra dormirebbe solo venti
minuti e, per stare al suo passo, si dovrebbe abolire la grammatica italiana. Anche qui risate a crepapelle.
Mai comunque tante come nella sceneggiata toscana
sulle banche. La ministra Boschi Maria Elena ha raccontato di essersi sempre allontanata
dal consiglio dei ministri ogni qual volta si è tratto di banche poiché si
riteneva in “conflitto di interessi”. Lo faceva anche Berlusconi, altro comico,
quando si parlava di televisioni. Poi però fuori dal consiglio dei ministri,
sollecitava incontri e cappuccini con chiunque avesse un benché minimo
interesse non con il sistema bancario nazionale ma esclusivamente con quello toscano.
I pasdaran renziani,che come tutti i pasdaran non brillano per acume, hanno
sostenuto che il secondo caso era legittimo trattandosi del territorio in cui
la ministra è stata eletta. Al confronto il reverendo Charles
Lutwidge Dodgson risulta essere un cartesiano di ferro.
Dopo la
sceneggiata non può mancare la farsa e in questo genere Vittorio Emanuele III
di Savoia meglio noto con il nome d’arte di “Sciaboletta” ha detto la sua. Una
vita all’insegna del millantato credito: era stato appellato “re-soldato” solo
per essere sempre apparso in pubblico infagottato dentro una divisa e meglio
ancora in una mantella che interamente lo ricopriva. Al confronto il burca
sembra un abito per spogliarelliste. Lo “sciaboletta” si è macchiato di molte vergognose
e ingiustificabili colpe, inutile elencarle, verso l’intera nazione italiana e già che c’era anche verso sé
stesso: era uomo senza amor proprio. Ogni volta che partecipava ad una
manifestazione ufficiale o adunata oceanica che fosse, uno stentoreo speaker
urlava, prima, «saluto a Vittorio Emanuele III re e imperatore» e poi subito
dopo «saluto al duce, fondatore dell’impero» Quando mai i libri di storia hanno
raccontato di un imperatore che s’è fatto fondare l’impero da un altro? Bisogna
nascere senza dignità per accettare una simile situazione e Vittorio Emanuele
III, modestamente, lo nacque. Da qualche giorno è tornato in Italia, allo
stesso modo in cui se ne era andato: di nascosto. Da pusillanime. E questo non
fa ridere.
Per il 2018 si
spera in qualcosa di meglio, ce lo si augura tutti gli anni, ma se gli attori
in commedia sono gli stessi non c’è da stare allegri.