Quando la celebrazione fu pensata undici anni fa la si
ritenne un atto trasgressivo. Non serve portare i ragazzi nei lager se quando
sono lì masticano gomma americana e si fanno i selfie. I giornali in prima
pagina hanno riportato la peracotta delle statue inscatolate per Ruohani. Al
presidente iraniano nessuno ha parlato di diritti umani.Gli affari si fanno con
chi si rispetta.
Show must go on. Pare che l’espressione sia stata
coniata dopo un incidente in un circo: qualcuno è volato dal trapezio o è stato mordicchiato da un leone. Poco
male, si sposta il cadavere, si butta un po’ di segatura e si ricomincia:
avanti i clown. D’altra parte il pubblico ha pagato e tra restituire il denaro
e tenerselo andando avanti è senz’altro meglio la seconda. Quindi anche per il
27 gennaio: show must go on. Certo
nessuno pensi che si vuol fermare il mondo per una bagatella come l’Olocausto,
ma magari il classico minutino di silenzio ci poteva pure stare. Magari ci
scappava una riflessioncella. E invece no. Neanche quello. E non serve
snocciolare il numero degli studenti che in gita scolastica vengono portati a
visitare i lager se, come ha detto qualcuno, mentre sono lì masticano gomma
americana e si sanno i selfie.
E dire
che il 27 gennaio appena trascorso era l’undicesima volta che il Giorno della Memoria veniva celebrato. Quando
questa ricorrenza fu ideata dall’Assemblea generale delle nazioni Unite forse si
pensò ad un violento atto trasgressivo: mettere l’umanità tutta, o almeno
quella occidentale, di fronte all’Olocausto di milioni di persone: ebrei, rom,
sinti, disabili fisici e psichici (ma quelli degli altri che i tedeschi i loro
in qualche modo li salvarono*) e poi omosessuali e prigionieri di guerra e
slavi. Non c’erano neri ma solo perché non erano a portata di mano. Però la
trasgressione per essere tale deve essere fatto eccezionale e si deve rinnovare
continuamente altrimenti diventa norma e la norma è noiosa. E non fa notizia.
Infatti ieri nei telegiornali la notizia della Giorno della Memoria era tra le
ultime, cosa vuol dire l’abitudine. Nel telegiornale di Mentana è stata addirittura
la settima e il servizio mandato in onda era quello dell’anno precedente. Poco
sforzo. Neanche il minimo della commozione. Vera o presunta. In prima serata
solo Rete4 ha mandato in onda un film su quella tragedia e tra le radio solo Rai
Radio3 con lo spettacolo “L’ultima risata”. E’ stato irritante leggere la
colonnina che nella pagina degli spettacoli ha pubblicato il Corsera: elencava
le tante trasmissione dedicate al tema, da quelle mandate in onda alle 23,50 a
quelle su emittenti di nicchia, che poi è come dire: dovevamo farlo e l’abbiamo
fatto.
Le prime pagine dei giornali erano belle zeppe della solita peracottata
nazionale, questa volta ripresa anche dalla stampa estera: prima l’inscatolamento
delle statue poco pudiche e poi, per non farsi mancare nulla il più classico
dello scaricabarili. Qualcuno ha parlato di eccesso di zelo, altri di
servilismo altri ancora di semplice e più prosaica dabbenaggine. E la terza
sembra proprio essere quella giusta. Poi per non farsi mancare nulla lo scaricabarili,
comunicato con una dichiarazione dal
ministro Franceschini alla televisione. Tombola. Il Presidente Rouhani ha commentato
dicendo che l’ospitalità degli italiani è stata eccellente. E non s’è capito se
diceva per davvero o rideva sotto i baffi. Senza contare che al Presidente iraniano
nessuno ha parlato di diritti umani, di torture, di pena di morte. Proprio
quello di cui tratta il Giorno della Memoria. Però Rouhani è venuto in Italia il
25 di gennaio, quindi fuori dal perimetro strettamente inteso delle
celebrazioni dell’Olocausto e poi, in fondo, sono fatti suoi e ognuno a casa
sua fa quel che vuole. Al governo ed agli imprenditori del Belpaese quello che
importa sono gli affari. The show must go
on. Anche se, di solito, un affare per essere tale deve essere buono per
entrambi e soprattutto ci dev’essere rispetto tra i contraenti. Che gli
iraniani ci rispettino di più dopo la loro visita è tutto da dimostrare. The show must go on, ma magari con un po’
di dignità.
------------------------------
------------------------------
*Breve storia di Aktion T$: il matto mio tu non lo tocchi http://ilvicarioimperiale.blogspot.it/2014/02/breve-storia-di-aktion-t4il-matto-mio.html
Anni fa con mia moglie andammo in pellegrinaggio ai lager insieme ad alcuni ex-deportati. Fu un'esperienza di tale intensità che l'anno successivo volemmo ripeterla. Poi profondamente e per sempre segnati pensammo che fosse giusto offrire a due studenti, mai visti nè conosciuti, lo stesso pellegrinaggio. Ti assicuro che tutti, sia all'interno dei lager dove alcuni dei nostri compagni di viaggio avevano vissuto ed erano sopravvissuti, sia durante i trasferimenti da un lager all'altro, nessuno fu mai meno che profondamente commosso e avido di ascoltare. Ci unimmo tutti anche, credenti e non, in una preghiera proposta da un sacerdote e questo 'assembramento' provocò la chiamata della polizia da parte degli abitanti delle villette ai bordi del campo, che pure per anni avevano tranquillamente sopportato la vicinanza dei reticolati e il fastidio del fumo dei crematoi. Se oggi ci sono ragazzi che si fanno i selfie ad Auschwitz, beh non è colpa loro.
RispondiEliminaGrazie, Franco
Elimina