.Adesso che il suo partito è
quarto nessuno parla più di conflitto d’interessi e neppure dello strapotere
delle televisioni. E anche sul carisma qualche dubbio emerge: te lo danno o ce
l’hai? Magari è l’ora di tornare a parlare di contenuti.
Giorni
tristi per Berlusconi Silvio i suoi due giocattoli preferiti, Forza Italia e il
Milan, veleggiano in cattive acque.Entrambi
si trovano nella media classifica e di vincere il campionato o le elezioni
neanche se ne parla. Stando ai sondaggi, il partito racimola meno della metà
dei voti del Pd, il trenta per cento in meno di quelli del Movimento 5 Stelle
ed è setto, pure se di decimali anche, anche alla Lega Nord. Cose da non
credere. Eppure lui è sempre lui, quegli che gli stanno attorno, salvo qualche transfuga,
qualche espulso e qualche altro finito dietro le sbarre o ai domiciliari, sono alla
fine sempre gli stessi. E anche le televisioni che possiede oggi sono le stesse
che possedeva nel 1994 anno della sua prima vittoria elettorale. E il suo
conflitto di interesse è ancora vivo e vegeto come al momento della sua discesa
in campo, orrida espressione da becero tifoso da bar dello sport che ha mal
digerito le radiocronache di Nicolò Carosio. Questi diceva che le squadre
entrano in campo anche perché di solito gli spogliatoi erano e sono interrati.
Quindi sotto il campo, quindi scenderci diventa difficile.
Adesso
di conflitto di interessi si parla poco o nulla, forse perché il Berlusconi
sembra non vincere più. Che poi, a ben vedere e senza essere troppo sofisticati
il Berlusconi in quanto a conflitto di interessi non è stato certo il primo
nella storia repubblicana anche se, forse ma non è detto, il più originale.
Prima di lui si sono cimentati in politica anche altri che erano industriali in
proprio o per procura. Il senatore Agnelli Umberto, degli Agnelli della Fiat
oggi FCA, ma non era membro del governo mentre invece lo è stata sua sorella Susanna
che, per più governi, ha ricoperto il ruolo di sottosegretario e infine anche
ministro agli Affari Esteri. O anche il caso dei Merloni, i Merloni di
Fabriano, che sui nobili scranni hanno portato Aristide (il padre fondatore)
Francesco (il figlio) e ora Maria Paola (la nipote), un en plein. Giusto per citare solo i primi casi che vengono in mente.
Neppure
si menziona più lo strapotere delle televisioni del biscione, che sempre quelle
sono. Quelle che a detta dei maligni, anche se con l’aiutino di Bruno Vespa,
gli hanno permesso di vincere le elezioni nel 1994 e poi nel 2004 e infine nel 2008. E nonostante loro, sempre le stesse, di
perderle per tre volte. Anzi adesso con
il digitale terrestre ed il satellite ne ha pure di più, ma nessuno ci fa caso.
Ma adesso, che nonostante le televisioni il Berlusconi perde pezzi, si può forse
cominciare a pensare che, con qualche probabilità, vinceva perché così piaceva
alla maggioranza tra i votanti degli italici. E a corollario si può aggiungere
che non basta essere maggioranza per avere ragione anzi, chiosa Hannah Arendt,
qualche volta la maggioranza ha pure torto. Che poi se ci fosse stato qualcuno
disposto ad ascoltare, un semplice studente di comunicazione d’impresa già
allora avrebbe potuto spiegare che un media è solo un media, cioè un mezzo e
quel che conta è quel che ci si mette dentro, ovvero i contenuti. Perché in
caso contrario basterebbe pomparci un po’ di denaro per ottenere risultati ma anche su questo
punto la Arendt ha opinioni diverse. Oltremodo condivisibili. Al netto delle sofisticate e acute teorie di
McLuhan.
Per
soprammercato neanche il carisma lo aiuta più. Il leader che riusciva a
folgorare e convertire chiunque gli passasse vicino con la sola imposizione
delle mani adesso non riesce a tenere a bada neppure Sandro Bondi che dei suoi
convertiti ha rappresentato il prototipo, nonché il poeta adorante, Per non dire della di lui moglie. Un disastro
su tutta la linea. Che forse può aiutare a pensare che il carisma lo si riceve
come grazioso dono dai miracolati astanti piuttosto che possederlo in proprio.
Allora
magari torna utile riprendere a discutere di contenuti ricordando che si può
ingannare uno tante volte, tanti una volta ma non tutti tutte le volte.
Non è che perchè adesso berlusconi non vince nonostante le sue televisioni , ciò significhi che per il passato non possano essere state determinanti, Solo che ormai è come quei cantanti che finiscono col suscitare emozioni solo nelle manifestazioni di vecchi italiani all'estero.
RispondiEliminaPiù delle televisioni, mezzo, valgono i contenuti e la disponibilità dell'ascoltatore (ricevente) a recepire il messaggio. Oggi come ieri. Il mezzo permette di ottenere solo l'obiettivo di notorietà.
RispondiElimina