Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 5 maggio 2010

A Vittorio Feltri la massima solidarietà (e magari anche qualcosina di più) da parte di Castruccio Castracani degli Antelminelli. A Maurizio Belpietro un pochino meno.

Caro Vittorio,
tu sai bene che di battaglie ne ho fatte tante e contro i più potenti della terra, e di crani ne ho spezzati più d’uno con la forza del mio braccio. Il nome che porto, ancorchè datomi da mio padre, me lo sono guadagnato sul campo.

Tuttavia sono sempre stato di animo dolce e gentile. Come te del resto.
Mai parola uscì dalla mia bocca o colpo fu inferto dal mio braccio con la vera volontà di offendere o di essere essere violento. Come te del resto.
Ogni mio gesto fu dettato dalle circostanze. Come i tuoi del resto.
Per questo non sento colpa alcuna. Come te del resto.
Anche se una piccola differenza in verità c’è. Ma poi ne parlerò.
Come faccio a dire che sei buono? Ma perché ti conosco.
Conosco il tuo lato migliore, quello che, per pudore e modestia, tieni nascosto: ami i cavalli.
Chi ama i cavalli non può essere cattivo, non può essere volgare, non può essere stupidamente ed ottusamente violento, non può essere sempre aggressivo, non può essere sempre maleducato, non può essere sempre irrispettoso. In sostanza non può essere sempre una carogna.
Tu sei un gentleman driver del trotto.
Per dirlo ai profani e ai barbari (e anche ai padani, amici del trota) che non conoscono questa nobile branca dell’ippica, sei quel signore che sta seduto sul sulky (il carrettino che sta dietro il cavallo. Sempre per quelli di sopra), con le gambe dritte e la frusta in mano e fa correre il cavallo al trotto, con progressione di velocità, senza farlo cadere al galoppo.


Tu hai le mani delicate, leggere, carezzevoli, tenere, morbide, gradevoli. Perché questo richiede il trotto che è delicatezza, eleganza, signorilità. Che spettacolo quando il cavallo, sotto le tue mani sapienti, sembra danzare sulla pista, con le gambe (come tu le chiami, non zampe) che si tendono e si raccolgono e si tendono di nuovo e di nuovo si raccolgono, come quelle di una ballerina.
I titoli dei tuoi editoriali parlano di avvoltoi (1) , di pirla (2), e di accontentarsi di non essere morti (3), e di schiene orizzontali (4) e di famiglie che assomigliano alle patate perché hanno la parte migliore sotto terra (questa in verità è di Montanelli, che così omaggiava i Savoia. E tu talvolta la usi e la presenti come tua. Birba!). Lo so, sono violenze che prima di tutto fai a te stesso.
Per questo approvi il tuo adorato Silvietto quando dice che in Italia “c’è troppa libertà di stampa” e tu di tuo aggiungi che sì “la libertà di stampa in effetti abbonda.” (5)


Tu vorresti che i giornali uscissero una volta ogni tre giorni e mai nelle feste comandate e nei feriali precedenti i festivi.
So perché lo vorresti.
No, non perché tu sia un liberticida (la tua vena anarchica e di bastian contrario è più che nota) e neppure perché sia un giornalista masochista. Anche se a bazzicare con quelli del partito dell’ammmore qualche tentazione potrebbe venire.
Quelli che ti attaccano per queste tue esternazioni dimostrano di non averti capito. Per nulla.


No, tu vorresti questa minor libertà per non dover più pensare, che è parola grossa, agli editoriali che sei obbligato a scrivere. Così le tue quotidiane sofferenze scemerebbero e potresti dedicarti con la signorilità che ti è propria alla strigliatura dei cavalli e al rigoverno dei box e magari alla concimazione delle gardenie, avendo materia prima a iosa e mani adatte. Ecco lì ti vedo meglio. Oppure alla preparazione di origami e magari al rito della preparazione del thè. Ma forse queste sono attività un po’ snob per te.
E invece no, negriero di te stesso eccoti chino sulla testiera a spremerti le meningi per trovare ogni giorno quei termini e quei toni di voce che ti sono così distanti e contro natura. Mi rendo conto quanto ci si debba sentire frustrati,ma d’altra parte tieni famiglia e il pane talvolta sa di sale


Dicevo della differenza che c’è tra noi: è che io lavoravo sostanzialmente in proprio e tu, ahinoi, conto terzi.
Ma tant’è.


Tuo Castruccio

PS.
E a Belpietro? Bhe a lui qualche cosina di meno. Non sono sicuro che gli piacciano i cavalli.

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________________
(1) Il Giornale, 6 Aprile 2010
(2) Il Giornale, 13 Aprile 2010
(3) Il Giornale 14 Marzo 2010
(4) Il Giornale 30 Aprile 2010
(5) Il Giornale 6 Aprile 2010

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