La sconfitta con la Svezia:perdere una partita come fosse una guerra |
Narra la vulghata che Winston Churchill abbia detto:«gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio e le partite di calcio come fossero guerre.» Ora, per età, non avendo mai avuto la ventura di vivere una guerra e tanto meno di vederla persa, mi manca e pure molto, il triste sentimento che si prova quando si perde una partita di calcio.
Ho assistito invece, ancora per età, a vittorie e sconfitte di partite di calcio per cui so benissimo cosa si può provare quando si vince o si perde una guerra. La recente sconfitta patita dalla nazionale italica ad opera della squadra di Svezia, che impedirà di partecipare ai mondiali di Russia dell’anno prossimo, da questo punto di vista è paradigmatica. Tutti i quotidiani, non solo quelli sportivi, hanno esibito titoli da tregenda. Al confronto l’incipit che Snoopy recita con la dovuta computa serietà risulta essere quasi una barzelletta berlusconiana. Le scarne parole “era una notte buia e tempestosa” paiono l’attacco di un musical degli Abba, anche loro svedesi, guarda il caso e il titolo, per ironia recita:. Mama mia.
Parole lievi quelle di Snoopy se le si
raffrontano con quelle usate a commento del triste evento: catastrofe,
apocalisse (che secondo un giornalista di la
Repubblica si tinge di azzurro), disastro che La Stampa fa diventare superlativo
con l’aggiunta di “mondiale”,. E poi: sfacelo, sciagura, tutti fuori, notte da
incubo (così ha titolato il paludato IlSole24ore) , dramma. E ancora: disperazione,
azzurro tenebra (l’istituzionale Corriere della Sera), azzurro vergogna (il misericordioso Avvenire) per non dire della
rosea Gazzetta dello Sport che lapidariamente scrive: “fine” e, per
giust’appunto, finire con Tuttosport: “tutti a casa”. Che vorrebbe essere una
sorta di mal comune mezzo gaudio, ma non è così: tutti gli altri a Mosca ci
andranno. Perché di norma se uno perde la guerra qualcun altro la vince.
Non è poi mancata
la ricerca delle responsabilità e quindi: dai addosso al povero commissario
tecnico della nazionale che ha anche la sventura di chiamarsi Ventura. E allora
sberleffi e storpiature sul suo povero cognome che a Cadorna furono
risparmiati, anzi a quest’ultimo gli sono state dedicate piazze e corsi e vie.
Ma d’altra parte quella del Cadorna aveva il sapore di una sconfitta di calcio.
E chi dei giovani l’ha mai assaporata una sconfitta di guerra negli ultimi
settanta anni?
E come ogni
sconfitta guerresca anche quella della nazionale di calcio avrà enormi
strascichi economici e sociali. Il filosofo Cacciari tenta anche di spiegarlo e
per essere piano e chiaro porta ad esempio il titolare del bar dove lui da
sempre vede tutte le partite della nazionale. Il povero barista perderà
quarantamila-euro-quarantamila per questa improvvida sconfitta con la Svezia. Magari
il fisco dovrebbe fare un giro sulla dichiarazione dei redditi di quel bar. E
questo è un danno vero all’economia italica. Senza contare i
cento-milioni-cento che pare (pare) si perderanno per mancate sponsorizzazioni
e spot tv eccetra, eccetra. Un vero dramma: mica come vedere bombardata una
città.
Senza dire degli
alti lai per le (future) perdite per il turismo, L’idea che la nazionale di
calcio fosse un motore turistico tutti gli economisti l’hanno sempre avuta in
testa e la insegnano nelle facoltà universitarie. Poi ci si chiede perché gli
economisti non ne azzecchino una: la palla è rotonda. E naturalmente ci sarà il
crollo del commercio di magliette e bandierine e cappellini, oggi si
chiama merchandising, che provocherà
perdite di punti di PIL che i nipoti dei nipoti si troveranno a dover pagare.
Causa questa sconfitta aumenterà il debito pubblico e i costi della previdenza
sociale andranno alle stelle. L’età pensionabile verrà portata alle estreme
conseguenze: vi si potrà accedere solo cinque anni dopo aver attraversato lo
Stige. E naturalmente fame, disperazione e disoccupazione e miseria. E
dell’onore nazionale sarà fatto strame.
Certo sarebbe meglio
vivere una bella sconfitta di guerra, di quelle con sangue, morti e feriti che
poi si torna a casa un po’ tristi, pensando agli errori commessi dalle due ali
dello schieramento e dal mancato sfondamento al centro, ma poi una battuta di
spirito, magari un buon piatto di spaghetti, una carezza e tutto passa. Come il
vecchio Winston diceva dove succedere dopo una partita persa a calcio. Che è un
gioco come il cricket e il tennis