Ciò che possiamo licenziare

venerdì 24 febbraio 2012

Bersani da piccolo voleva fare il taxista.


I bambini, che sono animaletti immaginifici, quando pensano a sé proiettati nel futuro si vedono in vesti eroiche e comunque sommamente appariscenti. In tutte le mie età ho visto e sentito bambini sognare di svolgere un giorno lavori mirabolanti, a parte mio fratello che voleva fare l'ingegnere e alla fine lo è diventato diventato per davvero.
Ricordo di chi voleva fare il pompiere, che è un classico, di chi voleva diventare domatore di leoni, di chi si vedeva nella divisa dei corazzieri a cavallo con il crine sull'elmo e di chi sognava di scorazare nell'auto della polizia con la sirena spiegata, o come capo stazione di comandare a colpi di fischietto enormi locomotive sbuffanti. Le bambine avevano ambizioni più modeste anche se un pochino più macabre: sognavano di diventare crocerossine e di curare uomini sempre più malconci. Chiamati non a caso pazienti.
Anche Pierluigi Bersani un giorno è stato bambino, incredibile dictu, e anche lui sognava di svolgere un lavoro eroico. Voleva fare il tassista.
L'idea gli era venuta in un giorno degli anni '60 in quel di Bettola, suo paese natale nella valle del Nure, quando giunse un'auto dalla strana forma con una livrea verde e nera e con sulla fiancata come simbolo portava una croce rossa in campo bianco. Era un taxi venuto da Milano.
Ne discese un omone grande e grosso che aveva un enorme grembiulone marrone, e un cappello simile a quello del capostazione. Il piccolo Pierluigi, già calvo, ne rimase abbagliato e a chi gli e lo chiedeva rispondeva che sarebbe diventato tassista. Voleva guidare.
Poi i casi della vita hanno deciso diversamente.
Oggi Bersani ripensa con nostalgia a quella scelta mancata.
E' stato presidente di regione, deputato nazionale ed europeo, ministro e adesso capo del maggior partito italiano. Con un po' di coraggio avrebbe potuto diventare il capo del governo ma oppose, per fortuna nostra e del paese, il gran rifiuto. Ma poiché è uomo di decisione decise di appoggiare il governo tecnico di Mario Monti pensando di poterlo influenzare dall'esterno e quindi di contare qualcosa. In realtà, come la professoressa Elsa Fornero gli ha ricordato: lui e il suo partito conta poco o quasi nulla. Mica come i tassisti. Che, quelli sì, contano per davvero.
E' per questo che Piuerluigi ripensa con dolore a quella scelta non fatta.
Lui non riesce a mettere in discussione nessuna scelta del governo figurarsi quindi opporsi all'abolizione dell'art. 18 mentre i suoi amici tassisti quando vogliono riescono a decidere del loro futuro e obbligano il governo a fare non uno ma tanti passi indietro.
Che bello se Bersani fosse diventato tassista. Lui oggi si gratificherebbe essendo tra quelli che sanno e possono condizionare il governo e noi saremmo felici con lui.
Magari ci sarebbe toccano un politico vero. Capace di decidere.

1 commento:

  1. Se gli capita di leggere questo post commenterà ricorrendo a una delle sue celebri battute: " Uè...siamo mica qui a pettinar le bambole' oppure ' siamo mica qui a fare la punta alle piramidi o a togliere le occhiaie ai 'panda'....
    Bersani è tra l'incudine e il martello su questo articolo 18 ( unica nazione ad avercelo è l'Italia detto en passant'. Il problema vero, che nessuno dice, e manco Bersani ovviamente, è che questo art.18 non aiuta quella categoria di persone di cui tutti a parole si riempiono la bocca: i giovani. Se un articolo assurdo mantiene in sella i 'privilegiati' la casta degli intoccabili ( anche quando rubano...è vero...è vero) quale spazio sul mercato del lavoro possono avere i giovani. Stasera, anche l'OCSE, ha invitato l'Italia a modificare la legsilazione sul lavoro. Ma, è normale, secondo voi,privare del futuro una larga fascia di popolazione per mantenere i privilegi di pochi lavoratori? Il PD, posso anche capirlo, tra le pressioni della CGIL e quella della sua ala sinistra, è andato in confusione e Bersani, magari, veramente comincia a pensare:ma perchè non ho fatto il tassista? Comunque, se il governo elimina questo blocco di cemento armato chiamato art. 18 e si va al voto, il PD si spacca, perchè il 50% dei deputati rappresenta la fazione montiana o, se volete, liberal. Poi i Fassina e i Damiano, i tradizionalisti, dovranno fare i conti con la lacerazione. Intanto, vogliono andare alla manifestazione della FIOM contro il governo Monti. Sinceramente, questo non è coerente. Un partito che, anche obtorto collo, appoggia il governo, non può partecipare a manifestazioni ostili all'esecutivo. Questo è un vizio vecchio della sinistra che, dopo il 1989, caduta del Muro, non è stata capace di reinventarsi, di decrittare i cambiamenti veloci della società. C'è una larga fetta di sinistri rimasta al 1948, alla falce e martello, all'Unità, giornale dei lavoratori, che fagocita contributi statali, cioè i soldi dei lavoratori...
    Bersani, allora è vero che siete dove siete per 'pettinar le bambole'....

    RispondiElimina