Domenica 6 marzo la 7 ha trasmesso l'ennesima bolsa puntata di In Onda.
Fin qui nulla di strano. Ci tocca - per chi soffre di masochismo acuto ed è anche un inguaribile ottimista - ogni fine settimana.
Gli ospiti erano Italo Bocchino e Alessandro Sallusti. e anche fin qui nulla di strano. Per entrambi la partecipazione alla trasmissione di la 7 è diventata quasi un obbligo, una sorta di secondo lavoro. E con i tempi che corrono c'è bisogno d'industriarsi per portare a casa un reddito decente. Ahinoi.
La puntata si è avviata stancamente sui soliti binari: insulti vicendevoli e stucchevoli polemiche che nulla avevano a che vedere con la politica e tanto meno con l'informazione.
Dopo un breve pistolotto propagandistico il Bocchino se ne è uscito con una retorica domanda che grosso modo suonava così: "Sallusti dicci quanto ti paga il tuo padrone."
L'italico Nosferatu, che tra l'altro aveva la barba di almeno quarantotto ore e forse più e che s'era calato a forza dentro un maglione girocollo che senz'altro aveva vissuto giorni migliori, sulle prime ha tentennato.
Infatti la prima risposta è stata sul tema pubblico-privato: "il mio stipendio lo paga un privato il tuo lo pago anch'io" (ed era chiaramente sottinteso che questo fatto non lascia il povero Sallusti del tutto indifferente e neppure soddisfatto)
Poi l'Alessandro s'è ricordato che l'Italo ha a che fare con il quotidiano ROMA che, per ironia della sorte, si stampa e distribuisce in quel di Napoli, e che i giornalisti del suddetto non ricevono lo stipendio da tempo. E quindi, novello Spartaco (che di suo non è finito bene) si è apprestato ad una battaglia che neanche Landini si sogna in difesa dei tapini del ROMA che forse non apprezzano un simile sindacalista per compagno.
La granitica scorza di Italo non ne è stata minimamente scalfita ed anzi questi ha continuato imperterrito nella reiterazione della domanda: "dicci quando ti paga il tuo padrone". O qualcosa di simile.
A quel punto l'Alessandro, cioè il Sallusti, è sbottato e con il cuore in mano ha deciso di aprirsi agli spettatori tutti ed ha confessato: "guadagno poco rispetto a quello che faccio".
Bocchino, ormai troppo infoiato dalle sue stesse domande, non ha colto né il tono né il senso dell'ammissione.
"Guadagno poco rispetto a quello che faccio." Questa semplice affermazione si presta a svariate interpretazioni:
- la prima è che il .signor B.,oltre a tutte le nefandezze di cui è notoriamente accreditato ne ha un'altra finora poco nota: il braccino corto. Cosa che sommata alle gambette già di per loro corte rappresenta un bel problema. In verità di questo difettuccio s'era un pò intuito dalla tipologia, seriale, dei regali riservati alle papi girl, cui girava Smart a km 0,o collanine che, a detta delle beneficiate, assomigliano più alle catenelle dei waterclose vecchia maniera che a girocollo di design.. D'altra parte l'uomo hai suoi annetti e i riferimenti culturali sono quelli che sono;
b) la seconda è che il povero Alessandro per tener dietro a tutte quelle che combina il fratello del suo boss (chè il Giornale è di formale proprietà di Paolo B.) è costretto a ritmi frenetici e oramai non ce la fa più e a suo dire il rapporto qualità-prezzo delle sue prestazioni non è adeguatamente riconosciuto
c) la terza, ed è la più grave, è che di norma (si veda qualsiasi manuale sulle relazioni interne aziendali) questo tipo di rivendicazioni nasce quando il cuore del dipendente non batte più all'unisono con quello del datore di lavoro. E questo è un bel guaio. per Alessandro ma anche il signor B.
Quindi diamo una mano al povero Alessandro e apriamo una colletta per rendergli meno amare le notti che passa nel suo ufficio al Giornale dormendo sullo sgangherato divano e bevendo caffè disgustosi e tisane al rosmarino.
PS A proposito della barba lunga: forse il tenero Alessandro sta prendendo coscienza di dire quel che dice in televisione e di scrivere quel che scrive su il giornale per difendere il signor B. E in effetti non potersi più guardare allo specchio la mattina non ha prezzo .