Non s’era stata ancora aperta la prima Porta Santa che già le anime belle dalla Repubblica si erano lanciate nella beatificazione di un truffatore e a poche settimane dall’inizio del Giubileo anche un supercorrotto sale agli onori degli altari laici. Mancano ancora undici mesi alla fine dell’Anno Santo e la lista degli aspiranti beati è lunga.
Dopo neanche un
mese dall’apertura delle Porte Sante ecco spuntare il primo santo. No, non
oltre Tevere dove sono persone serie e prima di mettere uno sugli altari lo
rivoltano qualche decina di volte come un calzino. Infatti in quel minuscolo
staterello (per dimensioni) a nessuno è passato neppure per l’anticamera del
cervello di beatificare, figurarsi santificare, Monsignor Marcinkus. Anzi, di
questo faccendiere americano, corrotto e corruttore, c’è da credere si stia
cancellando, con i soliti tempi biblici, anche la memoria. Tutt’altro affare al
di qua del biondo fiume dove memoria è un concetto evanescente, talvolta
effervescente, sicuramente mai conseguente. Le autorità dello Stivale, in
verità, sulla questione dell’Anno Santo si sono portate avanti e già nel 2023
hanno iniziato la beatificazione di un condannato per truffa ai danni dello
stato: niente dopodimenoché il Berlusconi Silvio. Mica bruscoli. Le condanne
avrebbero potute essere molte di più, ma il piazzista (definizione Indro
Montanelli) è riuscito a modellarsi leggi su misura, ad allungare processi
(altro che toghe rosse), e addirittura (caso Ruby docet) a scavallare il buon
senso. Oltre ad essere un piazzista era anche un guitto di second’ordine:
memorabile per i suoi cucù e per come di lui ridessero in eurovisione le
cancellerie d’Europa, per non dire del baciamano ad un dittatore sanguinario,
Gheddafi Mouamar, che lo prendeva allegramente per i fondelli coram populo. Con queste appena
accennate benemerenze il soggetto in questione è stato beatificato e santificato
a pochi mesi dalla dipartita e quindi funerali di Stato, francobollo
commemorativo e intitolazione di un aeroporto, giusto per citare gli encomi più
eclatanti. Presentarsi all’aldilà con queste premesse ha del rischioso. Ora che
il Giubileo è al suo primo complimese ecco spuntare un altro bel campione di
corruzione: l’incompianto Craxi Bettino. Detto il cinghialone (copyright Vittorio Feltri). Corruzione in billions, of corse. Anche in questo caso i paroloni si sono
sprecati: “personalità rilevante”, “interprete
autorevole della nostra politica estera” capace di “spiccata determinazione nelle battaglie politiche” infine, senza
pudore, “grande statista”. Evvabbé.
Certo nel 1990 il ministro Mattarella Sergio la pensava diversamente, tanto da
dimettersi per protesta contro la legge Mammì che consegnava gli spazzi non
occupati dalla Rai nelle mani di uno solo; giarda caso il Berlusconi Silvio.
Pare per 23 billions ad personam. L’anno
in cui si vendono le indulgenze è ancora lungo e quindi non pochi piduisti e
delinquenti vari possono tranquillamente aspirare.
Buona settimana
e buona fortuna.
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