Ciò che possiamo licenziare

mercoledì 1 aprile 2020

Il CoronaVirus e il Nulla


Interessante lezione del Professor Massimo Cacciari sulla capacità di apprendimento dell’umanità e degli italici in particolare. A vedere le espressioni degli interlocutori si è avuta la plastica prova della giustezza di quanto il filosofo ha esposto: non si impara nulla.

 
Venerdì 26 marzo durante la sua trasmissione Otto&Mezzo l’ineffabile Gruber  ha chiesto al Professor Massico Cacciari: “, lei cosa sta imparando di sé stesso in questa fase?” Si stava parlando, come ti sbagli, di Coronavirus. La risposta del filosofo è stata una sola parola, chiara, semplice, inequivocabile. Il filosofo Cacciari ha risposto: “Nulla” Poi, forse, vista la stranita espressione della conduttrice ha aggiunto: “Cosa vuoi imparare? Imparare a stare fermo un po’” chiosando successivamente:“Quante volte avremmo dovuto imparare … Basta con queste retoriche … se usciremo migliori …. Il cervello che abbiamo è quello di centomila anni fa”
Eh sì, basta con il buonismo d’accatto alla Severgnini, ospite quasi fisso, che va alla ricerca dell’empatia, che poi è come dire cercare l’araba fenice. Nel secolo scorso in poco più di vent’anni anni si è chiusa una guerra mondiale e se ne è aperta un’altra e, a seguire, nel tanto decantato settantennio senza guerre in Europa, ci si dimentica di quanto è successo nei balcani sui quali anche un nostro governo di centrosinistra ha dato una spruzzatina di bombe. Senza contare le infinite guerre così dette “locali”, dalla Corea in avanti Quindi milioni e milioni di morti uccisi dalle bombe ai sapiens hanno insegnato nulla. Lo storico Noah Harari ben descrive questa cronica incapacità di imparare nel suo saggio “Breve storia dell’umanità”, volume che, pare abbia venduto molte centinaia di migliaia di copie. Forse un milione o giù di lì. Che però sono un niente rispetto ai settemiliardi e settecento milioni di abitanti del globo. In altre parole il messaggio non passa.
E dire che la riflessione da fare è semplice e complessa allo stesso tempo: perché uno stia bene ce ne vogliono dieci, cento, mille diecimila e talvolta oltre che stiano male. Capita la formuletta risulterebbe anche facile capire la soluzione. Ma d’altra parte la cervice dei sapiens è duretta, forse oltre il lecito.
Un ultimo esempio: prendete una qualunque epistola di Paolo, magari quella ai romani che recita: “un cristiano deve essere diverso da un pagano e lo si deve notare”  e confrontatela con una qualsiasi omelia di papa Francesco: non c’è differenza. Da duemila anni si ripetono, tutte le domeniche, gli stessi concetti che però non passano. La differenza tra un cristiano ed un evasore fiscale non balza certo agli occhi.
E dunque? E dunque nulla: passerà anche questa nuttata e si ricomincerà: dopo i fasti dell’impero il medio evo e poi il rinascimento. Forse noi stiamo entrando nel medio evo 2.0, ma ai nostri nipoti toccherà il rinascimento 2.0 . E cosa si sarà capito? Nulla.
Buona settimana e buona fortuna.

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