Ciò che possiamo licenziare

lunedì 26 febbraio 2018

Legge Fornero e imbrogli di Stato.

Il lavoro precario non è una novità dei giorni nostri,  esiste in Italia dagli anni ’70. La protagonista di questa storia (purtroppo) vera ha perso sette anni di contributi non versati da un Comune dell’hinterland milanese. Dovrà lavorare sette anni di più per raggiungere il diritto alla pensione. Per la Fornero un caso comprensibile e rispettabile, ma non considerato.

Elsa Fornero - professoressa choosy
Si dice che il tempo lenisca tutti gli affanni e poco alla volta ci si abitui a tutto. Elsa Fornero ne è un tangibile esempio. Dopo lo scioglimento dell’esecutivo Monti di cui faceva parte è sparita sia dai mezzi di informazione più frivoli – dove discettava di abiti firmati mentre la sua legge metteva sul lastrico migliaia di famiglie – sia da quelli ritenuti autorevoli. Da qualche mese invece diverse trasmissioni televisive e radio hanno ripreso ad intervistarla sia sulla sua legge sia su futuri scenari economici. Elsa Fornero risponde ad ogni domanda compitamente scandendo ogni singola parola e con la pedanteria che gli italici hanno imparato a conoscere – ahiloro – ripete la giaculatoria di sempre. La legge andava fatta perché: lo chiedeva l’Europa, perché i mercati, perché il deficit, perché la spesa pubblica e via giaculatorando. Naturalmente omette di dire l’unica cosa vera e sensata: lei, e l’intero governo Monti, è andata a prendere i denari non dov’erano ma dov’era più facile arraffarli. Non mettendo nella vicenda alcuno sforzo di ragionamento, inventiva e, meno che mai, di creatività.

Durante le trasmissioni la Fornero ascolta con visibile pazienza gli interventi degli ascoltatori che presentano casi drammatici e di evidente ingiustizia. A questi risponde con arrogante sufficienza qualcosa del tipo:«tutti i singoli casi sono comprensibili e rispettabili, ma bisogna tener conto del dato generale.» Dimenticando che, come diceva il principe De Curtis:«è la somma che fa il totale.» Fosse andata più spesso al cinema avrebbe causato meno danni.
Quello che segue è uno dei tanti casi personali, «comprensibili e rispettabili», sui quali la Fornero, che è un tantinello choosy,  è passata sopra come un carro armato tanto lei dalla legge che porta il suo nome non è minimamente toccata. Quando l’ha scoperto ha senz’altro tirato un sospiro di sollievo.
 
La storia che segue è vera come la sua protagonista. Tutto cominciò nel 1978 quando la signora Diotima (nome di fantasia che tanto piaceva a Robert Musil)  aveva 21 anni. Dopo aver ottenuto un diploma parauniversitario, che oggi equivale ad una laurea triennale, ed aver spedito molte lettere, viene assunta da un Comune dell’hinterland milanese. Assunzione precaria. Già perché anche allora esisteva il precariato.  La signora Diotima è costretta ad aprire la partita IVA che dopo qualche tempo le verrà fatta chiudere per essere assunta con un altro contratto, bizzarro il giusto, per poi planare su un contratto a progetto. In tutti i contratti firmati si dice che “ è stato deliberato l’incarico d’opera professionale” e che “i limiti temporali del rapporto, dato il carattere precario dell’incarico, non comportante  subordinazione gerarchica da parte della S.V. e che quindi non instaura un rapporto di dipendenza con questo Ente”. Inutile dire che la signora Diotima firmava atti ufficiali che obbligavano “questo Ente” ad erogare prestazioni e servizi. Un non-sense, per non dire buffonata,  che neanche nelle comiche di Stanlio ed Olio. 

Comunque com’e come non è questa storia va avanti per ben sette anni, con rinnovi annuali, quando finalmente il Comune decide di indire un concorso. Diotima partecipa e lo vince, d’altra parte aveva maturato una bella esperienza settennale. Alleluja. A quel punto Diotima chiede di poter riscattare i sette anni pregressi e di versare all’Inps i contributi dovuti. Per intenderci quelli che avrebbe dovuto versare l’ente pubblico. Naturalmente, come nei migliori melodrammi l’ente pubblico risponde indignato che la cosa non si può fare. E così sette anni di lavoro e di mancati contributi passano in cavalleria, ovvero sono buttati. Non ci sono mai stati. E l’Inps ha perso sette anni di contributi. 

Quello svolto dalla signora Diotima in quel Comune non era un lavoro da scrivania, troppo facile, ma di territorio. Si doveva confrontare quotidianamente con situazioni socialmente complesse, spesso con famiglie emarginate e maggiormente bisognose di aiuto nelle  zone degradate del territorio. Uno di quei bei lavori che mettono l’operatore a contatto con le miserie della vita, anche le più turpi, che caricano di angoscia e richiedono grande forza d’animo per non lasciarsi scoraggiare ed abbattere. Lo si può definire un lavoro usurante non tanto nel fisico quanto nella mente. Ma far capire questo sottile passaggio ad una professoressa di economia politica choosy il giusto e  con un diploma di ragioneria è un’impresa disperata. E non lo stanno considerando neanche oggi quei simpatici parlamentari e sindacalisti che stanno stendendo la lista dei lavori usuranti.
Si arriva ai giorni nostri e la signora Diotima constata che per l’Inps lei ha lavorato solo 35 anni e non 42 come in effetti è successo e che per raggiungere la pensione – che un parlamentare raccoglie a 60 anni e dopo solo 5 anni di versamenti - dovrà lavorare ancora un bel po’ di annetti. Risultato finale la signora Diotima lavorerà fino a sessantasette anni, come prescrive la legge, figurando di averne lavorati solo per 42 quando in realtà saranno  stati invece 49. Questa è una delle somme che compongono il totale della legge Fornero. Naturalmente sul versante Inps si tace. 

Ultima chicca: essendo la Signora Diotima una dipendente pubblica quando finalmente, dopo 49 anni di lavoro, andrà in pensione dovrà attendere altri due anni per ricevere la liquidazione o tfr. E neanche tutta intera. Non come un qualsiasi deputato che, se non rieletto o non ripresentato, riceve in tempo pressoché reale, una bella liquidazione: pari all’80% dell’indennità parlamentare per ogni anno passato in parlamento. Evviva.

4 commenti:

  1. Antonio Travaglini2 marzo 2018 alle ore 17:03

    Ma proviamo a rimettere le cose un po' in ordine : fine 2011, arriva il governo tecnico ( governo Monti ) perché il governo di centrodestra, in piena confusione , aveva portato il nostro paese sull'orlo del precipizio e continuo a pensare che il.centrosinistra non fosse pronta per le elezioni ( e forse in quelle condizioni non se le augurava) , in conclusione c'era una vera impotenza della politica e Napolitano non poteva che fare quello che fece, venne il governo Monti e prese delle misure pesanti , ma quelle misure ( tipo riforma Fornero) furono votate praticamente da tutti i partiti , tra l'altro la Fornero ha sempre riconosciuta che la sua riforma andrebbe migliorata, ora questo continuo tirare sempre in ballo la Fornero e personalizzare un grosso tema politico ritengo che abbia poco a fare con una discussione politica

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  2. Claudio Serafinelli2 marzo 2018 alle ore 18:52

    Caro Antonio, in quel contesto politico , tutti i partiti sono stati dei vigliacchi politici, se quelle misure fossero state prese da uomini politici o da un governo politico , forse oggi non avrebbero fatto piu' politica attiva , perche la gente non li avrebbe piu' votati, allora qui subentra napolitano , il quale individua i cosidetti tecnici, che non sono altro dei killer politici al soldo delle lobby, delle multinazionali, e di tutto quello sporco mondo della finanza , fanno il lavoro sporco , perche' tanto lui sa' , napolitano, che poi non si sarebbero piu' candidati , la fornero con molto cinismo e poco rispetto per i suoi concittadini, a firmato una legge disumana, per poi fare le lacrime di coccodrillo in tv, se veramente gli fosse stato a cuore il paese avrebbe detto no, non la firmo , ma' si sa' la differenza tra cittadini sovrani e sudditi non tutti la percipiscono, IL GRANDE PRESIDENTE PERTINI, A DETTO NO A TANTE LEGGI NON FIRMANDOLE, ma' questa e' un 'altra storia , scusa ma' se vai a vedere gli altri paesi europei, vedrai che noi e altri pochihanno un'eta' pensionabile cosi alta , percio'credo che monti , napolitano , la fornero e chi ha votato la legge , abbiano moralmente una grossa responsabilta' , mi dispiace ma' poteva dire no !!1

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    1. Antonio Travaglini2 marzo 2018 alle ore 18:56

      Ma in quel periodo ( autunno 2011) c'era, come ho già detto, il centro-destra ormai in piena confusione e senza più maggioranza e la situazione era gravissima e Napolitano con la sua iniziativa ci salvò dal baratro , purtroppo è andato così , è un dato di fatto

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    2. Claudio Serafinelli2 marzo 2018 alle ore 18:58

      Antonio Travaglini scuami ma' mi permetto un dubbio , a me non mi spaventa quello che i mass media ci dicono, mi spaventa quello che non ci dicono, percio' che la situazione fosse gravissima lo hanno loro, non e' che qualcuno a mentito sapendo di mentire , e non certo per salvare il popolo italiano , ma altre forme di interesse che avevano investito, leggi banche e roaccia varia , sul sistema italia ???

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