Ciò che possiamo licenziare

domenica 12 marzo 2017

La politica italiana ha bisogno di dadaismo.

L’attuale quadro politico è monotono al punto da essere quasi catatonico. Si è alle repliche. Tutte le parti in commedia sono scritte e gli attori le interpretano con la pedanteria dei dilettanti.Renzi 2 ripete il Renzi 1, Pisapia copia Prodi, D’Alema-Rossi-Speranza (Bersani) fanno l’imitazione di Bertinotti. Berlusconi è il piazzista di sempre, la sociale Meloni fa la sinistra e Salvini ricalca l'antico Bossi.  Il M5S è troppo impegnato in spifferi e correnti. E la politica?


La prima repubblica aveva tanti difetti, ma un pregio: aveva brio. Dopo ogni elezione la suspance era assicurata: si passavano settimane per mettere d’accordo i partiti che avrebbero formato il governo, le formule erano quasi infinite: monocolore, tri-quadri-penta partito, goversno di centro-sinistra ma anche di centro-destra, governo balneare, governo di minoranza con l’appoggio esterno, arco sostituzionale e chi più ne aveva più ne poteva mettere. Chi aveva capacità d’invenzione poteva metterla in pratica. Anzi ne era sollecitato. I ministeri si contavano come le monarchie e, tutto sommato, il debito pubblico non era neanche granché. E poi c’era anche una buona dose di pubblico manicheismo: i buoni da una parte i cattivi dall’altra, anche se poi su appalti, dividendi e robette varie si trovava un’unità che quelli del Regno Unito se la sognavano.

Adesso invece tutti monocordi che si ripetono sempre uguali. Una noia mortale. Tra venerdì, sabato e domenica ogni schieramento s’è messo in moto, ma nonostante il gran girare non è uscito nulla di rilevante quanto al nuovo poi, lo zero assoluto. Renzi nella versione di ex presidente del consiglio e di ex segretario di partito ha ricicciato la solita solfa sul futuro e sul cambiamento. Non ha parlato della sua avversione a inciuci e caminetti solo perché dietro le quinte il buon Luca Lotti si dava da fare per armonizzare le tante anime della maggioranza. Cioè inciuci e caminetti. Qualcuno lo si conquista al proprio campo con una posizione da  presidente di qualcosa, partito o commissione o dipartimento, qualcun altro come vice, altri ancora promettendo il cambio della posizione in parlamento: prima c’era il marito poi toccherà alla moglie o viceversa. E poi ci sono le posizioni nelle aziende di Stato. Roba che nella prima repubblica erano maestri di creatività e non aspiranti stregoni.
Pisapia avendo un passato modesto il giusto  deve rifari ad altri. Ed ecco che rimette in scena il Prodi delle passate stagioni. Ne sta assumendo anche il tono di voce e la stessa strategia. Poi non avendo a portata di mano un Bertinotti, lui sì pirotecnico, ripiega sul trio d’Alema-Rossi-Speranza (Bersani). Contando nel miracolo dell’irish coffee, che con tre mezzi, whiskey-caffè-panna, si possa fare un intero.  

I tre e un pezzo di cui sopra hanno potuto diventare di sinistra solo grazie al Renzi Matteo – unico suo risultato pratico -  che fino a prima del fiorentino erano sempre stati a destra di qualcosa, addirittura del ma-anche Veltroni. Il che è tutto dire. Adesso hanno riscoperto bandiere rosse e pugni chiusi che gli vengono pure male sia per la poca abitudine sia per l’artite galoppante.
A destra lo scenario è quello di sempre: Berlusconi fa come sempre il piazzista promettendo la famosa e fumosa rivoluzione liberale che, ammesso e non concesso vinca le elezioni prossime non riuscirà a portare a termine per manifesta incapacità. Però sa già a chi dare la colpa. La Meloni Giorgia continua nel sogno della destra sociale e ci mette della buona volontà per occupare spazi a sinistra e qualche volta la si potrebbe pure confondere con una di Sinistra Italiana. E il Salvini Matteo ripete su scala nazionale quello che regionalmente andava blaterando il Bossi Umberto.  Insomma noia estrema.

Il M5S non avendo antiche radici si adatta al panorama. Tromboneggia sui dettagli anziché studiare per evitare gli errori altrui e soprattutto propri per costruirsi il futuro. Sembra siano incanalati verso la formazione di correnti e spifferi vari e tutto sommato non paiono in grado di aggregare persone di pensiero e di esperienza.

Di Andrea Orlando e Michele Emiliano non si dice. Si sono svegliati adesso più per contrattare che per opporsi, come avrebbero dovuto fare al momento giusto, ma erano assopiti.

Ci fosse all’orizzonte un Tristan Tzara, ideatore del dadaismo, ci sarebbe la speranza di un disegno. Ma così non è, semplice lotta per poltrone come ha scritto Frabrizio Barca. E la politica?

4 commenti:

  1. "Governo balneare" e "Convergenze parallele"mi mancano tanto.

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  2. Più di dadaissmo ha bisogno di comunismo...se pensiamo che lo stesso Togliatti l'aveva già tradito fin dall'inizio accettando la logica dei Patti Lateranensi ...di vero Comunismo neanche l'ombra....non ne ha mai avuto sarebbe proprio una bella novità ...una rottura assoluta con il monotonismo seppur variegato del Capitalismo Imperante che ormai fa venir la nausea. Namaste����

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  3. Il movimento5stelle sta preparando il programma di governo con gli iscritti a Rousseau e sta proponendo leggi sulla pensione e privilegi, sulla corruzione, sul conflitto di interessi, sui costi della politica, e comunque tutto in vista e in chiaro nei loro siti.
    Gli altri partiti stanno solo temporeggiando per rubare quanti più soldi pubblici e insabbiare più inchieste possibili oltre che a copiare male le iniziative del M5S.

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  4. e se il vero dadaista fosse Crozza,? ( vidi na Crozza sopra nu cannolo )

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