Ciò che possiamo licenziare

venerdì 26 agosto 2016

Al terremoto mancava il fine umorismo di Sallusti. E le banalità degli altri .

Sallusti vuole che si ripeta il miracolo del duo Berlusconi-Bertolaso andato in scena a L’Aquila. Renzi: magari anche no. La solita solidarietà pelosa di politici che invadono twitter. I casi Lupi Serracchiani. Ferruccio De Bortoli gioca con le parole. E fa male.

Di Alessandro Sallusti tutto si può dire meno che non sia un fine umorista. Lo ha dimostrato molte volte nel suo disperato immolandosi in difesa del fratello del suo editore. L’ha fatto una volta di più (di immolarsi e di manifestare il suo sense of humor) scrivendo l’editoriale dal titolo «Forza Italiani Forza Renzi» apparso oggi, 25 agosto, sul quotidiano che meritatamente dirige. Solo a un fine umorista poteva venire in mente di raccomandare all’attuale Presidente del Consiglio di ispirarsi per la gestione del dopo terremoto di Amatrice a quanto fece il duo Berlusconi-Bertolaso sette anni fa a L’Aquila. 

Il simpatico direttore de il Giornale non si trattiene dal definire quell’operato come «il miracolo del duo Berlusconi-Bertolaso». E infatti è stato più che miracoloso andare a far passerella per ben 31 volte in quella martoriata città in meno di due anni di presidenza del consiglio, che neanche Naomi Campbell durante la settimana della moda. Per gli amanti della statistica significa quasi più di una volta al mese tenuto conto che negli ultimi del 2011 il Berlusconi Silvio aveva ben altre gatte da pelare. E altrettanto miracoloso è stato che nessuno si sia sfracellato al suolo stando sui balconcini delle case prefabbricate piazzate nelle sedicenti newtown. Così come ha anche del miracoloso che i denari immediatamente inviati da Obama, Merkel e dagli altri cinque capi di Stato presenti a quel G8 non siano stati adoperati per procedere hic et nunc alle opere cui erano stati destinati. E come non bastasse nella speciale classifica dei miracoli del duo B&B (che non sta per Bed&Breakfast anche se qualche attinenza con la prima delle due “b” senz’altro c’è) è il fatto che lo stato del centro storico de L’Aquila nel novembre del 2011, alla fine della trista avventura del Berlusconi Silvio a palazzo Ghigi fosse più o meno quello della mattina del 6 aprile 2009. Che poi nei cinque anni a seguire poco o nulla sia cambiato non è un buon motivo per giustificare il pregresso. Per chi infine avesse perso il senso della memoria, e senz’altro il Sallusti Alessandro è tra questi, può far un tuffo in quei giorni rivedendo il documentario di Sabina Guzzanti dal titolo Draquila. Comunque il Renzi Matteo ha già declinato l’invito sallustiano rispondendo in tempo quasi reale: «Non faremo quello che ha fatto Berlusconi.» Ottimo, finalmente. Sempre che poi non si arrivi a fare peggio che come noto al peggio non c’è limite.

Qualche dubbietto comunque il Renzi Matteo lo lascia dicendo «non lasceremo solo nessuno.» Che in potenza è una bella frase che però è già stata raccontata e in atto ha quagliato pochino.
Ma il simpatico Sallusti non è l’unico ad utilizzare strumentalmente il drammatico evento, ci si mettono anche i twittatori compulsivi quelli che non possono passare giorno senza che un loro cinquettio, quando non sono molti di più, invada noiosamente e melensamente twitter. L’importante è esserci al di là del senso e, talvolta, della decenza. In casi di calamità la solidarietà, quella virtuale s'intende va a fiumi, per quel che costa. E allora perché non aggiungerci anche un bell’abbraccio? Lo fanno, quasi con le stesse parole, sia Maurizio Lupi che Debora Serracchiani entrambi «si stringono alle famiglie delle vittime.» Frase che a ben guardarla, magari con un po’ di logica, non si capisce cosa voglia significare anche considerando il fatto che gli estensori della medesima se ne stanno ben distanti e magari anche comodi. Insomma il solito esercizio di retorica che nulla sposta sul lato pratico, specialmente se personale. Altro sarebbe se alle parole seguissero fatti come ad esempio impegnare l’orologio di famiglia o magari rinunciare ad una mensilità, soprattutto da parte di chi ne ha più d’una, e devolverne il ricavato a uno dei tanti fondi per la ricostruzione. Magari anche senza tanta pubblicità come fanno tutti quelli che silenziosamente mettono mano al borsellino. Detto così, senza malizia o retro pensieri.

Poi c’è anche chi si balocca con le parole e ne mette in fila un tot, calmierato solo dai 140 caratteri. Ferruccio De Bortoli scrive:«#terremoto il dolore per chi non c’è più, l’aiuto a chi soffre e ha perso tutto, il grazie ai tanti che si prodigano con tutte le loro forze»  Vien da rispondere: il dolore è cosa seria e va rispettato evitando di infilarsi abusivamente in quello di chi lo patisce, l’aiuto o è concreto o non è e quindi mano al portafoglio personale, magari aderendo all’insegnamento «non sappia la mano destra quello che fa la sinistra». La frasetta sul grazie riecheggia il solito “armiamoci e partite”. Magari un poco di silenziosa (e concreta) dignità aiuterebbe.

1 commento:

  1. Impeccabile. L’ho riletto e mi è piaciuto ancora di più.
    Concentrato dinhomour e saggezza. E proposte concreti$$$ime.
    L’avessi scritto io, per una volta tanto sarei stato (non mi capita mai)
    orgoglioso di firmarlo.

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